giovedì 30 dicembre 2010

NAPOLITANO FIRMA, PUR RILEVANDO ALCUNE CRITICITA'







Il Presidente della Repubblica ha firmato il DDL Gelmini. Contestualmente alla firma si è anche premurato di inviare al CDM una lettera contenente alcuni rilievi critici.


Riportiamo il testo inviato dal Quirinale al Consiglio dei Ministri:

"Promulgo la legge, ai sensi dell'art. 87 della Costituzione, non avendo ravvisato nel testo motivi evidenti e gravi per chiedere una nuova deliberazione alle Camere, correttiva della legge approvata a conclusione di un lungo e faticoso iter parlamentare.
L'attuazione della legge è del resto demandata a un elevato numero di provvedimenti, a mezzo di delega legislativa, di regolamenti governativi e di decreti ministeriali; quel che sta per avviarsi è dunque un processo di riforma, nel corso del quale saranno concretamente definiti gli indirizzi indicati nel testo legislativo e potranno essere anche affrontate talune criticità, riscontrabili in particolare negli articoli 4, 23 e 26.

Per quel che riguarda l'articolo 6, concernente il titolo di professore aggregato - pur non lasciando la norma, da un punto di vista sostanziale, spazio a dubbi interpretativi della reale volontà del legislatore - si attende che ai fini di un auspicabile migliore coordinamento formale, il governo adempia senza indugio all'impegno assunto dal Ministro Gelmini nella seduta del 21 dicembre in Senato, eventualmente attraverso la soppressione del comma 5 dell'articolo. Per quanto concerne l'art. 4 relativo alla concessione di borse di studio agli studenti, appare non pienamente coerente con il criterio del merito nella parte in cui prevede una riserva basata anche sul criterio dell'appartenenza territoriale. Inoltre l'art. 23, nel disciplinare i contratti per attività di insegnamento, appare di dubbia ragionevolezza nella parte in cui aggiunge una limitazione oggettiva riferita al reddito ai requisiti soggettivi di carattere scientifico e professionale. Infine è opportuno che l'art. 26, nel prevedere l'interpretazione autentica dell'art. 1, comma 1, del decreto legge n. 2 del 2004 sia formulato in termini non equivoci e corrispondenti al consolidato indirizzo giurisprudenziale della Corte Costituzionale.

Al di là del possibile superamento - nel corso del processo di attuazione della legge - delle criticità relative agli articoli menzionati, resta importante l'iniziativa che spetta al governo in esecuzione degli ordini del giorno Valditara e altri G 28.100, Rusconi ed altri G24.301, accolti nella seduta del 21 dicembre in Senato, contenenti precise indicazioni anche integrative - sul piano dei contenuti e delle risorse - delle scelte compiute con la legge successivamente approvata dall'Assemblea. Auspico infine che su tutti gli impegni assunti con l'accoglimento degli ordini del giorno e sugli sviluppi della complessa fase attuativa del provvedimento, il governo ricerchi un costruttivo confronto con tutte le parti interessate".

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Perché il testo entri in vigore a tutti gli effetti dobbiamo attenderne la pubblicazione in G.U. e poi aspettare i 15 giorni di vacatio legis.

Dopodiché si vedrà se i decreti e regolamenti essenziali per mettere in moto la complessa macchina saranno effettivamente emanati celermente, come il Ministro ha promesso.

Inoltre bisognerà vigilare sulla riscrittura di statuti e regolamenti interni da parte degli atenei. In questo senso una prima ed essenziale rivendicazione di APRI è che rappresentanze dei precari e dei dottorandi siano coinvolte nelle commissioni che verranno incaricate della stesura di tali importantissimi testi.

mercoledì 29 dicembre 2010

SI POSSONO ANCORA BANDIRE POSTI DA RICERCATORE A TEMPO INDETERMINATO?


Questa domanda se la pongono da giorni migliaia di interessati.
Una linea di pensiero, espressa ad esempio da esponenti di Rete29Aprile, sostiene che si potrà, fino all'adozione dei regolamenti di ateneo per la chiamata di prof associati ed ordinari. Gli argomenti a sostegno sono questi (fonte: lista discussione RU, autore P.Graglia)

Prima di tutto richiamo l'Art. 1, comma 7 della Legge 230/2005


"Per la copertura dei posti di ricercatore sono bandite fino al 30 settembre 2013 le procedure di cui alla legge 3 luglio 1998, n. 210. In tali procedure sono valutati come titoli preferenziali il dottorato di ricerca e le attività svolte in qualità di assegnisti e contrattisti ai sensi dell'articolo 51, comma 6, della legge 27 dicembre 1997, n. 449, di borsisti postdottorato ai sensi della legge 30 novembre 1989, n. 398, nonché di contrattisti ai sensi del comma 14 del presente articolo. L'assunzione di ricercatori a tempo indeterminato ai sensi del presente comma è subordinata ai medesimi limiti e procedure previsti dal comma 6 per la copertura dei posti di professore ordinario e associato."


La legge della Gelmini abroga espressamente solo i commi 8, 10, 11 e 14, dell'art. 1 della legge 4 novembre 2005, n. 230. Il 7, quindi, per esclusione, è ancora valido. Nulla viene detto circa l'abrogazione di parti della L. 210/1998.


Tuttavia, all'art. 29 della legge Gelmini si recita:
"1. Fermo restando quanto previsto dal comma 2 del presente articolo, a decorrere dalla data di entrata in vigore della presente legge, per la copertura dei posti di professore ordinario e associato, di ricercatore e di assegnista di ricerca, le universita` possono avviare esclusivamente le procedure previste dal presente titolo.
e il comma 2:
2. Le universita` continuano ad avvalersi delle disposizioni vigenti alla data di entrata in vigore della presente legge in materia di assunzione in servizio, fino alla adozione dei regolamenti di cui all’articolo 18, comma 1".


La cosa quindi è un poco intricata: il 2013 come data limite per le procedure di assunzione di ricercatori a TI resta valida (ex lege 230/2005) ma la procedura corrispondente diventerà invalida quando saranno adottati i regolamenti di cui all'art. 18 comma 1 che interessano le chiamate di professori associati e ordinari (e non viene indicata una data per l'adozione di tali regolamenti).
Le legge non ammette interpretazioni restrittive in questo caso perché resta sul vago (e inoltre, perché mai lasciare in vita il comma 7 dell'art.1 della L. 230/2005 se volevano eliminare sic et simpliciter la figura del RTI? Bastava eliminarlo, essendo la sua scomparsa del tutto superfluo se l'intenzione della Legge Gelmini fosse realmente quello di eliminare le ultime assunzioni di RTI).

lunedì 20 dicembre 2010

NO AL DDL! SI ALLA PROTESTA!




La maggioranza sta imponendo al paese la sua riforma e ha impresso un'accelerazione alla discussione parlamentare del D.D.L. Gelmini al Senato. E' chiaro a tutti, ormai, che il provvedimento sarà rapidamente approvato nelle forme in cui è uscito dalla Camera dei Deputati. Ciò perché, al di là degli slogan, il Ministro e la sua maggioranza sono assolutamente refrattari al confronto con le parti in causa.

Nonostante le critiche di molti rettori - la CRUI si è spaccata -; nonostante le osservazioni di merito sollevate dalle associazioni dei docenti, dei ricercatori, dei precari e degli studenti, oltre che dalle sigle sindacali tutte; nonostante tutti gli sforzi compiuti, gli appelli, le petizioni, gli articoli, le manifestazioni nelle strade e sui tetti; nonostante tutto, quel che resta della maggioranza politica vuole imporre il suo scellerato disegno di riforma.


Noi dell'APRI abbiamo provato a trattare e a discutere fino all'ultimo. Riformisti per sentimento e per convinzione profonda, abbiamo fatto di tutto per trovare canali di comunicazione. Eravamo e restiamo convinti che il sistema universitario italiano necessiti di rapide e importanti riforme. Tuttavia, pur essendo assai critici dello status quo, non possiamo accogliere questa riforma. L'idea che una riforma, qualunque riforma, sia meglio dello status quo rappresenta solo un esercizio retorico che va rigettato senza esitazione.

Questa riforma è insoddisfacente per tante, troppe ragioni. Innanzitutto perché, nonostante le vuote parole ribadite in ogni occasione dal Ministro Gelmini, non vi è alcun provvedimento che garantisca davvero il merito o che consenta un sano e positivo ricambio generazionale. Che ne è stato, per esempio, del pensionamento a 65, sul modello dei maggiori paesi europei?

E che ne é stato della tanto celebrata valutazione? Che ne é dell'ANVUR?

Inoltre, il DDL - pur tentando di introdurre in Italia il positivo modello del tenure track - lo fa in modo pasticciato ed inefficace. Non vi è alcuna garanzia che le università possano avere le risorse e l'interesse a bandire un numero significativo di concorsi per ricercatori a tempo determinato con tenure track. Questo perché quella figura è costosa e impegnativa, mentre le esigenze di didattica e di ricerca possono essere coperte con altri contratti meno onerosi per gli atenei. Come APRI avevamo chiesto che, per garantire il ricambio generazionale, si introducessero norme che obbligassero gli atenei a bandire figure con tenure track in numero congruo, rispecchiando del resto la normativa attualmente in vigore che costringe a destinare il 60% delle risorse provenienti dal turnover per la figura del ricercatore a tempo indeterminato. Governo e maggioranza hanno respinto le nostre richieste su questo punto essenziale, dimostrando di non avere alcun interesse per il futuro dei precari.

Vi sono poi mille altre ragioni tecniche per criticare questo provvedimento. A partire dal fatto che si tratta di uno sforzo volto a normare e a sottoporre al controllo centrale ogni aspetto della vita universitaria. Questo produrrà, come unico effetto certo, una sostanziale paralisi del sistema per lungo tempo, in attesa della radicale revisione degli statuti e dei regolamenti interni di ogni ateneo. Alla faccia dell'autonomia...

Vorremmo poter sperare in un momento di resipiscenza della maggioranza, vorremmo che fosse possibile confrontarsi davvero e serenamente sui contenuti. Ma non ci facciamo illusioni.

Non se ne facciano però neanche il Governo ed i partiti della maggioranza. La protesta non cesserà con l'approvazione del provvedimento. Non si possono soffocare le legittime aspirazioni, i sogni e le ambizioni di una generazione - ormai forse due - senza che montino una sana indignazione, una giusta rabbia, una sacrosanta determinazione a lottare per difendere i diritti troppo a lungo negati.

Non ci resta altro da fare che gridare il nostro deciso NO! a questo pastrocchio burocratico e dare la nostra piena e attiva solidarietà ai fratelli e alle sorelle che lottano e lotteranno ancora, per far sentire la voce di chi - studente, precario o ricercatore - l'Università la vive dal di dentro.

NELLE AULE, SUI TETTI, NELLE PIAZZE: NON CI STANCHEREMO DI GRIDARE IL NOSTRO SDEGNO E DI PORTARE AVANTI LA NOSTRA LOTTA.

NO AL DDL!
SI ALLA PROTESTA!

martedì 14 dicembre 2010

Il Governo della Cultura




La notte ha portato consiglio e il Governo ha avuto la fiducia anche alla Camera, grazie a due deputati eletti con il PD (ma Veltroni non doveva andare in Africa? - n.d.r.), uno con l'IDV (per un dissenso politico con Di Pietro sull'omeopatia, pare...) e grazie alla deputata del FLI Catia Polidori.

Catia Polidori, al secolo cugina di Francesco Polidori, presidente dell'e-campus del CEPU (ricordate tutti la visita di Berlusconi e l'emendamento al DDL, si?), secondo l'opinione di Barbareschi sarebbe stata convinta stanotte da Berlusconi attraverso alcune rassicurazioni proprio sul futuro dell'università telematica.

Nuovi cambiamenti in vista per il mitico DDL Gelmini?

lunedì 6 dicembre 2010

Comunicato stampa


L’APRI (Associazione dei Precari della Ricerca Italiani) esprime apprezzamento per il miglioramento del testo del d.d.l. di riforma dell’Università alla Camera dei Deputati. Sono in particolare apprezzabili le nuove norme che permettono a tutti i precari con tre anni di esperienza di ricerca di partecipare ai concorsi per ricercatore a tempo determinato "tenure-track" (figura introdotta all'art.21 comma 3 lettera b) e la nuova metodologia concorsuale per l'accesso al "tenure-track" e al ricercatore a tempo determinato (figura introdotta all'art. 21 comma 3 lettera a). In particolare, la metodologia concorsuale, articolata in due fasi con preliminare formazione di una rosa ristretta di candidati su base curricolare e successiva valutazione comparativa impiegando criteri numerici per i titoli e ciascuna delle migliori pubblicazioni, viene pienamente incontro a una storica richiesta di APRI riguardante un sistema di valutazione trasparente, rapido ed efficace.
L'analisi globale del processo di reclutamento evidenzia, tuttavia, notevoli criticità soprattuto nei primi sei anni di fase transitoria della legge. Tale criticità, secondo APRI, devono essere rapidamente affrontate dal punto di vista legislativo per evitare che anche le buone cose introdotte rimangano lettera morta. In particolare, appare davvero poco convincente l'aver introdotto la figura del ricercatore "tenure-track" (una novità estremamente positiva nell'asfittico e provinciale panorama universitario italiano) senza accompagnarla con adeguate risorse per la sua attuazione e/o di un vincolo ineludibile alle università a bandire concorsi di questo tipo. Non c'è nessuna garanzia che nell'immediato le Università destinino parte delle proprie poche risorse alla creazione di posizioni tenure-track piuttosto che alla creazione di posizioni di ricercatore a tempo determinato non vincolanti per la successiva evoluzione a professore associato. Contestualmente le università disporranno a seguito del DDL di un finanziamento triennale per la realizzazione di professori associati secondo un metodo che prevede fino al 50% di "promozioni" di ricercatori a tempo indeterminato già in servizio. In questo contesto, ci si chiede con quale logica alcune forze politiche favorevoli al DDL ritengano più urgente e prioritaria la "promozione" di ricercatori confermati rispetto alla realizzazione di ricercatori "tenure-track" giovani e motivati.
Per tutto questo, APRI chiede al Governo e a tutte le forze politiche di intervenire subito legislativamente e finanziariamente, sia a livello di DDL all'esame del Senato, che a livello di legge di stabilità o di provvedimenti di accompagnamento successivi al DDL, per vincolare le Università a bandire un numero adeguato di posizioni "tenure-track".
In mancanza di un provvedimento di questo tipo, APRI non potrà che continuare a giudicare negativamente la riforma realizzata e nell’ottica di tutti i precari paradossalmente sarà preferibile il mantenimento delle regole attuali.

venerdì 26 novembre 2010

Comunicato stampa APRI

L'Associazione Precari della Ricerca Italiani è indignata e delusa per l'attuale situazione che si è delineata relativamente al DDL Gelmini.
Sin dall'inizio dell'iter parlamentare, convinti che il DDL potesse rappresentare un'occasione per riformare in modo meritocratico un'università ancora oggi in mano alle corporazioni, abbiamo avviato innumerevoli tentativi di dialogo attraverso incontri con il MIUR, partecipazioni alle audizioni parlamentari, contatti con deputati e senatori particolarmente attenti alla causa.
Ebbene, qualunque nostro tentativo è andato a vuoto: il ministro si è dichiarato sordo a qualunque nostra richiesta.
L'APRI denuncia inoltre come gli emendamenti presentati nel primo passaggio in Senato, poi in Commissione e, infine, nell'attuale passaggio alla Camera abbiano completamente stravolto l'impianto originale disegnando un DDL che oggi non è solo inadeguato per riformare l'Università italiana, ma, se possibile, è estremamente peggiorativo ai fini della competitività internazionale del sistema italiano, del diritto allo studio e dell'apertura al merito e alle competenze.
Allo stesso tempo l'APRI è parimenti delusa dal comportamento di molte delle forze di opposizione e di governo/opposizione, preoccupate unicamente di cercare consenso attraverso contentini  a figure già fortemente tutelate dal sistema universitario, dimenticando i precari e svilendo in questo modo le richieste di rilancio, apertura e meritocrazia del sistema universitario italiano.
Per tutti questi motivi, l'APRI chiede con forza che il DDL venga immediatamente RITIRATO, che il Ministro Gelmini si assuma le responsabilità del fallimento dimettendosi e che il parlamento e il governo si facciano carico di creare le condizioni per riprendere un dialogo aperto su un progetto di riforma universitaria necessario oggi più che mai.

giovedì 25 novembre 2010

Non ho più silenzio, non ho più un pretesto, gli eroi se ne vanno, io resto! e ...


Manifestare il proprio pensiero e le proprie idee nel rispetto degli altri è una delle grandi liberta, dei grandi privilegi e dei grandi doveri che le nostre società dovrebbero concedere a noi cittadini. Questa è la prima conisderazioni che mi è venuta in mente quando leggevo i lanci di agenzia su tutto quello che sta succedendo in Italia; è anche lo stesso pensiero che mi sovveniva quando qualcuno dall’estero mi domandava se sta avvenendo la rivoluzione o se altri mi si chiedevano se ero asserragliato su un tetto.

Ma cosa sta accadendo in verità?

La verità è semplice, forse di più di quella che io stesso riesco a capire.
Alla Camera dei Deputati si sta discutendo il d.d.l Gelmini e in piazza, per le strade, le piazze, per i tetti di tante città di Italia si trovano studenti, precari e ricercatori universitari che non sono d’accordo con l’impostazione che questo d.d.l. vuole dare all’università.

Ognuno può avere le proprie idee (il ministro Gelmini, per esempio, può anche sostenere che tutti i manifestanti siano traviati o al soldo dei Baroni), ma può farsi un’idea più precisa di quello che aviene nelle nostre stanze guardano il dibattito in diretta (http://webtv.camera.it/portal/portal/default/default) sul sito della Camera (attenzione sembra che gli unici browser veramente supportati siano Internet Explorer e Firefox).

L’idea personale è (formata dall’ascolto due ore ininterrotte di diretta) è che molti dei nostri onoreveli deputati non siano bene (non scrivo minimamente per lasciare il beneficio del dubbio) a conoscenza di ciò che stanno votando e in molti casi neppure degli impatti, che certi emendamenti da loro stessi presentati hanno sull’università. 
Altra considerazione è che sembra che si stia consumando una lotta che non riguarda solo il destino della università, ma che riguarda la tenuta di questo governo. É vero questo porta ad approvare emendamenti anche dell’opposizione, ma carte alla mano sono emendamenti (in alcuni votati con il giudizio favorevole del relatore) che non intaccano o non migliorano in modo radicale l’impianto del d.d.l .
Intanto oggi si discutono importanti questioni come l'obiezione procedurale sollevata dal PD dopo la sospensione a proposito del parere della commissione bilancio e come tutto ciò che riguarda gli articoli sul reclutamento e sulle norme transitorie.

Nel mentre c’è gente che manifesta il proprio pensiero nelle strade, nelle piazze, sui tetti, c’è chi blocca autostrade, chi stazioni ferroviarie, chi areoporti e chi addirittura “forza” il senato. Hanno ragione? Hanno torto?  Bisognerebbe dire parafrasando Gaber “ma cos’è la ragione, cos'è il torto”. Non che non esista la ragione o il torto o siano concetti labili, ma ognuno dovrebbe avere una sua opinione sulla questione basata su fatti e idee concreti e non su letture qualsivoglia ideologiche.
Rimane il fatto che mostrare pubblicamente e civilmente il proprio dissenso è un atto di democrazia (la stessa cosa vale per il proprio assenso) e che oggi molti continueranno a manifestare.

Uscerete ora di casa per manifestare o starete in casa?

Io conosco le mie risposte e i miei motivi e se verrò indicato come “traviatore della gioventù”, potrò rallegrarmi e vantarmi di aver condiviso la stessa accusa che fu di Socrate.

giovedì 18 novembre 2010

Il manifesto universitario dei futuristi.


Seguendo l'illustre esempio di Filippo Tommaso Marinetti ieri tramite l'agenzia di stampa ASCA si è dato alle stampe, per voce dell'On. Valditara,  il manifesto futurista universitario.


(ASCA) - Roma, 17 nov - ''E' necessario salvaguardare la riforma dell'universita' approvandola rapidamente alla Camera e poi al Senato. E' una legge a cui gli esponenti di Fli hanno dato un contributo decisivo e che e' importante per il rilancio del nostro sistema universitario''. Lo dichiara in una nota il vicecapogruppo vicario al Senato di Futuro e Liberta' per l'Italia, Giuseppe Valditara.

''Il ministro Gelmini si e' personalmente impegnata a dare luce verde alla richiesta di Fli di un piano di assunzioni di 1500 abilitati a professore associato per i prossimi 3 anni - aggiunge Valditara - e a trovare una soluzione che salvi gli scatti meritocratici di ricercatori e professori. Lo stanziamento di risorse previsto in Finanziaria e' appena sufficiente a garantire l'ordinato svolgimento delle attivita' accademiche, ma e' comunque un segnale apprezzabile di disponibilita' che accoglie una precisa condizione posta da Fli per dare il via libera alla approvazione della riforma''.


Per semplicità di riassunto si sono messi in grassetto i punti più importanti.
Qualcuno potrebbe sintetizzare dicendo zung zang tumb e poi concludendo con:

"FINIANI CONTRO I PRECARI"

ma queste sono considerazioni che ognuno deve trarre da se, si sa le onomatopee anche se immediate posso essere difficili da capire

Dall'analisi letteraria del manifesto futurista si posso evincere direttamente varie cose
1) il piano di chiamata degli abilitati passa da 9000 associati a solo 4500 
2) i soldi stanziati sono, forse, nemmeno  sufficienti
3) bisogna salvare (ovvero sbloccare) gli scatti meritocratici (attualmente biennali e automatici) di chi è in ruolo

Inoltre da un analisi testuale più approfondita dalle dichiarazione dell'On. Valditara - nettamente in controtendenza con quanto ha fatto il suo gruppo alla Camera (che ha cercato di posticipare la calanderarizzazione del DDL) - si può anche dedurre (attenzione fare deduzioni può essere pericoloso):
4) i futuristi cambiano idea facilmente e sono inclini, possibilmente, anche a farsi sotto (è un buon viatico per il voto di fiducia del 14 dicembre?)
5) il d.d.l. può avere delle possibilità di passare, ma  se così sarà bisogna considerare l'ipotesi che potremmo trovarci nella disgraziata situazione di un d.d.l. approvato ma senza decreti attuativi (nel caso poi il destino ci porti a elezioni anticipate), e praticamente tutto bloccato.

Ognuno ora, artista futurista o meno, è libero di interrogarsi o no sul futuro dell'università (e se proprio vuole anche sul suo).

domenica 14 novembre 2010

I sommersi e i salvati



"Si offra ad alcuni individui in stato di schiavitù una posizione privilegiata, un certo agio e una buona probabilità di sopravvivere, esigendone in cambio il tradimento della naturale solidarietà coi loro compagni, e certamente vi sarà chi accetterà. Costui sarà sottratto alla legge comune, e diverrà intangibile; sarà perciò tanto più odioso e odiato, quanto maggior potere gli sarà stato concesso. Quando gli venga affidato il comando di un manipolo di sventurati, [...] sarà crudele e tirannico, perché capirà che se non lo fosse abbastanza, un altro, giudicato più idoneo, subentrerebbe al suo posto. Inoltre avverrà che la sua capacità di odio, rimasta inappagata nella direzione degli oppressori, si riverserà, irragionevolmente, sugli oppressi: ed egli si troverà soddisfatto quando avrà scaricato sui suoi sottoposti l’offesa ricevuta dall’alto."

venerdì 22 ottobre 2010

LA VERITA' TI FA MALE LO SO




PER FARE CHIAREZZA:
COMUNICATO APRI SUL DDL E GLI AVANZAMENTI DI CARRIERA


I famosi 9000 posti di cui tanto si parla in questi giorni con riferimento alla riforma dell'Università, contrariamente a quanto sostenuto da tutti, servono per la promozione, ope legis, dei ricercatori a vita - e non certo dei ricercatori precari - a professori associati.
Per molti di loro, per altro, passare ad associato è perfino sconveninete da un punto di vista economico, perché gli diminuisce lo stipendio, e dunque è solo una questione di vanità.
Quindi, anche se questi 9000 posti non saranno finanziati - il che sarebbe un bene, perchè la vera esigenza sociale che bisognerebbe risolvere con i pochi fondi a disposizione è quella dei ricercatori precari, che presto rimarranno in mezzo ad una strada - i ricercatori non perderanno affatto il posto di lavoro, ma continueranno ad essere ricercatori a vita - del resto, non vengono dispensati dal servizio mai: neppure quando è conclamato il loro stato di totale INATTIVITA', e questo è davvero un privilegio odioso -, spesso con uno stipendio più alto, non solo degli associati, ma perfino degli ordinari, più giovani di loro.
Dunque, la verità è che la riforma - cha a noi comunque non piace, proprio perchè penalizza gli unici poveri dell'Università, ovverosia i precari - è stata bloccata principalmente perchè non ci sono i soldi per fare una cosa ingiusta e dannosa.
D'altronde, prorio non si capisce perchè, nell'Università, tutti si stracciano le vesti al solo ricordo dell'ope legis, mediante abilitazione, degli anni Ottanta, con cui furono promossi, a professori associati, i "ricercatori" di allora, e allo stesso tempo, però, si stracciano le vesti pure perchè, a distanza di trent'anni, c'è forse il rischio che, per mancanza di fondi, non si ripeterà quel madornale errore, promuovendo ope-legis, mediante abilitazione, a professori associati, i ricercatori di ora.

giovedì 14 ottobre 2010

E CHE SO' PASQUALE IO?

In un famoso sketch a Studio Uno, Totò raccontava di un energumeno che lo aveva picchiato al grido "Pasquale, maledetto, ti uccido". Alla domanda "Ma perchè non hai reagito", Totò concludeva: "E che me frega, e che so' Pasquale io?".
Una cosa del genere forse l'hanno pensata parecchi precari quando hanno visto i giornali di stamani (ma anche di ieri). Infatti, lo stop che la commissione Bilancio ha imposto all'iter del DDL Gelmini (non c'è copertura finanziaria per i 1,7 MLD di € che servono a pagare i 9000 nuovi docenti promessi ed anche per altre spesucce che il DDL licenziato dalla Commissione Cultura aveva previsto) ha scatenato una ridda di commenti allarmati da parte di quasi tutte le testate. E l'allarme appare, secondo l'opinione dei nostri giornalisti, davvero serio: si rischia di perdere 9000 ricercatori e di non dare lavoro a 9000 precari (!). Oddio santo! Ma è vero?
Ecco le simpatiche sviste di alcuni organi di stampa:
Peccato, però, che i famosi 9000 docenti da assumere siano in realtà dei Professori Associati, e che, secondo la norma stessa del DDL, fino al 50% (leggi: esattamente il 50%) possono essere (leggi: saranno) attribuiti per promozione di ricercatori a tempo indeterminato già in servizio nella stessa università. Per cui, 4500 posti non sono certo appannaggio di precari, ma di gente che è già in ruolo e che rimarrà nella stessa Università.
E gli altri 4500? Teoricamente sono "liberi". Possiamo stimare, tuttavia, che almeno 1000 se ne andranno in idonei ad associato dai recenti concorsi della I e II sessione 2008, al 99.99% ricercatori a tempo indeterminato (se scovate qualche precario idoneato segnalatecelo per favore, vorremmo prelevare il suo DNA per vedere se è umano). E gli altri 3500? Beh, considerando che:
a) promuovere un ricercatore ad associato costa circa 2/7 che fare un associato da un precario;
b) i primi tenure track arriveranno solo dopo 3 anni dall'entrata in vigore della legge (e possono essere al max 600-700 perchè derivano dai vecchi RTD Moratti ex legge 230), ovvero possono sfruttare solo 3 dei 6 anni di reclutamento straordinario;
è facile capire che di precari assunti ce ne saranno pochetti. Ed è un peccato, perchè siamo sicuri che tra le svariate migliaia di precari che sono presenti in Italia ce ne sono parecchi molto più meritori scientificamente di tanti ricercatori a tempo indeterminato già in forza all'università che adesso potranno approfittare di norme "su misura" e finanziamento "agevolato" (se passa il DDL). Il tutto, al solito, alla faccia del merito.

martedì 12 ottobre 2010

art. 624 bis C.P.


C'era una volta il reclutamento straordinario finanziato dal "fu" Fabio Mussi: circa 4000 posti RTI suddivisi in tre tranches per riequilibrare le geometrie di quella strana piramide cilindrica coi fianchi grossi che rappresenta gli strutturati universitari italiani.
Un tocco di bacchetta e i 4000 posti divennero magicamente circa la metà; una parola magica ed alcuni atenei si accaparrano i fondi della II tranche (vincolati) senza bandire alcun posto ed utilizzandoli come incremento del FFO (Tor Vergata, Trento,....); infine, la più potente delle tre Maledizioni Senza Perdono, conosciuta anche come "l'Anatema che Uccide"….l'Avara Kedavra!
Ed ecco che, appunto, come per magia, succedono tre cose incredibili:
1) molti Atenei, pur avendo avuto un anno di tempo per bandire ed avendo incorporato i fondi, non hanno ancora bandito i posti della III tranche Mussi per circa il 65% del totale finanziato;
2) vengono respinti gli emendamenti al DDL Gelmini del PD grazie ai quali sarebbero state previste norme transitorie che avrebbero permesso di bandire posti RTI a DDL approvato fino all'emanazione dei decreti attuativi (cha vai a sapere quando verranno emanati)…;
3) viene indetta dal MIUR la I Sessione 2010 (ieri) che formalizza la chiusura delle porte del treno ed il fischio del capostazione: chi è dentro è dentro, chi è fuori è fuori.

In pratica, cari tutti, per chi ancora non l'avesse capito, sic stantibus rebus, dal giorno successivo all'approvazione del DDL per gli atenei NON E' PIU' POSSIBILE BANDIRE POSTI RTI.

lunedì 11 ottobre 2010

DOCUMENTO DELL'ASSEMBLEA NAZIONALE DEI PRECARI DELLA RICERCA E DELLA DOCENZA DELLE UNIVERSITA’ (CPU)



Dopo l'assemblea dell'8 ottobre a Bologna, numerose rappresentanze "locali" dei precari universitari (APRI non aderisce) provano a costituirsi in un coordinamento nazionale. E lanciano le proposte che trovate elencate qua sotto. A voi i commenti.

Noi, lavoratori precari della ricerca e della didattica vogliamo portare l'attenzione pubblica sulle
difficili condizioni di lavoro nelle università italiane. Da anni svolgiamo attività di ricerca e di
insegnamento sottopagate e senza diritti che contribuiscono in modo determinante al
funzionamento degli atenei, eppure nelle proposte di legge, sulla stampa, nelle politiche d’ateneo,
restiamo sempre dei fantasmi mai ufficialmente riconosciuti.
Diritto allo studio, diritto al lavoro, pari opportunità tra i sessi, libertà di insegnamento e di
apprendimento: questa è l'università che vogliamo. Siamo convinti che l’università debba
riformarsi democraticamente e dal basso, per offrire alla società italiana didattica di qualità, ricerca
talentuosa ed un ruolo di costante e autonomo osservatorio critico. Vogliamo un’università che
non crei fratture sociali o territoriali tra studenti e lavoratori, che non sfrutti il lavoro con
contratti umilianti e privi di tutele, che non offra alle nuove generazioni come scelta unica il
precariato a vita.
Le politiche del governo e la presunta “riforma” dell’università vanno in direzione opposta:
• intere generazioni di precari universitari vengono semplicemente cancellate dalla prevista
abolizione della figura del ricercatore a tempo indeterminato e la sua sostituzione con
contratti a tempo privi di garanzie, ben lontani dalla propagandata “tenure track”;
• decine di migliaia di noi sono a rischio di non poter proseguire i propri rapporti di lavoro a
causa degli inaccettabili limiti temporali e anagrafici per assegnisti e ricercatori TD e dei
tagli (1 miliardo e 350 milioni di euro) che stanno devastando l’università italiana; già nei
mesi passati svariate migliaia di collaboratori, co.co.co e docenti a contratto sono stati
epurati per mancanza di fondi e lasciati privi di ammortizzatori sociali;
• attraverso l’istituzione del rettore-padrone e l’introduzione dei privati nei CdA vengono
indebolite le strutture democratiche d’ateneo;
• si concede al Ministero dell’Economia una delega in bianco per la valutazione e il
finanziamento degli atenei;
• si trasforma il diritto allo studio in indebitamento preventivo degli studenti, aggravando le
disuguaglianze sociali e territoriali.
Non è un caso che il DdL Gelmini sia sostenuto dalla CRUI, associazione privata che riunisce le
componenti accademiche maggiormente responsabili delle tante distorsioni dell'università attuale.
Noi chiediamo una vera riforma dell'università che comprenda inscindibilmente i seguenti 5
punti, già articolati nel documento introduttivo dell’assemblea:
• un contratto unico pre-ruolo di ricerca e didattica, di durata almeno biennale e senza
limiti di rinnovo, in sostituzione dell’attuale giungla di contratti precari
• l'introduzione di un ruolo unico della docenza articolato in 3 livelli
• il rilancio del reclutamento, attraverso concorsi, per nuove posizioni di ricerca e
docenza a tempo indeterminato
• l'adeguamento dell'età pensionabile dei docenti universitari allo standard europeo di
65 anni anche al fine di recuperare risorse esclusivamente per il reclutamento
• l’introduzione di un sistema di welfare e tutele sociali per tutti i precari
Il DdL Gelmini si inserisce in un disegno di restaurazione della nostra società, basato sullo
sfruttamento del lavoro precario e non tutelato, sul quale vengono scaricati i costi delle crisi. Per
questo ci sentiamo accomunati ai lavoratori precari "scaduti", ai precari della scuola e ai precari del
pubblico impiego che nel 2011 subiranno i tagli imposti dall'ultima manovra economica, così come
ai lavoratori in cassa integrazione e mobilità, e a tutti i lavoratori a rischio di licenziamento. Allo
stesso modo ci sentiamo vicini al movimento studentesco, che proprio in questa giornata sta
manifestando massicciamente in oltre 80 città italiane.
PER DOTARCI DI UNA NOSTRA SOGGETTIVITÀ, PER SOSTENERE CON MAGGIORE FORZA LE NOSTRE
RICHIESTE, PER COORDINARE LE NOSTRE INIZIATIVE NAZIONALI E LOCALI, ABBIAMO DECISO DI
DARE VITA AD UNA STRUTTURA DI COORDINAMENTO, SOTTO LA SIGLA COORDINAMENTO DEI
PRECARI DELLA RICERCA E DELLA DOCENZA – UNIVERSITA’, C.P.U. Come prime decisioni del
nostro coordinamento,
aderiamo:
- al presidio di protesta contro il DdL Gelmini indetto per il 14 ottobre a Montecitorio,
invitando coloro che non potranno essere presenti a Roma ad organizzare sit-in presso i
rettorati, da realizzare in accordo con tutte le componenti universitarie a partire dagli
studenti;
- al corteo della FIOM del 16 ottobre, dove saremo presenti insieme a studenti e lavoratori
dell'università e della scuola con uno spezzone di precari della ricerca e della didattica;
- all'assemblea indetta dalle realtà studentesche romane per il 17 ottobre.
chiediamo con urgenza:
- l'abolizione dei limiti temporali e anagrafici di accesso e di rinnovo per i contratti precari
universitari;
- lo sblocco del turnover e il recupero delle posizioni già perse a causa del blocco;
- la cancellazione delle tasse per i dottorandi senza borsa e lo stanziamento di maggiori risorse
per le borse di dottorato;
- che le università smettano di versare le quote associative alla CRUI, corrispondenti ad
oltre 1,5 milioni di €uro annui provenienti dai propri bilanci, in quanto la ”associazione
CRUI” ha cessato definitivamente di rappresentare gli interessi dell'università pubblica; le
somme recuperate dovrebbero essere utilizzate per il rifinanziamento dei servizi d’ateneo
tagliati a causa delle difficoltà economiche degli ultimi;
- a tutti gli organi di governo degli atenei di pronunciarsi contro il DdL Gelmini e contro il
sostegno della CRUI a questo provvedimento;
- a tutti i rettori e presidi di non bandire contratti esterni per sostituire i ricercatori strutturati
indisponibili.
ci proponiamo:
- di rifiutare e condannare ogni forma di lavoro gratuito o a retribuzione simbolica e di
sensibilizzare i colleghi precari verso questa importante posizione di principio ed efficace
forma di protesta;
- di costruire iniziative locali contro il DdL Gelmini, per rivendicare il nostro diritto ad essere
rappresentati negli atenei e per sostenere piattaforme rivendicative mirate a migliorare la
nostra condizione di lavoro e di vita;
- di coordinarci con i precari della scuola per proporre e realizzare insieme una giornata di
mobilitazione nazionale contro i tagli all'istruzione e contro il progetto governativo di
smantellamento dell'istruzione pubblica.

sabato 9 ottobre 2010

Mario Pepe e la macelleria generazionale

Chi è Mario Pepe (PdL) ? (da non confondere con l'omonimo deputato del PD)

Nato a Bellosguardo (Sa) il 9 dicembre 1951, laureato in medicina e chirurgia (specializzazione in endocrinologia), militante nelle file del PdL, è eletto nel 2008 nella circoscrizione XX (Campania 2), già deputato in due precedenti legislature.

Mario Pepe è anche ricercatore universitario, vincitore di un concorso per ricercatore all'Università degli Studi di Roma "La Sapienza" alla tenera età di 50 anni (i verbali sono online: link).

Forte della sua esperienza nell'Accademia, per evitare alle future generazioni il disagio di dover aspettare fino a 50 anni per diventare ricercatori, Mario Pepe ha deciso di presentare un emendamento al DDL Gelmini in cui si stabilisce il limite di età di 35 per diventare ricercatore a tempo determinato (figura che dopo la riforma andrà a sostituire quella del RTI). Ecco l'emendamento (reperibile a questo link):
Proposta emendativa pubblicata nel Bollettino delle Giunte e Commissioni del 05/10/2010
21.7. Al comma 2, lettera b) sostituire le parole: È richiesto, con le seguenti: È richiesta un'età non superiore a 35 anni.
Pepe (PdL) Mario
L'On. Pepe ha brillantemente motivato il suo emendamento con queste parole (fonte: pag. 66 di questo pdf):



«Occorre prevedere uno sbarramento del limite di età per accedere al concorso di ricercatore, anche per evitare che il ruolo diventi terreno di conquista per altri funzionari dello Stato.» (altri oltre a lui?)
Sempre secondo Pepe (fonte: link):
«i dottorati di ricerca sono «presi di mira» da alti dirigenti che vogliono «essere distolti» dalle loro funzioni e che occorrerebbe quindi prevedere un limite di età per l'accesso ai posti di ricercatori.»
L'emendamento Pepe non è passato, ma non è stato nemmeno respinto: l'Onorevole non demorde e ne ha chiesto l'accantonamento per riproporlo, forte anche di alcuni commenti favorevoli ottenuti durante la discussione e non solo da membri della sua maggioranza.

Invitiamo pertanto i nostri lettori a diffondere questa notizia per rendere edotti gli elettori di questo sfortunato Paese (in particolare giovani trentenni) ed i principali mezzi di stampa delle interessanti iniziative legislative di questo deputato e dell'appoggio che sembra ricevere da diversi gruppi politici. Chi vuole può anche inviare un commento (educato, mi raccomando)
allo stesso Pepe usando l'apposito form sul sito della Camera cliccando qui. Non siate timidi e scrivete numerosi!


Vorremmo inoltre segnalare come l'Onorevole Pepe nella sua attività parlamentare non si preoccupi solo dei problemi dei "giovani", ma cerchi anche di "regolamentare" varie questione per i "vecchi", per esempio si è occupato di proporre di eliminare la possibilità di pre-pensionare i ricercatori a tempo indeterminato con 40 anni di contributi. (reperibile in questo link).

Ma soprattutto si è anche prodigato a presentare questi due (e dico due!) emendamenti quasi identici (primo emendamento e secondo emendamento ) secondo cui i ricercatori a tempo indeterminato (categoria della quale l'Onorevole Pepe fa parte) con 6 anni di attività didattica "che possano documentare una produzione scientifica in linea con i criteri qualitativi e quantitativi individuati da apposito decreto del Ministro" vengono inquadrati nel ruolo di professori associati.

giovedì 7 ottobre 2010

L'Università Italiana e i "falsi invalidi"

Si parla in questi giorni di un accordo per accelerare la riforma Gelmini: seimila nuovi posti da professore associato per venire incontro alle esigenze dei ricercatori a tempo indeterminato (link a La Stampa). Premesso che fa tenerezza il fatto che il Ministro si preoccupi delle (in alcuni casi legittime) aspirazioni di chi ha un posto fisso, ma ignori completamente il problema dei numerosi precari (stimati dall'AIR in 73.000 unità, fonte) che probabilmente saranno costretti a cambiare mestiere. La domanda che sorge spontanea è: quanti di questi RTI hanno i titoli per aspirare a diventare associati, o addirittura per ricoprire il ruolo di ricercatori?

Come alcuni di voi sapranno, infatti, i ricercatori ed i professori universitari devono presentare ogni tre anni al consiglio di Facoltà una relazione sulla loro attività didattica e scientifica per consentire una verifica periodica ed una valutazione del loro lavoro. Ebbene sembra che ci sia una percentuale consistente di strutturati il cui rendimento è ritenuto inadeguato dal loro stesso consiglio di Facoltà, ed una percentuale addirittura maggiore di strutturati che non presentando la relazione si sottraggono alla valutazione.

Emblematico è il caso del dott. Di Salvo (link) il quale racconta come, in quasi vent'anni, non ha presentato alcuna relazione, e come questa sia una abitudine largamente diffusa quantomeno nella Facoltà di Medicina dell'Università Sapienza di Roma.

E' ovvio che i ricercatori, e più in generale i docenti universitari, colpevoli di rendimento nullo saranno una minoranza del totale. Ma così come vengono perseguiti i "falsi invalidi", che pure sono l'eccezione e non la regola, non si capisce per quale motivo non si dovrebbero prendere dei provvedimenti verso questi "falsi invalidi universitari" che percepiscono uno stipendio senza averne diritto. Quando lo Stato scopre un falso invalido smette di erogargli la pensione di invalidità; perchè invece continua a pagare i ricercatori improduttivi? Non è anche questa una forma di truffa ai danni dello Stato?

A questo link trovate la lettera con la quale APRI chiede, cosa peraltro già contemplata dalla legge, che si costringano le università a dispensare dal servizio pubblico i ricercatori e professori che non hanno superato la verifica triennale o che si sono sottratti a tale verifica, e di obbligarle a reinvestire le risorse liberate nel reclutamento di nuovi ricercatori. Licenziando infatti gli strutturati con rendimento nullo si potrebbero liberare preziose risorse per assumere quegli aspiranti RTI che al contrario svolgono davvero attività di ricerca. Un provvedimento in questa direzione inoltre inietterebbe un po' di fiducia nell'opinione pubblica, che sente parlare continuamente di meritocrazia (di agenzie di valutazione e simili) senza che alle parole seguano mai delle azioni concrete.

martedì 5 ottobre 2010

"Ragazzi, è uscito il FIRB 2010! Ottima iniziativa" "Hai letto il bando? è un pasticcio"


Il MIUR ha da poco pubblicato il bando “Futuro in Ricerca 2010”, noto anche come FIRB, dedicato a progetti di ricerca applicata su tematiche “ritenute strategiche per l’economia nazionale”. È il secondo bando FIRB specificamente rivolto a giovani ricercatori, dopo quello del 2009. Il Ministero investe quest’anno 40 milioni di euro nel programma, una cifra senz’altro non disprezzabile. Si tratta quindi di un’iniziativa di per sé certamente meritoria, che in quanto tale i precari della ricerca non possono che accogliere positivamente.
Ma… ci sono molto ma..
Il bando identifica tre categorie di ricercatori che possono far domanda, distinguendoli per requisiti di età anagrafica e accademica (gli anni trascorsi dal conseguimento del dottorato) e per ruolo universitario (dottori di ricerca non strutturati e ricercatori di ruolo).
Il requisito anagrafico è certamente illiberale e ignoto alla comunità scientifica internazionale. Infatti, viola apertamente la Carta Europea dei Diritti dei Ricercatori, che raccomanda ai finanziatori della ricerca scientifica di non discriminare sulla base dell’età anagrafica. Avrebbe avuto senso limitarsi al solo requisito di età accademica (gli anni dal conseguimento del dottorato), come si fa in importanti bandi europei come quello Ideas dell’European Research Council.
Vi è, inoltre, un requisito scientifico, quello di possedere un certo numero di pubblicazioni in riviste scientifiche internazionali, un criterio in sé senz’altro apprezzabile perché in questo modo si incoraggia i giovani ricercatori italiani a pubblicare a livello internazionale, cosa ancora oggi affatto scontata in molte discipline. Non si comprende, però, perché tale requisito sia richiesto solo ai dottori di ricerca e non ai ricercatori già strutturati. Anche questa sembra essere una discriminazione incomprensibile.
A queste obiezioni in questi giorni i tecnici del MIUR stanno rispondendo con la rassicurazione che le categorie escluse per motivi anagrafici saranno considerate per i prossimi anni.. queste risposte però ci sembrano tutt’altro che convincenti e ci chiediamo perché in questo Paese anche le buone azioni finiscano con l’alimentare sensazioni di frustrazione e ingiustizia all’interno della comunità scientifica.

Assemblea Nazionale dei Precari della Ricerca e della Docenza delle Università



Venerdì 8 ottobre 2010 UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI BOLOGNA
Aula B, Viale Berti Pichat 6, ore 11:00


QUI, il documento lancio dell'iniziativa.

mercoledì 29 settembre 2010

Audizione alla "Camera"


Nonostante il fatto che questa “riforma” sia periodicamente sbandierata pubblicamente sia come già fatta sia come riforma, deve tuttora essere ancora votata alla Camera. Purtroppo, la sensazione è che lo spazio per introdurre qualche miglioria che non affossi definitivamente il sistema universitario sia molto ristretto; vuoi anche per lo scenario politico che si è venuto a creare durante questi mesi estivi.
Bisogna sempre ricordare che, al di là di questo d.d.l., rimane cruciale la questione del F.F.O., perché con le attuali previsioni di decrescita relative ai prossimi anni anche una vera riforma risulterebbe vuota e priva di senso.

L’APRI conscia che perorare troppe modifiche sarebbe stato controproducente, dato il limitato tempo a disposizione per l’audizione e il fatto che, in generale, i politici italiani si sono più volte dimostrati, in pratica, totalmente disinformati sul mondo universitario, ha deciso, durante la sua audizione presso la 7^ Commissione permanente della Camera dei deputati, di focalizzarsi su alcune questioni che ritiene fondamentali:
  • l'eliminazione della propedeuticità RTDa à RTDb, permettendo l’accesso alla seconda figura a chi ha fatto tre anni di post-doc in Italia o all’estero;
  • lo sblocco concorsi su fondi Mussi, perché non ha senso permettere alle università di far cassa sulle spalle dei precari;
  • la definizione di quote rigide e serie per le promozioni da RTI a professori associati, in modo da evitare operazioni di ope legis e di favorire la mobilità (anche internazionale).

sabato 25 settembre 2010

Comunicato dell'Assemblea CNRU




L'Assemblea Nazionale dei Ricercatori indetta dal Coordinamento Nazionale Ricercatori Universitari (CNRU), riunitasi il giorno 24 settembre 2010,

- constatato che le incisive iniziative di protesta dei Ricercatori stanno costringendo le forze di maggioranza e di opposizione a confrontarsi con le legittime richieste di modifica al DDL "Gelmini" attualmente in discussione alla Camera,

- preso atto delle aperture ancora insufficienti del Ministro Gelmini,

- alla luce degli ultimi avvenimenti e dei risultati raggiunti dalla protesta dei Ricercatori e contrariamente all'invito fatto dalla CRUI,

RIBADISCE
lo stato di agitazione e la necessita' per i Ricercatori universitari di mantenere le indisponibilita' ad accettare gli incarichi didattici;

SOLLECITA
tutti gli Atenei a promuovere assemblee o incontri che coinvolgano gli studenti per chiarire il significato della protesta dei Ricercatori;

RICONFERMA
le proposte di emendamento al DDL "Gelmini" avanzate dal CNRU in merito alla questione dello stato giuridico;

CHIEDE
che siano cancellati i tagli al Fondo di Finanziamento Ordinario previsti dalla legge 133/08 per il 2011, 2012 e 2013;

CHIEDE
di prevedere un meccanismo di recupero sul blocco degli scatti stipendiali (D.L. 31.5.2010 n. 78) come previsto per altre categorie della pubblica amministrazione;

RICHIEDE INOLTRE
un provvedimento d'urgenza che escluda i Ricercatori dai prepensionamenti forzosi passati e futuri;

INDIVIDUA
come obiettivo strategico l'istituzione del ruolo unico della docenza, ribadendo la necessita' di un provvedimento transitorio che riconosca nell'immediato, attraverso meccanismi di valutazione della didattica e della ricerca svolte, il ruolo docente ai Ricercatori meritevoli, con il passaggio degli stessi al ruolo di Professore di II fascia.

martedì 21 settembre 2010

Rete 29 Aprile: il documento



Prendiamo per buona l'ultima versione circolata sulla mailing list dei ricercatori precari, che dovrebbe essere la versione definitiva. Ecco qua il documento della assemblea di venerdi' 17 settembre.
(Immagine: stemma del Comune di Bene (CN), dove risiede il mitico Ben Altro).

L' assemblea ritiene indispensabile:

- che vengano accolte le proposte di riforma e le richieste contenute nel documento del coordinamento della R29A del 10.9.2010: ruolo unico della docenza, finanziamenti per Ricerca e Università, Diritto allo Studio, contratto unico pre-ruolo, distinzione tra reclutamento e progressione di carriera, governance democratica e trasparente

- IL RITIRO degli ingiusti tagli sugli scatti stipendiali

- che si fermi l'iter parlamentare, che si apra un confronto e che vengano immediatamente ripristinate le condizioni finanziare per consentire le attività didattiche e di di ricerca.

- che si avvii una discussione pubblica sulla funzione e il ruolo dell'università e della ricerca nel nostro Paese insieme alla scuola e gli enti pubblici di ricerca, a partire dalle tante proposte che questi soggetti possono condividere: dall'autonomia di scelta degli studenti e dall'autonomia e indipendenza della ricerca.

- l'avvio di un grande processo di partecipazione per costruire un'altra riforma dell'università.

- riavviare le procedure di reclutamento e di progressioni ordinarie, nonchè promuovere un reclutamento straordinario basato su un sistema di valutazione trasparente, per consentire un reale rinnovamento del corpo docente

- mobilitarsi in difesa del diritto allo studio, già largamente compromesso, che viene trasformato in privilegio per pochi, in un Paese con un welfare inadeguato a consentire eguali opportunità e garanzie per il futuro.

- mantenere l’indisponibilità alla didattica non obbligatoria non in contrapposizione con gli studenti e le loro famiglie ma al contrario nell’interesse di una riforma diversa che garantisca per davvero il Diritto allo Studio in tutti i suoi aspetti, fino a quando le richieste di cui sopra non trovino risposte adeguate.

- chiedere il rinvio dell’inizio dell’anno accademico, come segnale da parte di tutte le componenti dell'Universtà e presa d'atto dell'impossibilità di un regolare funzionamento dell’università nelle attuali condizioni e prospettive.

Chiediamo a tutto il mondo universitario di non limitarsi ad appoggiare la protesta, ma di prendervi parte attiva, ciascuno con il proprio ruolo e peculiarità nell'interesse generale.

Crediamo che ogni tentativo ed espediente teso ad aggirare il disagio provocato dalle indisponibilità sia un atto contro l'università pubblica.

L'accelerazione dell'iter alla camera richiede una risposta forte e collettiva.

- Fin da subito sarà necessario costruire momenti comuni con gli studenti (assemblee, lezioni in piazza, didattica alternativa, iniziative di protesta e sensibilizzazione) dentro e fuori gli atenei, per accrescere il consenso intorno alla protesta e decidere l'agenda e le forme delle mobilitazioni territoriale coordinandosi anche con i precari, gli studenti e i lavoratori dell'università. In particolare riteniamo cruciali le giornate di inizio ottobre: 4, 5 e 6, anche considerando l'importante mobilitazione degli studenti medi dell'8 ottobre e lo sciopero già indetto nella stessa data.

- proponiamo a tutte le componenti dell'università e del mondo della conoscenza alle forze sociali e politiche che hanno a cuore la sopravvivenza di questo sistema e il suo rilancio di organizzare in coincidenza dell'inizio dell'iter parlamentare del DdL un presidio-manifestazione a Montecitorio .

- L'assemblea ritiene indispensabile avviare un percorso condiviso con la scuola la ricerca e l'università per una mobilitazione comune, che esca fuori dalle mura degli atenei.

Per questo sarà importante connettersi alle altre mobilitazioni in difesa del lavoro, della dignità dei lavoratori e per il bene comune.

venerdì 17 settembre 2010

SE QUESTA E' UNA PROTESTA

Avvertiamo subito i lettori: questo post vuole essere volutamente ironico, non vogliamo offendere, non vogliamo etichettare in maniera pregiudiziale. Vogliamo solo, scherzosamente, fare qualche commento generale sulla mitica assemblea R29A di oggi alla Sapienza. Andiamo per punti.
1) Con la trasmissione streaming non ci siamo proprio. Risoluzione elevata, server di trasmissione lento, rumori di sottofondo; e poi gente che passava davanti all'oratore, il Chairman (si sa, noi di Apri si va parecchio a conferenze anche se siamo precari) che non riesce a tenere i focosi oratori nei tempi stabiliti; brusii di contestazione che arrivano prima dell'immagine. Insomma, un disastro. Chi gestisce la tecnologia di R29A? tecnici amministrativi? Occhio che Merafina ha di sicuro diversi "assistenti del ruolo in esaurimento" bravissimi a smanettare sul computer.
2) Abbiamo capito che la protesta consiste nel non darsi disponibili per fare lezione. Secondo Ferretti è un'arma micidiale, ma hic et nunc (i soci Apri sanno il latino, per gli altri "qui ed ora"). In effetti, se PO e PA insegnassero un po' di più sarebbe un'arma più spuntata. Ma quanto c'è di bluff? Più che dei precari disperati che insegnerebbero gratis, Ferretti & co si dovrebbero guardare da molti loro colleghi cui verrà fatta qualche vaga promessa tipo "ci sarebbe quel posto da associato...". Si sa, la Rivoluzione non è un pranzo di gala.
3) Il numero di rivoluzionari in maglietta, borsina di tela e capelli neri ricci è costante nel tempo. Facevamo l'università e ce ne erano sempre un certo numero. Appello ai biologi, anche non Apri: studiate questo fenomeno genetico?
4) Il sindacalista della CISL è stato fantastico. In cravatta, molto istituzionale, ha svolto un ragionamento che rimarrà nella storia. Ecco in breve il suo sillogismo, pura logica aristotelica "In Italia ci sono pochi professori. Dobbiamo reclutare. Il governo, abolendo i ricercatori, segue l'esempio della Spagna dove non ci sono i ricercatori. Ma il governatore Draghi ha detto al governo: seguite l'esempio della Germania. In Germania ci sono 150000 ricercatori. E quindi occorre reclutare..." (applausi)
5) Meloni & il PD. Sono stati contestati, derisi, bistrattati. Il povero Meloni, molto più magro della media degli oratori, ha perorato la causa del partitone. Ha chiesto a R29A di non essere settaria, di pensare anche ai precari; di appoggiare il pensionamento anticipato. Ha detto di credere al ruolo unico. Ma poi, subissato di fischi, ha tirato fuori l'arma finale: il PD è per fare 15-18000 associati in tre anni. Gli ingrati della R29A hanno detto: aspettiamo i fatti.
6) Marino & il PD. Ha detto: fuori dalle balle gli opelegizzati della 382 che non fanno nulla. Bravo! Come si fa? Si mettono nella gabbia con l'orso Knut? Una proposta: l'orso Knut commisario dell'Anvur.
7) Ferretti dice: non c'è protesta senza i precari, occorre aiutare chi non ha niente. Grazie, molti di noi sono adottati a distanza. Poi afferma: "il giorno che diventassi Ordinario, ma i precari non avessero un pre-ruolo che poi li porta all'immissione in ruolo, avrei fallito con la mia protesta". E da precari aggiungiamo: il giorno che avessimo il pre-ruolo ma i laureandi non avessero il pre-dottorato, avremmo fallito nella protesta. Anche l'ADI, il giorno che i laurandi avessero il pre-dottorato ma i maturandi non avessero la pre-laurea, avrebbe fallito nella protesta. L'avevamo detto che un giorno saremmo andati nei reparti di neonatologia a fare i Concorsi (truccati) per Ordinario.
8) Gli studenti, come sempre, sono incazzati. Vogliono il diritto allo studio (giusto), vogliono un'università che gli insegni qualcosa (giusto). Vogliono che la Gelmini se ne vada, che l'Università non si svenda al privato. Vogliono la fantasia al potere. Vogliono meno SUV nei campus. Qualcuno vorrebbe anche tirare una legnata al povero Bonanni (ma la CISL propone 150000 ricercatori, che ingrati).
9) Decleva per scherzo voleva gassare tutti gli RTI, almeno così dice il Chairman. Ci accontenteremmo che l'ONU sanzionasse il CUN, scriveremo a Decleva.
10) Ma i famosi 2/3 promossi-cooptati e i 12000 associati della Gelmini? Ma sopratutto: INXULATOR, hai trovato l'ESSELUNGA chiusa che non sei andato a tirare le uova agli RTI? In fondo in fondo ci speravamo.
C'è un'Italia che non cambia mai. Quando la pacchia perdura se la gode felicemente. Quando la pacchia finisce, si ribella. E' venerdì 17, cosa pretendevate?

L'editoriale di Darth: Riunione Rete29Aprile live-blogging




Si sta svolgendo a Roma l'Assemblea nazionale della Rete29Aprile. Lord Fenner ci aggiorna live sui vari interventi e proposte. Dal punto di vista del Lato Oscuro, ovviamente...
Inizio programmato ore 10:30
Ore 10.45: rumori di fondo
Ore 11.00: movimento (in sala), forse parte
Ore 11.05: macche'....

Ore 11.10 timida richiesta: "Cominciamo a sederci, che ne dite?"

Ore 11.15 niente da fare, nel frattempo intervistano qualcuno davanti al palco

Ore 11.25 E infatti e' Bartolomeo Azzaro

Ore 11.30 Azzaro ha concluso le interviste, si comincia.

Azzaro: no richieste corporative, ma lavorare peril bene comune, il dialogo con gli altri e' importante, e Napolitano ci considera

Ferretti: rievoca il percorso della Rete29Aprile, non ci sono solo i RTI, ci sono anche gli altri

Ore 11.35 salta la connessione

Riparte la connessione, sul palco un ricercatore (Alessandro Pezzella) illustra in powerpoint che la riforma Gelmini non rilancia l'Universita' ma la affossa. Soprattutto dal punto di vista dei finanziamenti. Esistono "strane coincidenze" fra l'approvazione del DDL e le visite di Berlusconi alle Universita' private. Non e' vero che ci sono troppi prof, universita' sedi, che la docenza costa troppo. Non e' vero che non esiste una distribuzione a piramide del personale universitario. E' tutta una manovra per premiare le universita' private. La riforma spinge all'esternalizzazione degli organi di governo e dei docenti. Se la riform non passa e' un bene per il paese.

Ore 11.50 La connessione viene e va. Togliete il video e lasciate solo l'audio!

Lo stesso oratore contesta il ricatto "risorse per riforme" del duo Tremonti e Gelmini.

La Rete presenta una riforma organica, non corporativa, "per aiutare la Gelmini a fare il ministro bene", perche' l'Universita' e' viva e lotta insieme a noi.

Ore 11.55 Altro oratore (Guido Mula?): illustra i termini del DDL Gelmini dal punto di vista dei RTI. Sottolinea che il documento della Rete e' condiviso ed elaborato da molte persone e nodi.I RTI vogliono essere riconosciuti docenti ma senza passaggio a PA. Siccome insegnano, vogliono il titolo di docente e qualcosa in piu'. L'Universita' e' troppo gerarchica e i posti contingentati. Servono PIU' docenti e PIU' soldi per arrivare ad averne un numero adeguato al numero degli studenti. Le progressioni di carriera sono importanti, i concorsisono stati bloccati a lungo e questo ha ormai azzerato qualunque meritocrazia. Inoltre mancano i soldi per le progressioni. Il pre-ruolo crea precariato e si sfrutta la gente. Ci vuole una figura pre-ruolo tenure track reale. Per gli studenti, va potenziato il diritto allo studio. Anche come didattica di qualita'.

La connessione salta ancora...

Ore 12.15 Altro oratore (boh). Si sente, poi arriva il video e salta tutto.

Ore 12.20 Aperti gli interventi liberi, su prenotazione.

Arriva Piero Graglia a moderare la sessione. La connessione si perde di nuovo.

Sul palco un nuovo oratore, da 40 anni nell'Universita', par di capire.

12.40 A singhiozzo, prima un Prof accademico dei Lincei (intervento perso), poi un giovane che in due scampoli di connessione incita alla rivolta (mah)

Graglia (?) riferisce di incontro con Decleva (boss CRUI) che ipotizzava, ironicamente, l'uso delle camere a gas per eliminare il probelma di RTI.

Precario Tomassini(?) al microfono. Non va... Non bisogna mirare a spartirsi le elemosine. Bisogna guardare al futuro, possibilmente tutti insieme RTI, precari, amministrativi... Sulle rivendicazioni cade la linea!

ore 12.55 scatta il filmato!! Pero', anche li', si pianta (sul faccione di Bonaiuti)

ore 13.00 Lo sapevate? Testimonianze dei precari degli enti

Parla una precaria della Rete Ricerca Pubblica. La connessione salta ancora...

Ore 13.05 La platea urla un NO, ma mi son perso il perche'.

Ludovica Ioppolo dell'ADI prende la parola: la qualita' non si coniuga con la precarieta'. L'ADI fara' in modo che i suoi non coprano la didattica rifiutata dai RTI. Chiede di ricominciare a manifestare e di fissare le date.

Sul palco un nuovo oratore (nome perso). Si chiede "Che cosa facciamo assieme?". Se stiamo insieme, ci sara' un perche'? Sara' il caso di scoprirlo, stasera? Invita i RTI a fare lezione per spiegare i mali dell'Universita' (lo dicevo io, tenete corsi sulla filmografia di Moana Pozzi...)

Nuovo oratore (chi?): ci sono sprechi, nell'Univ,  di cui nessuno si occupa. Perche' non si tagliano quelli? La societa' e' bloccata, la ricerca sottofinanziata etc...

In Aula, la gente fa casino, Graglia (ma e' lui?) si incazza.

Ore 13.30 Fine degli interventi programmati?

Parla uno studente di rednet (collettivi). E' imbelvito sul diritto allo studio. Chiede un documento chiaro, con posizioni precise e dure, senza mediazioni. (quali?). Dove stiamo andando? Quale Univ stanno pensando? Rettori e prorettori ci svendono, bisogna fare un fronte unitario che faccia capire a tutti che ci girano i coglioni. E allearsi con quellic he tirano i fumegeni a Bonanni (o, lo dice lui eh?). La distribuzione dei fondi in maniera premiale premia solo gli atenei anglosassoni e costringe, causa fusioni fra atenei scarsi, la gente a doversi spostare. Non ci sono fannulloni all'Universita' e va fatto capire alla gente.  Invita a mantenere l'indisponibilita' a tenere le lezioni.

Al microfono Luigi Spagnolo, ricercatore TI di ***. La connessione viene e va... perso

Arriva Carlo, RTI Bari, amico di Graglia (ce lo dice lui). "Siamo sull'orlo di un vulcano" Mah, vista la qualita' della connessione direi di un buco nero.... Ci vuole una conferenza di prof, ricercatori, studenti per proporre un DDL alternativo. Quello che c'e' va bloccato. E vanno bloccati gli anni accademici. 

Nuovo oratore (chi?): la mobilitazione di oggi e' unica (e il 2003? il 2005? il 2008?). Lo sciopero (?) dei RTI e'unico (concesso), conseguenza a 30 anni di distanza della 382/1980. E' importante la proposta 29aprile sul ruolo unico e sulla figura unica pre-ruolo.

Nuovo oratore (giovane, nome perso, studente, parrebbe): diritto allo studio, DDL da buttare... Colleghiamoci ai precari della scuola, agli studenti medi, agli operai di Pomigliano...

Arriva Meloni (PD): non vogliamo lucrare consenso. E' l'unica finta riforma che potrebbero fare, quindi dobbiamo vigliare, insieme. Parla di massimi sistemi, ma cogliendo una parola ogni 3 e' impossibile capire... Propone 15-17000 RTI-->PA nei prox 6 anni. 

La sala rivendica il ruolo unico e contesta Meloni.

Taramasso (ACT sulla rete?) mostra dati in ppt sul reclutamento in base al DDL Gelmini.

Al microfono Francesca ricercatrice di Bologna. Informa sulla mobilitazione a Bologna. Un nuovo 1977 in arrivo? Fra 20 anni una nuova Lucia Annunziata ad ammorbarci la seconda serata?

Parla ora D'Andrea, sindacalista CISL. Snocciola dati che forse non conosce benissimo. Fermatelo prima che cominci a disegnare grandi opere sulla lavagna! Propone di abolire i PA. Propone la chiamata diretta per i RTI con abilitazione nazionale (avvertitelo che c'e' gia', nel DDL).

14.35 Ferretti (RTI) al microfono. Son finiti i soldi, il mondo e' finito. E bisogna fare casino, mica petizioni, mozioni, lettere... I precari rischiano di farsi comprare per far fallire la protesta dei RTI. Quindi i RTI devono interessarsi della sorte dei precari, senno' poi li fregano. Bisogna allearsi con gli studenti. Bisogna lottare tutti insieme con studenti, prof, insegnanti.

14.50 Altro oratore (di Pisa?) riferisce della situazione in Toscana. Invita tutti a sostenere la portesta dei RTI

14.55 Ignazio Marino (PD). Rievoca i tempi dell'Ope LEgis E DICE CHE VANNO CACCIATI GLI OPELEGIZZATI CHE NON FANNO NULLA!!! Grande!

15.00 Nuovo oratore (?). La connessione cede di schianto. Capisco a posteriori che era GIULIO PALERMO vecchia conoscenza dei nostri blog...

15.10 Nuovo oratore (?). Blocchiamo il DDL perche' a noi non ci hanno consultato.

Segue una ricercatrice TI, scatenata sui tagli al FFO. Soprattutto per i tagli agli scatti di anzianita'.

15.20 Altri interventi, la connessione ballerina se li mangia tutti.

15.50 Alcuni interventi, sempre sull'allargamento della protesta fino ad includere, forse, gli zapatisti messicani, e sulla mancanza di fondi. Proposte di picchetti a Montecitorio, di occupazione degli atenei...

16.15 Parla Luca Schiaffino ma anche qui, la connessione maledetta...

16.20 Lavorano intorno a un computer, forse per stilare il documento finale.

16.30 Ferretti legge il documento che viene corretto live in assemblea: appena disponibile lo linkeremo.