sabato 31 ottobre 2009

FIRB - Futuro in Ricerca: conclusa la petizione


Conclusa la raccolta di firme promossa dall'Associazione Precari della Ricerca Italiani (APRI) per protestare contro i ritardi sulla valutazione dei progetti nel bando FIRB "Futuro in Ricerca".
Le oltre 1000 firme, raccolte in poco più di una settimana, sono state spedite oggi dal Presidente dell'APRI al Ministro Gelmini e al Direttore Agostini.
Il documento definitivo, con tutte le firme, è visualizzabile qui.

venerdì 30 ottobre 2009

Riforma Università: il testo del DDL


Nella lotta tra Stasi, KGB e Securitade, alla fine l'hanno spuntata gli agenti della ex-DDR.
Ringraziamo della efficienza e leggiamoci insieme il testo (pare, definitivo ... sarà la volta buona?) del DDL e della relazione illustrativa.

giovedì 29 ottobre 2009

FIRB NEWS

Gelosi dell'attività dei loro ex-colleghi della STASI, anche ex-agenti della Darzhavna Sigurnost (servizio segreto bulgaro) si stanno occupando della situazione del mondo universitario italiano.

La notizia, confermata, è che sono sotto revisione da parte di ricercatori italiani alcuni progetti FIRB giovani, con la tassativa deadline del 20 Novembre. Qualcosa si muove, allora, al MIUR? Sapremo a breve.



mercoledì 28 ottobre 2009

Lo sblocco dei fondi Mussi 2009


Presentato oggi un emendamento in Finanziaria per lo sblocco della terza tranche dei fondi del relcutamento straordinario 2009:
2.381
POSSA, ASCIUTTI, PITTONI, VALDITARA
All'articolo 2, dopo il comma 18 è inserito il seguente:
«18-bis. Per l'anno 2009 non si applicano le disposizioni di cui all'articolo 1, comma 648, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, e, al fine di garantire l'assunzione di ricercatori nelle università, le risorse di cui all'articolo 1, comma 650, della medesima legge, limitatamente allo stanziamento previsto per l'anno 2009 e al netto delle risorse già utilizzate negli anni 2007 e 2008, sono utilizzate per il reclutamento di ricercatori delle università ai sensi dell'articolo 1, comma 7, della legge 4 novembre 2005, n. 230 e dell'art. 1, commi 5, 6, 6-bis e 7, del decreto-legge 10 novembre 2008, n. 180, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 gennaio 2009, n. 1».
L'emendamento vincola i fondi al reclutamento di ricercatori a tempo indeterminato con le procedure da svolgersi con le "nuove regole" della legge 1/2009.
Tuttavia ci sono alcune cose che non vanno:
a) non è indicata una data perentoria entro cui i posti devono essere banditi;
b) non vengono impiegati tutti gli 80ml di euro per il reclutamento di ricercatori, ma solo 40ml (la parte restante serve a pagare il secondo e terzo anno di stipendio degli assunti con la seconda e terza tranche...)

Riforma dell'Università: il testo discusso nel Consiglio dei Ministri

Al link seguente potete trovare il testo del DDL di riforma dell'università discusso dal Consiglio dei Ministri del 28/10/2009.

martedì 27 ottobre 2009

Un esempio virtuoso: il Poliba elimina i limiti di pubblicazione


Accolte le richieste dell'APRI
Con grande piacere annunciamo che il Politecnico di Bari ha deciso di eliminare qualsiasi limite di pubblicazione nei concorsi per ricercatore banditi nel mese di Settembre (in tutti i concorsi della Facoltà di Architettura ).
La decisione è stata presa nella riunione del Senato Accademico del 19 Ottobre, di cui da oggi sono disponibili i verbali in rete, ed è stata rilanciata da un articolo di oggi su La Gazzetta del Mezzogiorno.
Ringraziamo il neo-rettore Prof. Costantino, il quale, con grande correttezza e serietà, da subito aveva riconosciuto la fondatezza delle richieste dell'APRI, accogliendole in pieno e sanando immediatamente una "anomalia" ereditata dalla precedente gestione del Poliba.
Ora il Politecnico di Bari si pone come esempio virtuoso per tutta l'Italia. Speriamo che questo sia di buon auspicio in un momento in cui l'immagine del sistema universitario italiano è ai minimi storici presso l'opinione pubblica, e che quindi anche gli altri rettori possano prendere esempio dal Prof. Costantino.

sabato 24 ottobre 2009

Italia: Repubblica gerontocratica fondata sul lavoro precario


L'Italia è destinata a diventare un enorme parco per la terza età?
I segnali sembrano chiari: abbiamo una delle classi politiche più anziane d'Europa, tutte le posizioni di potere sono occupate da anziani. Nella nuova finanziaria si prevede di alzare l'età pensionabile dei magistrati da 75 a 78 anni.
Naturalmente il mondo universitario non sta a guardare: a dicembre 2006 l'età media dei ricercatori era di 44.9 anni, quella dei Professori Associati 52.1 e quella dei Professori Ordinari 58.7. Per evitare di rovinare questo primato, si sono tenuti bloccati per quasi un anno i concorsi da ricercatore e a tutt'oggi, a 10 mesi dall'indizione dell'unico bando per giovani ricercatori, “Futuro in Ricerca”, ancora non sappiamo a che stato di avanzamento sia la valutazione dei progetti (è in corso una petizione per protestare contro questi ritardi).
Così mentre orde di famelici vecchietti si godono il Bel Paese, i giovani sono costretti ad emigrare per cercare lavoro, specialmente nel mondo accademico. Problema che affligge in particolar modo la ricerca, dove i coraggiosi che provano a far carriera in Italia sono ridotti a macchiette di anziani baroni.
Come sempre, il MIUR sembra animato dalle migliori intenzioni. Il Ministro Gelmini ha più volte espresso la volontà di cambiare questo stato di cose, «cercando di svecchiare, favorendo il ricambio generazionale e l’ingresso di nuovi ricercatori, in modo che non siano costretti ad andare all’estero per poter lavorare» (4 Aprile 2009). Consapevole del fatto che nel nostro Paese «c'è bisogno di un ricambio generazionale» dichiara «stiamo definendo una riforma del sistema universitario che va in questa direzione» (24 Giugno 2009) e «stiamo puntando ad una riforma dell’università» che «punterà sul ricambio generazionale, sull’apertura ai giovani, sull’efficienza, sulla meritocrazia e su un utilizzo oculato delle risorse» (29 Settembre 2009).
E' passato più di un anno da quando il ministro si è insediato. Bisogna darle atto di un certa coerenza di idee, ma all'atto pratico questa riforma non c'è. Neve o nebbia permettendo, la riforma è stata presentata, quantomeno nel “pre-Consiglo dei Ministri”. Dalla bozza ufficiosa, che circola in rete ormai da alcuni giorni, è difficile dare un giudizio completo, perché tante, troppe cose sono demandate a decreti accessori da emanare successivamente. Ma una cosa la si può dichiarare senza ombra di dubbio: il ricambio generazionale non è previsto. Al di là delle buone intenzioni mostrate a parole non sono arrivati azioni.
I docenti universitari potranno continuare ad andare in pensione a 72 anni e in alcuni casi anche a 75, vista la recente sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato parzialmente illegittimo il provvedimento dell'ex-Ministro Mussi che aboliva progressivamente il “fuori ruolo”.
Ci voleva e ci vuole più coraggio per trasformare le parole in fatti. Sì, perché in alcune precedenti bozze era stata prevista (adesso sparita) una norma che permetteva alle università di pre-pensionare i professori universitari a 65 anni. Norma già piuttosto "generosa" visto che permetteva e non obbligava le università a pre-pensionare … e ci riesce difficile immaginare che chi nell'università attualmente detiene il potere lo avrebbe usato contro se stesso.
Anche in questo il nostro Paese rimane fuori dall'Europa, dove i professori universitari vanno in pensione normalmente a 65 anni. E anche stavolta della promessa di ricambio generazionale, apertura ai giovani e svecchiamento dell'università rimane poco o nulla.
Rinnoviamo la nostra richiesta di allineare l'università italiana al resto del mondo civile e portare l'età della pensione dei professori universitari a 65 anni. Non si tratta di uno scontro generazionale. Si tratta invece di una svolta, di un cambiamento di strada, che svecchi e rilanci la nostra università, liberandola da migliaia di ultra 65-enni spesso entrati per ope-legis e da anni inattivi dalla ricerca. Si tratta di dare respiro al nostro sistema universitario e puntare sui giovani, dando loro la possibilità di competere in modo equo e meritocratico, come avviene nel resto del mondo, per poi non poterci lamentare ciclicamente dei cervelli in fuga.
Questo doveva essere il momento di dimostrare che l'Italia è anche un paese per giovani. Il momento di essere coraggiosi fino in fondo. Lo chiediamo anche e soprattutto a quei 72 parlamentari che sono professori universitari e quelli che sono ministri. Volete cambiare le cose? oppure vi annoverate tra i “baroni” che il Governo, a parole, dice di voler combattere, e volete mantenere la gerontocrazia attuale?

venerdì 23 ottobre 2009

ECCO IL DDL


Direttamente dalla Stasi, trovate a questo link l'ultima bozza del DDL di Riforma dell'Università.

giovedì 22 ottobre 2009

Flash: Domani verrà presentato il DDL di riforma dell'università

Dal sito del Governo:
Il Consiglio dei Ministri è convocato venerdì 23 ottobre 2009, alle ore 12.00 a Palazzo Chigi per l’esame di numerosi provvedimenti. In particolare, all'ordine del giorno è previsto l'esame di un disegno di legge di riforma dell'università, ben sette decreti legislativi di attuazione di altrettante direttive europee e un decreto legislativo in materia di mediazione delle controversie civili e commerciali in attuazione dell’articolo 60 della legge n. 69 del 2009.

23-10-2009, ore 12.00: Il CdM e' rimandato a data da destinarsi. Buon week end.

mercoledì 21 ottobre 2009

FIRB - Futuro in Ricerca: inondiamoli di firme!


L'APRI, Associazione dei Precari della Ricerca Italiani, ha lanciato ieri una raccolta di firme per protestare contro gli enormi ritardi delle procedure di valutazione nel bando FIRB - Futuro in Ricerca.
La petizione si pone l'obiettivo di denunciare quanto sta accadendo, sollecitare il Ministero a completare al più presto la valutazione dei progetti di ricerca e al tempo stesso stimolare un dibattito tra i giovani ricercatori, specie precari.
Firmate e fate firmare. Inondiamoli di firme!

sabato 17 ottobre 2009

La confusione sul rinnovo degli Assegni di Ricerca


Da qualche mese le università stanno negando il rinnovo o la stipula di assegni di ricerca in quanto il sistema del Cineca ne rifiuta la registrazione. La ragione risiederebbe in una interpretazione molto restrittiva del seguente passaggio della legge istitutiva degli assegni di ricerca: “Gli assegni hanno durata non superiore a quattro anni e possono essere rinnovati nel limite massimo di otto anni con lo stesso soggetto, ovvero di quattro anni se il titolare ha usufruito della borsa per il dottorato di ricerca”.
Il Miur con nota prot. 1858 del 10/09/2003 (6 anni fa!) aveva espresso il parere che “la durata massima di quattro anni (rinnovo per un massimo di quattro anni) per coloro che hanno usufruito della borsa di dottorato non si riferisce esclusivamente all’ipotesi di rinnovo dello stesso contratto bensì si estende anche al caso di assegni conferiti a seguito di concorsi diversi”.
Per questo motivo, il Direttore Amministrativo dell'Università "La Sapienza" di Roma ha diramato la seguente circolare con una interpretazione molto retrittiva tanto della legge quanto della nota del Miur.
Ma come stanno esattamente le cose?
Questa è la legge istitutiva degli assegni di ricerca (art. 51 legge 449/1997):
Le università, gli osservatori astronomici, astrofisici e vesuviano, gli enti pubblici e le istituzioni di ricerca di cui all'articolo 8 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 30 dicembre 1993, n. 593, e successive modificazioni e integrazioni, l'ENEA e l'ASI, nell'ambito delle disponibilità di bilancio, assicurando, con proprie disposizioni, idonee procedure di valutazione comparativa e la pubblicità degli atti, possono conferire assegni per la collaborazione ad attività di ricerca. Possono essere titolari degli assegni dottori di ricerca o laureati in possesso di curriculum scientifico professionale idoneo per lo svolgimento di attività di ricerca con esclusione del personale di ruolo presso i soggetti di cui al primo periodo del presente comma. Gli assegni hanno durata non superiore a quattro anni e possono essere rinnovati nel limite massimo di otto anni con lo stesso soggetto, ovvero di quattro anni se il titolare ha usufruito della borsa per il dottorato di ricerca.
E' importante sottolineare che per "soggetto" si intende non già l'assegnista di ricerca, ma l'università o ente erogatore dell'assegno. Quindi, confortati del parere dell'Ufficio legale dell'Apri :-) la corretta interpretazione della legge, corredata dalla nota del Miur, è che un assegnista di ricerca non può superare il tetto degli 8 anni (4 se è dottore di ricerca) complessivamente (=anche con concorsi diversi) con la stessa università. Cioè è possibile svolgere 4 anni di assegno nell'Università A, altri 4 anni nell'Università B, altri 4 nell'Università C, ...
Tuttavia alcune università stanno perseverando nell'interpretazione più restrittiva possibile della legge, secondo cui nel limite dei 4 anni vanno contemplati anche gli anni di assegno svolti presso un'altra università o un altro ente di ricerca. 
Una norma che ponga un limite agli anni di precariato può andare nella direzione giusta, MA solo se si muove in un contesto di una figura unica del post-doc e di un reclutamento costante nel tempo di nuovi ricercatori.

sabato 10 ottobre 2009

Fondi Mussi 2009: quando saranno sbloccati?


L'On. Ghizzoni (PD): non serve sbloccarli, vanno solo distribuiti alle università.

Contriariamente a quanto avvenuto nel 2007 e nel 2008, quando due decreti-legge, rispettivamente nei mesi di Settembre e di Giugno sbloccarono i fondi del reclutamento straordinario per quegli anni, a tutt'oggi i fondi del reclutamento straordinario 2009 non sono stati ancora sbloccati.
I tempi sono molto stretti ed il rischio che i fondi vadano persi è concreto. Infatti oltre al provvedimento di legge che "sblocchi" tali fondi dal famoso 'Regolamento Mussi', il MIUR deve emanare un Decreto Ministeriale entro il 31/12/2009 per distribuire tali fondi alle università.
Ma in una recente interrogazione parlamentare, l'On. Ghizzoni (PD) sostiene che non è necessario sbloccare i fondi del reclutamento straordinario 2009 in quanto "sembrerebbe essersi realizzata la condizione di cui all'articolo 1, comma 647, della legge finanziaria per il 2007". Di conseguenza, secondo l'On. Ghizzoni, il MIUR dovrebbe semplicemente distribuire i fondi alle università.
Al di là delle questioni interpretative suggerite dall'interpellanza dell'On. Ghizzoni, resta un problema di fondo: senza un provvedimento del MIUR che fissi una data perentoria entro cui i posti del reclutamento straordinario 2008 e 2009 debbano essere banditi, assisteremo sempre al medesimo spettacolo ... le università si terranno questi fondi in un cassetto.
Questo è quello che sta avvenendo con il reclutamento straordinario 2008. I posti sono stati distribuiti 11 mesi fa, ma ne sono stati banditi soltanto il 15% e molte università fanno sapere che non hanno alcuna intenzione di bandirli per il momento.
Ricordiamo che una data perentoria (il 30 Giugno 2008) era stata invece prevista per il reclutamento straordinario 2007 ed ha infatti funzionato molto efficacemente.
Altra questione cruciale: degli 80ml di euro del reclutamento straordinario 2009, quanti verranno destinati per il reclutamento di nuovi posti? L'allora Ministro Mussi aveva preventivato 40ml di euro, che equivalgono a 2100 nuovi concorsi. Ma nel mutato scenario attuale, con le università che preferiscono bandire concorsi a tempo determinato per eludere le nuove regole, apparre quantomai opportuno destinare la maggior parte di questi 80ml di euro al reclutamento di nuovi posti. Infatti in questo modo, poichè tali concorsi vanno cofinanziati, si riuscirebbe indirettamente a vincolare le università a bandire concorsi a tempo indeterminato e quindi a non eludere le nuove regole.

giovedì 8 ottobre 2009

Personale dell'università: piramidi o cilindri?


Al Ministro dell'Istruzione, Università e Ricerca, On. Mariastella Gelmini
Al Tavolo tecnico sulla preparazione del DDL di riforma di governance e reclutamento nelle università
Oggetto: Personale delle università: piramidi o cilindri? Proposta per il DDL di riforma di reclutamento e governance
Gent.mo Sig. Ministro,
come evidenziato da un articolo pubblicato su "Il Sole 24 Ore" il 5 Ottobre, le università italiane sono sempre state molto avare nei confronti dei giovani ricercatori ed hanno sistematicamente destinato la maggior parte delle loro risorse per avanzamenti di carriera anzichè per il reclutamento dei ricercatori.
L'ultima mozione della CRUI del 24 Settembre ci induce a pensare che questa atavica abitudine proseguirà anche per il futuro. Infatti si legge nella suddetta mozione, "la CRUI condivide l'esigenza di collegare le dotazioni di personale docente di ciascuna università a percentuali vincolanti, sul cui raggiungimento impegnarsi in sede di programmazione triennale, quali la presenza di almeno il 40% di ricercatori e una maggiore numerosità dei professori di II fascia rispetto a quelli di I fascia". E ancora "la CRUI ritiene che l'adozione immediata di un siffatto criterio, accompagnata dall'indicazione ragionevole dei tempi per applicarlo, consenta di superare l'attuale obbligo, che presenta non pochi, seri inconvenienti, di vincolare rigidamente le destinazioni nel limite del 50% delle cessazioni dal servizio, indipendentemente dalle condizioni effettive dell'organico e senza tenere conto della consistenza reale del turn over, molto diversificata da ateneo ad ateneo".
Sostanzialmente la CRUI sta chiedendo al Ministero di fare un deciso passo indietro rispetto a quanto previsto dalla legge 1/2009 riguardo l'utilizzo delle risorse rinvenienti dal turn-over, norma peraltro applicata finora solo sulla carta dato lo scarsissimo numero di concorsi banditi. A tal proposito preoccupano molto anche le ultime bozze del DDL di riforma di governance e reclutamento dell'università, nella parte in cui si prevede per l'appunto che il 40% del personale docente debba essere costituito da ricercatori a tempo indeterminato e determinato, mentre la restante quota debba essere suddiviso tra professori associati e ordinari, con una prevalenza numerica per i primi.
Ora è bene ricordare che, come emerge dai dati dell'Ufficio Statistico del MIUR, già oggi i soli ricercatori a tempo indeterminato costutiscono il 40,8% di tutto il personale docente (mentre gli associati il 29,1% e gli ordinari il 30,1%). Pertanto se accoglierete la proposta della CRUI l'immediata conseguenza sarà il blocco per diversi anni delle assunzioni di ricercatori, con grave danno per i nostri giovani cervelli e per tutto il sistema universitario italiano. Se il DDL contemplerà una tale norma non farete altro che concedere alle università il vostro lascia-passare per continuare a perpretare la scellerata politica delle promozioni di carriera a scapito del reclutamento dei giovani ricercatori. Altro che ricambio generazionale!
Pertanto alla luce di queste considerazioni Le chiediamo di riconsiderare la questione e di innalzare significativamente la quota dei ricercatori fino al 60% del personale docente, con conseguente dimunuzione della quota dei professori ordinari, creando in questo modo una "vera" piramide e favorendo sul serio il ricambio generazionale.
Cordiali saluti,
La Presidenza dell'Associazione Precari della Ricerca Italiani

Circolare del Ministero sulle anomalie dei bandi per ricercatori


Una prima vittoria dell'APRI
Segnaliamo la circolare ministeriale inviata il 6 Ottobre dal Miur a tutte le università italiane, e riprese da un articolo di Gianni Trovati su Il Sole 24 Ore di oggi.
Si tratta di una prima vittoria dell'Apri (Associazione dei Precari della Ricerca Italiani), che da mesi aveva chiesto al Ministero di fare un po' di chiarezza.

I punti affrontati sono:
1. Difformità nei bandi di concorso rispetto a quanto previsto dalla "nuove regole". Spesso sono ancora presenti prove scritte ed orali, e soprattutto in molti bandi è previsto che la discussione e illustrazione dei titoli sia oggetto di valutazione separata. Tutti questi bandi sono a rischio annullamento.
2. Limiti di pubblicazioni. Il Ministro dovrebbe fare il mea culpa per essersi "dimenticata" di eliminare la norma che permette alle Facoltà di porre limitazioni massime al numero di pubblicazioni da presentare (come del resto aveva inutilmente chiesto l'APRI durante l'iter di conversione in legge del decreto-legge 180). Il Miur ha in qualche modo riparato presentando questo emendamento al ddl sui "lavori usuranti", il cui iter però sarà molto lungo. Di conseguneza nella lettera ai rettori, il Ministro chiede di "astenersi da voler utilizzare questa opzione fino a quando l'emendamento sarà approvato".
E' anche importante ricordare la storica sentenza del TAR di Palermo, che ha ANNULLATO un concorso da ricercatore nel settore MED/28 bandito dall'Università di Palermo. Tra le motivazioni dell'annullamento vi è anche il fatto che il bando prevedeva una limitazione a 10 pubblicazioni, giudicata "irragionevole" e "limitativa" da parte dei giudici. In particolare, scrivono i giudici: «Il Collegio ritiene che, sebbene l’articolo 2, comma 6 del D.P.R. n. 117/2000 prevede la possibilità di limitare il numero di pubblicazioni presentabili, tale facoltà debba, comunque, essere ragionevolmente esercitata e congruamente motivata, anche in relazione alla specifica disciplina oggetto della selezione, in modo da assicurare “l’adeguata valutazione dei candidati”, così come prescritto dalla norma citata. Pertanto, l’aprioristica limitazione di 10 pubblicazioni valutabili, non sorretta da alcuna motivazione in ordine alle ragioni di tale determinazione, appare irragionevole e limitativa delle effettive possibilità di valutazione del candidato».
3. Ricercatori a tempo determinato. Vengono riprese le nostre denunce di scarsa trasparenza in queste procedure, che sono poi state riprese da un articolo di Flavia Amabile su La Stampa. Viene chiesto agli atenei di dare maggiore pubblicità ai bandi, aumentare i termini di scadenza ad almeno 1 mese (attualmente ci sono bandi che scadono anche dopo una settimana) e, soprattutto, viene annunciato che i bandi saranno disponibili sulla banca dati del sito "Reclutamento" del Ministero e sul sito europeo Euraxess.

mercoledì 7 ottobre 2009

Decreto Ministeriale sui Ricercatori a Tempo Determinato

Dopo 4 anni, emanato il D.M. sul trattamento economico

E' stato finalmente emanato il
Decreto Ministeriale, previsto dalla Legge Moratti, concernente il trattamento economico dei Ricercatori a Tempo Determinato.

Il D.M. prevede che il trattamento economico minimo sia pari al 120% della retribuzione iniziale di un ricercatore confermato. Questo provvedimento è un duro colpo verso quegli atenei che stavano pensando di sprecare i loro punti organico in concorsi a tempo determinato anzichè a tempo indeterminato. In pratica, alle università non conviene in alcun modo bandire TD! Ci vanno a rimettere come punti organico (che vengono persi alla scadenza del contratto), e ora ci vanno a rimettere pure economicamente.

lunedì 5 ottobre 2009


FIRB "FUTURO IN RICERCA" ... DI UN LAVORO

A distanza di 10 mesi dal bando FIRB - Futuro in Ricerca, nonostante il termine entro il quale la graduatoria dei progetti dovesse essere stilata sia abbondantemente trascorso, a tutt'oggi risulta che la commissione non si sia ancora insediata.

Segnaliamo questo articolo pubblicato oggi nelle prime pagine de Il Sole 24 Ore, sperando che possa contribuire a smuovere le acque.

E' bene anche sottolineare come fin dall'inizio la vicenda sia stata trattata in maniea inadeguata. I 50ml di euro del bando "Futuro in Ricerca" erano stati stanziati dal Governo Prodi, grazie ad un emendamento di Ignazio Marino. Ma questo emendamento prevedeva delle modalità molto innovative di valutazione dei progetti:

A decorrere dall'anno 2008, una quota, non inferiore al 10 per cento, dello stanziamento complessivo del Fondo per gli investimenti nella ricerca scientifica e tecnologica (FIRST) di cui all'articolo 1, comma 870, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, è destinata ai progetti di ricerca di base presentati da ricercatori di età inferiore ai quaranta anni operanti a qualunque titolo in attività di ricerca e previamente valutati, secondo il metodo della valutazione tra pari, da un comitato. Detto comitato è composto da ricercatori, di nazionalità italiana o straniera, di età inferiore ai quaranta anni e riconosciuti di livello eccellente sulla base di indici bibliometrici, quali l'impact factor ed il citation index, e operanti presso istituzioni ed enti di ricerca, almeno per la metà non italiani, che svolgono attività nei settori disciplinari relativi alla ricerca scientifica e tecnologica.

Invece il bando prevede che si venga giudicati da una commissione nominata dal Ministero anche mediante delle "apposite audizioni" a Roma ...