venerdì 29 gennaio 2010

Rientro dei cervelli, ma solo per quelli superveloci!!



Il programma "Rita Levi Montalcini" sul rientro dei cervelli, annunciato l'anno scorso in pompa magna per il centenario della illustre scienziata, e'stato infine pubblicato il 21 dicembre. Le linee guida e i dettagli in merito al programma, invece, solo il 19 gennaio: la scadenza per la presentazione delle domande rimane incredibilmente fissata a stanotte, 29 gennaio, come si puo' leggere nel verbale sottostante (il sottosegretario Pizza risponde ad una interpellanza della Deputata PD Laura Garavini).

In pratica, tutti gli interessati dovevano essere gia' preparati con progetti, documenti e soprattutto istituti di ricerca pronti ad accoglierli trionfalmente, il tutto proprio sotto Natale, con scadenza fissata al 27 dicembre. Salvo poi ottenere chiarimenti e soprattutto venire a conoscenza della proroga al 29 gennaio, ma solo il 19!!! Va bene che come programma di rientro non e'sto granche' (come tutti quelli passati, del resto), ma, sul serio, chi volete prendere in giro?


(Tempi e modalità per la presentazione delle domande relative al «Programma per giovani ricercatori», stabiliti dal decreto ministeriale del 27 novembre 2009 - n. 2-00584)

PRESIDENTE. L'onorevole Garavini ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00584, riguardante tempi e modalità per la presentazione delle domande relative al «Programma per giovani ricercatori», stabiliti dal decreto ministeriale del 27 novembre 2009 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

LAURA GARAVINI. Signor Presidente, con il decreto ministeriale del 23 settembre 2009, n. 45, si sono destinati 6 milioni di euro al Programma per giovani ricercatori, con l'intento di favorire con contratti a tempo determinato il rientro nelle università italiane di giovani ricercatori che operano stabilmente all'estero. Con il successivo decreto del 27 novembre 2009, si sono andati a delineare i criteri di selezione delle richieste e di reclutamento e si è stabilito che le domande devono essere presentate entro e non oltre il 29 gennaio 2010, ovvero nella giornata di domani. Questo decreto è stato, però, inserito sul sito in modo tale da far sì che questo termine di 30 giorni previsto dal decreto si sia ulteriormente ridotto, lasciando quindi agli eventuali interessati soltanto pochi giorni per potersi candidare. Tra i requisiti richiesti è prevista la presentazione di tutta una serie di documentazioni che include, tra l'altro, anche il ricorso a lettere di presentazione da parte di istituti stranieri. Operando questi ricercatori all'estero e dovendo comprovare una documentazione che richiede anche il rapporto con importanti istituti di ricerca all'estero, la nostra richiesta al Ministero è di prolungare i termini per la presentazione delle domande.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Giuseppe Pizza, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, il decreto ministeriale 27 novembre 2009, relativo al Programma per giovani ricercatori Rita Levi Montalcini, finalizzato a favorire l'internazionalizzazione dell'università italiana offrendo a giovani studiosi stranieri ed italiani impegnati all'estero l'opportunità di svolgere attività didattica e di ricerca in Italia, è stato registrato dalla Corte dei conti il 16 dicembre, pubblicato sul sito del Ministero in data 21 dicembre 2009 ed il giorno successivo è stata aperta la procedura informatica per la presentazione delle domande.
Con l'avviso, cui fa riferimento l'onorevole interrogante, apparso nell'area notizie del citato sito in data 19 gennaio 2010, si è inteso fornire chiarimenti in merito al programma, nonché richiamare l'attenzione sul nuovo termine di scadenza per la presentazione delle domande, previsto per il 27 dicembre 2009, cioè entro e non oltre trenta giorni dalla data della pubblicazione del decreto, e prorogato al 29 gennaio 2010.
Tale proroga è stata disposta esclusivamente al fine di consentire agli interessati in possesso dei requisiti (titolo di dottore di ricerca o equivalente conseguito da non più di sei anni e che, alla data del 27 novembre 2009, risultino stabilmente impegnati all'estero da almeno un triennio in attività didattica o di ricerca), un più ampio lasso di tempo per la preparazione della documentazione necessaria anche in considerazione del periodo di festività natalizie.
Infine, si fa presente che non sono previste ulteriori proroghe al termine del 29 gennaio 2010.

PRESIDENTE. L'onorevole Garavini ha facoltà di replicare.

LAURA GARAVINI. Signor Presidente, ci rincresce molto che da parte del Ministero non ci sia stata la disponibilità alla proroga ulteriore dei termini. È vero che c'era stata questa iniziale proroga, però poi, tra la pubblicazione sul sito Internet del Ministero e la scadenza effettiva del bando, intercorrono soltanto dieci giorni.
Quindi, ci si può immaginare come per i ricercatori operanti all'estero risulti particolarmente complicato rispettare queste scadenze. Ci viene da temere che non vi sia assolutamente l'intenzione di favorire il rientro dei ricercatori italiani dall'estero, quando invece ce ne sarebbe un bisogno straordinario e potrebbero dare un apporto notevole anche proprio in termini di internazionalizzazione del sistema della ricerca italiana. Per attestare quanto sto dicendo, ci tengo semplicemente a riportare alcuni dati del Censis, secondo il quale in Italia soltanto l'1,4 per cento dei dottorandi di ricerca hanno avuto esperienze all'estero. In Inghilterra questa percentuale ammonta invece al 30 per cento. Allora, il rientro di cervelli italiani che hanno svolto e adempiuto in modo spesso estremamente prestigioso il ruolo di ricercatore all'estero potrebbe essere per l'appunto un apporto straordinario a tutto il sistema della ricerca italiana. Noi viviamo nell'era della conoscenza, addirittura vi sono Paesi che si litigano i ricercatori che possano dimostrare di avere avuto esperienze di ricerca in altri Paesi. Si parla così spesso dell'era della world brains war, cioè della battaglia globale per i cervelli, dove appunto ci si rincorre per attrarre cervelli da oltre confine. Trentasei Paesi, tra cui le principali economie del mondo, hanno messo in campo politiche mirate ad attrarre cervelli dall'estero; invece, in Italia continuiamo a non dare assolutamente rilievo al tema e all'ambito della ricerca. Questo Governo dovrebbe capire che l'investimento nella ricerca è vitale per il progresso dell'intero Paese; invece, nello specifico, prevedendo questi limiti anche temporali, signor sottosegretario, è praticamente impossibile - intendo rimarcarlo - ottenere tre istituti che siano disposti ad accogliere i candidati in così brevi tempi.
È un regolamento che quindi rischia di favorire persone che hanno forti contatti personali, semmai di parentela, con istituti ed università italiane e sfavorisce invece candidati, anche stranieri, che abbiano pochi contatti personali in Italia. Per giunta, i requisiti richiesti nei tempi stretti di fatto penalizzano candidati che hanno lasciato da tempo l'Italia e hanno diluito i loro contatti con istituti italiani, cioè quelli che in genere sono diventati più indipendenti scientificamente e sono quindi capaci di produrre progetti validi e competitivi. Per questi candidati non è possibile ottenere una serie di documentazione in così poco tempo. Quindi, il bando contiene una norma che favorisce persone con forti contatti personali e sfavorisce, invece, candidati potenzialmente molto validi dal punto di
vista scientifico.

mercoledì 27 gennaio 2010

Emendamento del PD sui concorsi da ricercatore. E ora come faranno le università che non vogliono bandire?


Fallisce, per fortuna, il tentativo (di alcuni deputati del PDL) di ripristinare il pensionamento a 75 anni nelle università private
Il Governo va sotto in aula sul DDL sui "Lavori usuranti" su un emendamento dell'On. Manuela Ghizzoni riguardante i concorsi per ricercatore. L'emendamento modifica una norma del decreto-legge 180, stabilendo che almeno il 60% della metà delle risorse rinvenienti dai pensionamenti deve essere impiegata nell'assunzione di ricercatori universitari e non, come avveniva finora, anche per l'assunzione di contrattisti ex-legge Moratti (che peraltro andavano secondo regole stabilite da ciascun ateneo, spesso tutt'altro che trasparenti).
Ricordiamo la polemica delle scorse settimane con il Rettore dell'Università di Trento, il quale aveva annunciato di volere utilizzare tutte le risorse dei pensionamenti per l'assunzione di contrattisti e non di ricercatori. Questo emendamento potrebbe radicalmente cambiare le carte in tavola.
Bocciato invece, dopo la sospensione della seduta, per soli 3 voti, l'altro emendamento, che mirava a snellire le procedure dei concorsi da ricercatore, limitando il colloquio solo ai migliori tre della valutazione di titoli e pubblicazioni.
Di seguito il resoconto della seduta (tratto dal sito della Camera dei Deputati).
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PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 10 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C.1441-quater-C). Nessuno chiedendo di parlare sull'articolo 10 e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
GIULIANO CAZZOLA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti Ghizzoni 10.1 e 10.2.
PRESIDENTE. Il Governo?
PASQUALE VIESPOLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
MANUELA GHIZZONI (PD). Signor Presidente, l'obiettivo dell'emendamento in esame è molto semplice ed è finalizzare le risorse degli atenei che si rendono disponibili dal pensionamento del personale per assumere ricercatori a tempo indeterminato e non per attivare i contratti di ricerca a tempo determinato introdotti dalla legge Moratti del 2005. Insomma, se dovessi fare una battuta direi che a fronte dei pensionamenti creiamo posti di ruolo, posti «sicuri», per richiamare un'espressione recentemente utilizzata anche dal Ministro Tremonti.Io qui, colleghi, non farò un'apologia del posto fisso nel settore della ricerca. Voglio limitarmi a riportare alla vostra attenzione un dato di realtà, cioè di migliaia di giovani ricercatori di talento che premono alle porte dell'accademia italiana per innovare la ricerca del nostro Paese e per innovare la didattica del sistema universitario. Eppure voi, con questo parere negativo al nostro emendamento, che quindi respingete, condannate questi giovani ad invecchiare nella precarietà, senza comprendere - questa è la cosa più grave - che così facendo voi condizionate non soltanto il loro talento ed il loro futuro, ma soprattutto continuate a compromettere la competitività del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
SIMONE BALDELLI (PDL). Signor Presidente, a me francamente sembra un po' forte come espressione quella che afferma che il relatore e il Governo, non dando un parere favorevole a questo emendamento, condannino nel limbo della precarietà una quantità «x» di ricercatori. Questa francamente mi sembra una posizione un po' eccessiva. Vi è stato un confronto anche in Commissione su questi temi e questi sono peraltro emendamenti che sono stati già presentati in Commissione e ripresentati poi per l'aula. In Commissione vi è stato un confronto anche piuttosto sereno. Si rimane con una diversità di posizioni legittima, io credo, riconosciuta da entrambe le parti.Sappiamo benissimo che il settore universitario, che peraltro viene toccato da questo articolo ma anche dal successivo, in particolare da quello riguardante il pensionamento dei docenti nelle università private e su cui magari diremo anche qualcosa, qualora dovesse sorgere un dibattito a riguardo. Evidentemente, si tratta di un tema complesso e delicato, che dovrebbe essere affrontato in un provvedimento specifico, così come, da tempo, il Governo sta auspicando, e su cui credo stia anche lavorando. In questa fase, anche a fronte delle necessità di copertura finanziaria dei provvedimenti che sono al nostro esame e che ci accingiamo a votare, credo che sia assolutamente legittimo, riconoscibile e condivisibile il parere contrario espresso dal relatore Cazzola sull'emendamento in oggetto. Vorrei aggiungere un'ulteriore riflessione. Ove è stato possibile - ne è testimone il sottosegretario Viespoli, che ha seguito da vicino tutto il provvedimento - abbiamo cercato di venirci incontro nel rispetto legittimo delle posizioni, e di trovare - questo è stato il lavoro, quasi certosino, fatto dal relatore - dei denominatori comuni per riuscire a raccogliere, intorno al testo al nostro esame in terza lettura, il più ampio consenso possibile. Ho motivo di ritenere che ciò sia stato fatto, anche in relazione agli articoli. Pertanto, credo che, dove non vi è stato più margine per poter cucire un consenso più ampio di quello del confine della maggioranza sul testo che abbiamo di fronte, non si possa o non si sia potuti andare oltre. Quindi, preannuncio, ovviamente, che il voto del Popolo della Libertà sarà conforme al parere espresso dal relatore e che, quindi, sarà un voto contrario.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ghizzoni 10.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).
Prego i colleghi di prendere posto. È la prima votazione del pomeriggio, consentiamo a tutti di votare.Onorevole Coscia... onorevole Di Centa... onorevole Vico... onorevole Della Vedova...È la prima votazione del pomeriggio, pertanto aspettiamo tutti coloro che devono ritirare la propria tessera. Si tratta di colleghi sia del Partito Democratico sia del Popolo della Libertà, quindi aspettiamo che ritirino le proprie tessere.Onorevole Brandolini... onorevole Vannucci, sostituisca la tessera...
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Presidente, chiuda la votazione!
PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, non funziona la tessera.Onorevole Petrenga... onorevole Jannone... onorevole Lainati... onorevole Milo... aspettiamo... l'onorevole Petrenga non ha ancora votato...
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Presidente! Chiuda la votazione!
PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, l'onorevole Petrenga non riesce a votare! Per cortesia! Vi è anche l'onorevole Brandolini, che appartiene al suo gruppo! Prego, onorevole Petrenga...
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Questa è una farsa!
ROBERTO GIACHETTI. Lupi sei sempre tu! Fai un paio di telefonate!
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Vergognati! PRESIDENTE. Onorevole Granata... l'onorevole Petrenga ha votato? Onorevole Santelli... onorevole Capodicasa, l'aspettiamo.
ROBERTO GIACHETTI. Buffone!
PRESIDENTE. È la prima votazione: l'onorevole Capodicasa e l'onorevole Santelli sono in Aula e hanno diritto di votare. Prego.Onorevole De Torre...
ROBERTO GIACHETTI. Lupi, chiama qualcuno al telefono!
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Vergognati!
PRESIDENTE. L'onorevole De Torre ha votato? Onorevole Di Staso... fate votare l'onorevole Di Staso...C'è l'onorevole De Torre che non riesce a votare. Un deputato che è presente in Aula ha diritto di votare, perdonatemi!Prego, onorevole De Torre, e anche onorevole Colombo. Ha votato, onorevole Colombo? Onorevole De Torre, ha votato?
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiudi!
PRESIDENTE. Chiuderò quando l'onorevole De Torre mi avrà detto di aver votato, scusatemi.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Ma v.....
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni) (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Italia dei Valori e Unione di Centro).
(Presenti e votanti 436 - Maggioranza 219 - Hanno votato sì 222 - Hanno votato no 214).
ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, non ho alcun dubbio che coloro che sono presenti in Aula nel momento in cui viene indetta una votazione abbiano il diritto di votare, però mi permetta, signor Presidente, lo dico sommessamente, basta prendere i tempi normali di votazione.
PRESIDENTE. Ricordo all'onorevole Borghesi gli ultimi tre colleghi che hanno votato sono, tra l'altro, colleghi del Partito Democratico, come l'onorevole Colombo e l'onorevole De Torre: questo a dimostrazione dell'imparzialità della Presidenza.Passiamo alla votazione dell'emendamento Ghizzoni 10.2. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ghizzoni.Prendo atto che l'onorevole Ghizzoni vi rinuncia.
SILVANO MOFFA, Presidente dell'XI Commissione. Signor Presidente,credo che sia opportuno sospendere la seduta... (Commenti dei deputati dei gruppo Partito Democratico)
PRESIDENTE. Scusate, il presidente Moffa sta avanzando una proposta, poi chi vuole intervenire lo farà.
SILVANO MOFFA, Presidente dell'XI Commissione. Ho il diritto di fare una proposta?
PRESIDENTE. Ci mancherebbe altro, presidente Moffa, c'è solo un po' di agitazione.
SILVANO MOFFA, Presidente dell'XI Commissione. Credo che dopo la votazione che si è appena svolta sia anche necessario capire quale sia l'impatto di questa norma sul complesso del dispositivo che stiamo approvando.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, atteso che resta soltanto un altro emendamento riferito a questo articolo, noi riteniamo che sia più utile capire questo impatto dopo il voto su tale ultimo emendamento. Chiediamo, pertanto, che venga posta ai voti la proposta di sospensione.
PRESIDENTE. Sulla richiesta di sospensione interverranno un deputato contro e uno a favore.Prendo atto che nessuno chiede di parlare contro.
GIUSEPPINA CASTIELLO. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori. Credo che sia vergognoso, se non fuori luogo per chi ricopre un incarico importante in questa assise...
PRESIDENTE. Chiedo scusa, onorevole Castiello, ma adesso devono parlare un deputato a favore e uno contro la richiesta di sospensione; poi potrà intervenire sull'ordine dei lavori.Ha chiesto di parlare a favore l'onorevole Fedriga.Ne ha facoltà.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, intervengo a favore della richiesta di sospensione, perché, nonostante le opportunità delle opposizioni di mandare «sotto» la maggioranza, così come è avvenuto con l'ultima votazione, credo che sia importante che risulti un testo chiaro di cui si comprenda il significato, senza gli emendamenti che avevano avuto un parere contrario del relatore e del Governo e che rischiano adesso di stravolgere il senso di ciò che la Commissione e la maggioranza avevano indicato.Quindi credo che sia utile sospendere perché il Comitato dei nove possa riunirsi per capire quello che è successo esattamente. Con la stessa logica che abbiamo utilizzato ieri - e ricordo la buona volontà della maggioranza e dei gruppi di maggioranza che hanno rinviato la discussione a questa mattina per capire il senso degli emendamenti indicati dalla Commissione bilancio - allo stesso modo penso che oggi sia giusto e responsabile anche da parte dell'opposizione - e lasci perdere per una volta l'attacco politico e sia responsabile nella votazione di una norma cui dovranno sottostare i nostri cittadini - sospendere per permettere la riunione del Comitato dei nove per capire anche in poco tempo - però capire - ciò che è avvenuto e sapere se possiamo andare avanti in modo normale e con il normale svolgimento dei lavori oppure se il Comitato dei nove e il relatore dovranno prendere delle decisioni per andare a rendere il testo comprensibile e lineare.
PRESIDENTE. Presidente Moffa, solo per indicarlo con chiarezza: per quanto tempo lei ritiene che sia necessario sospendere la seduta?
SILVANO MOFFA, Presidente della XI Commissione. Signor Presidente, penso per un quarto d'ora.
PRESIDENTE. Un quarto d'ora o venti minuti. Sta bene.Passiamo ai voti.Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la sospensione dell'esame del provvedimento, proposta dal presidente della XI Commissione Moffa, per circa venti minuti.Dichiaro aperta la votazione. Onorevole Vico, vogliamo permetterle di votare, onorevole Vico! Onorevole Coscia, ha votato? Onorevole Ruvolo... onorevole Sardelli... onorevole Mondello... onorevole Conte... onorevole Barbareschi... onorevole Barbareschi, ha votato? Onorevole Calderisi, ha votato? Onorevole Calderisi, l'aspettiamo. Ce ne sono innumerevoli di tessere. Possiamo far votare l'onorevole Calderisi?(È approvata). La Camera approva per cinque voti di differenza.

[DOPO LA SOSPENSIONE ... ]
PRESIDENTE. Ricordo che, prima della sospensione della seduta, è stato da ultimo approvato l'emendamento Ghizzoni 10.1. Ha chiesto di intervenire, anche perché deve dare esito del risultato del confronto in Commissione, il relatore, onorevole Cazzola, per riferire all'Assemblea sull'esito della riunione del Comitato dei nove.
GIULIANO CAZZOLA, Relatore. Signor Presidente, abbiamo esaminato la norma novellata dall'emendamento Ghizzoni 10.1 e abbiamo visto che non altera lo spirito e l'impostazione complessiva del provvedimento che, peraltro, incide in materia di lavoro. Queste norme, infatti, sono sull'università e sono state inserite al Senato in maniera un pochino aggiuntiva e collaterale, come spesso succede nei provvedimenti complessi come questo. Quindi, crediamo che si possa proseguire con i nostri lavori e, come prova di buona volontà rispetto all'incidente accaduto prima, il relatore modifica il parere sull'emendamento Ghizzoni 10.2 e si rimette all'Aula.
PRESIDENTE. Prendo atto che la Commissione non esprime più parere contrario sull'emendamento Ghizzoni 10.2 ma si rimette all'Aula. Il Governo?
PASQUALE VIESPOLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Ghizzoni 10.2.Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ghizzoni. Ne ha facoltà.
MANUELA GHIZZONI. Signor Presidente, innanzitutto ringrazio anche il relatore per avere modificato il proprio parere. Chiedo un minuto per spiegare il contenuto del mio emendamento 10.2 che, peraltro, lo dico soprattutto ai colleghi della maggioranza, va nel senso di rendere le procedure concorsuali più trasparenti, in linea con il dettato del decreto-legge n. 180 del 2008 che approvammo un anno fa in Parlamento. L'emendamento limita la discussione davanti alla commissione giudicatrice ai componenti di una short list, ovvero di una lista ristretta di candidati; in particolare ai primi tre che ottengono le valutazioni migliori per quanto riguarda la loro produzione scientifica e per i titoli. Il motivo è molto semplice, colleghi. Oltre a razionalizzare i lavori, come accade a livello internazionale, l'intento è, soprattutto, di impedire che questa discussione pubblica davanti alla commissione possa essere utilizzata per sovvertire l'ordine di merito della valutazione comparativa. In altre parole, per dirlo elegantemente, per evitare episodi di cooptazione irresponsabile. Quindi, credo che, se votassimo tutti insieme questo emendamento, faremmo davvero un servizio per norme concorsuali trasparenti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, chiedo di aggiungere la mia firma a questo emendamento perché sono perfettamente in linea con quanto detto dalla collega Ghizzoni. Stiamo trattando di norme estremamente delicate; l'università è ancora frutto di riflessioni e di proposte e in questo - Pag. 88 - momento si stanno studiando le norme relative all'università al Senato. Quindi, credo che andare nella direzione di una maggiore trasparenza, di garanzie, di serietà, di giustizia e di equità nei confronti di chi farà i concorsi, è tutto da guadagnare in quest'Aula e fuori. Quindi, il nostro voto sarà favorevole.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ghizzoni 10.2, sul quale la Commissione e il Governo si sono rimessi all'Assemblea.Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).
Onorevoli Vico, De Micheli, Coscia, Borghesi, Vaccaro e Crosetto...
Dichiaro chiusa la votazione.Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 492 - Votanti 485 - Astenuti 7 - Maggioranza 243 - Hanno votato sì 241 - Hanno votato no 244).
Prendo atto che il deputato Zinzi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, credo che, essendo noi in un'Aula parlamentare, nella quale la collega prima ci richiamava ad un linguaggio parlamentare, sia necessario anche un rispetto dei rapporti politici parlamentari. Quello che è accaduto poco fa è una farsa, che ritengo anche abbastanza poco rispettosa proprio dei rapporti politici tra le forze politiche. Il Governo e la maggioranza, invece di prendere in giro l'opposizione, hanno solo una cosa da fare: essere presenti in Aula, visto che l'elettorato li ha mandati qui in un numero consistente e andare avanti per la loro strada.Ma se il relatore si alza per prenderci in giro, dicendo che ha cambiato il parere sull'emendamento e che si rimette all'Aula, se il Governo riprende la stessa farsa alzandosi in piedi e dicendo la stessa cosa, mentre poi si dà mandato ai capigruppo di maggioranza di dare indicazione di votare contro quell'emendamento, ciò è semplicemente una farsa. È del tutto evidente che ciascuno di noi ha gli strumenti per rispondere alle farse attraverso i comportamenti parlamentari. Noi a differenza vostra - lo ripeto - siamo in Aula e vi battiamo ogni settimana. Cercate di fare altrettanto, perché questa farsa, per quanto ci riguarda, peggiora semplicemente i rapporti tra maggioranza e opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
[DOPO ALCUNI MINUTI SI VOTA SULL'EMENDAMENTO SUL RIPRISTINO DEL "FUORI RUOLO" (= IN PENSIONE A 75 ANNI) NELLE UNIVERSITA' PRIVATE ...]
GIULIANO CAZZOLA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Ghizzoni 11.1 ed esprime parere favorevole sugli emendamenti Porcino 11.2 e Vincenzo Antonio Fontana 11.3.
PRESIDENTE. Il Governo?
PASQUALE VIESPOLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore, tranne che per l'emendamento Vincenzo Antonio Fontana 11.3. Rispetto a quest'ultimo, coerentemente con il comportamento che il Governo ha assunto già al Senato in sede di iniziativa parlamentare, il Governo si rimette all'Assemblea.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, ieri, in apertura di seduta, il Presidente di turno ci ha letto il parere del Governo sul testo che abbiamo ora in esame, in ragione del quale si è riunita la Commissione bilancio, che ha espresso un parere, in ragione del quale ieri abbiamo rinviato questo dibattito ad oggi perché si dovevano risolvere alcune questioni.Con riferimento all'articolo 11, il parere che arriva dal dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, quindi da parte del Ministero dell'economia e delle finanze, recita: «Articolo 11: la disposizione intende escludere determinati istituti di istruzione universitaria a ordinamento speciale dalle disposizioni che fissano l'obbligo di rispettare, nell'ambito dei limiti di spesa per l'assunzione del personale delle università, determinate quote per l'assunzione di ricercatori e professori ordinari. Al riguardo, il Governo - capisco che l'onorevole Viespoli e il Ministro Tremonti sono fisicamente due soggetti diversi, - esprime parere contrario».Sicuramente ho una lentezza di riflesso e di pensiero. Essendoci, però, un emendamento che chiede la soppressione dell'articolo 11, vorrei capire con quale logica e conseguenza il Governo, che ieri, non una settimana fa, ha espresso un parere contrario sull'articolo 11, oggi si rimette all'Assemblea sull'emendamento Vincenzo Antonio Fontana 11.3 e dà parere conforme a quello del relatore, che ha detto che è contrario all'emendamento che sopprime l'articolo 11. Non so se basta andare in Commissione quindici volte per chiarirci le idee, però sarebbe utile saperlo.
[...]
GIOVANNI BATTISTA BACHELET. Signor Presidente, quando nove anni fa ero ordinario a La Sapienza rimaneggiai con scanner e computer un titolo del Corriere al quale avevo aggiunto un falso sottotitolo e lo misi in bacheca, attirando studenti e docenti e riempiendo il mio corridoio di molte risate. Il titolo autentico, tratto dalle parole dell'allora neo Ministro del lavoro Maroni era: «Chi vuole lavorerà fino a 80 anni»; il mio sottotitolo posticcio era: «Panico a La Sapienza».È merito dell'ultimo Governo Prodi aver cominciato a ridurre l'età pensionabile dei docenti universitari allineandola al resto dell'Europa e dei Paesi sviluppati, dove restare in servizio oltre la pensione è un'eccezione da deliberare caso per caso riservata a talenti straordinari con contratto e status diversi dal precedente. In questo spirito ritengo che dovremmo andare verso la pensione a 65 anni per tutti i docenti senza distinzione di fasce. Purtroppo - lo dicevo giorni fa a Londra parlando di università e ricerca agli amici del Partito Democratico e della Virtual Italian Academy - non sarebbe questo oggi a liberare posti per i giovani, a causa del blocco del turnover e del progressivo pesantissimo taglio del fondo di finanziamento ordinario dell'università (due provvedimenti di questo Governo che inceppano per costruzione il ricambio generazionale).Malgrado ciò, tornare indietro di decenni riportando la pensione dei docenti addirittura a 75 anni appare davvero assurdo; farlo poi solo per gli ordinari e solo per le università private appare curioso. Si annusa anche qui un provvedimento ad personam per mantenere in cattedra fuori tempo massimo qualche amico più uguale degli altri: è un emendamento incomprensibile ed inaccettabile e perciò su di esso voteremo contro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
VINCENZO ANTONIO FONTANA. Signor Presidente, volevo invece ribadire il concetto per cui i docenti universitari possono avere la possibilità di restare ancora altri tre anni, se non altro perché vanno fuori ruolo comunque e quindi non creano nessun problema né ai giovani docenti, né ad altri professori che eventualmente intendano sostituirli. Ma vi è di più: non vi è nessun onere per lo Stato, perché l'equivalente della pensione verrebbe comunque retribuita dalle università speciali e dalle università private che li assorbirebbero per questi tre anni di docenza. Si tratta di docenti che tra l'altro vengono scelti per la loro particolare professionalità e capacità, perché sappiamo come le università private selezionano i docenti: si tratterebbe quindi di persone che sono ancora in grado di dare tanto senza creare assolutamente interferenze, neppure per quanto riguarda i giovani docenti.
MANUELA GHIZZONI. Signor Presidente, intervengo solo per dire che questo è un emendamento assolutamente irricevibile che ha però un unico pregio: smaschera proprio l'ipocrisia e la demagogia con cui avete proceduto fino ad ora su due questioni che sono l'invecchiamento accademico in modo particolare, e il potere dei cosiddetti baroni. D'ora in avanti potremo dire che quando il Ministro invoca l'apertura dell'università ai giovani e soprattutto invoca una lotta contro i corporativismi, dovremmo invece intendere che volete mettere in cattedra fino a 75 anni solo i professori ordinari.È un emendamento assolutamente irricevibile; vi prego di riflettere su questo emendamento che è davvero una vergogna (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PASQUALE CIRIELLO. Signor Presidente, voglio muovere dalla premessa che ritengo che l'onestà intellettuale sia equamente distribuita tra i componenti di questa Assemblea. In ogni caso, è all'onestà intellettuale di ciascuno che faccio appello. Non vi è nulla di più dannoso che ideologizzare un problema che va affrontato in maniera assolutamente pragmatica. Si può essere ragionevolmente favorevoli ad un modello di istruzione fondato sul pubblico o sul privato, ma l'interesse del Paese si fa solamente mettendoli in competizione leale l'uno con l'altro, non creando degli scudi protettivi a favore di uno dei due comparti. Questo non è un bene per il Paese, ma è solo una «batosta» ulteriore per il sistema dell'istruzione pubblica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Passiamo ai votiIndìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vincenzo Antonio Fontana 11.3, accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione). Onorevoli Vico, Bossa, De Micheli...
Dichiaro chiusa la votazione.Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro e Italia dei Valori - Vedi votazioni).

(Presenti 507 - Votanti 502 - Astenuti 5 - Maggioranza 252 - Hanno votato sì 249 - Hanno votato no 253).

domenica 24 gennaio 2010

Tutti sul tetto?



DISCLAIMER: le affermazioni contenute in questo post non hanno la pretesa di esprimere il punto di vista di altri che non siano lo scrivente stesso, il quale e' per accidente il presidente dell'APRI. Mi scuso per l'utilizzo personalistico del blog dei ricercatori precari e, qualora fosse necessario, rimuovero' il post.
Si e' conclusa l'occupazione del tetto dell'Istituto da parte dei precari dell'ISPRA. L'accordo siglato fra rappresentanze sindacali e Ministero dell'Ambiente prevede che saranno rinnovati fino al 31-12-2010 i contratti scaduti a fine 2009, e sara' stilato un piano di nuove assunzioni tramite concorso per il triennio 2010-2012. 
E' certo positivo che si sia trovata una soluzione, sebbene temporanea, per coloro che rischiavano di restare senza uno stipendio (circa 200 persone). La promessa di nuovi concorsi lascia invece un po' perplessi, per una serie di motivi.
Nessuno ha parlato apertamente di stabilizzare (ovvero far diventare contratti a tempo indeterminato) i contratti dei precari accampati sul tetto dell'ISPRA. Questo non perche' non sia possibile (basta un provvedimento ad hoc del Ministro o, al limite, un DL, o un emendamento a qualunque legge in discussione in Parlamento), ma perche'  quelle pratiche meritocratiche invocate da tutti a parole verrebbero "saltate" nei fatti (hai fatto x anni di precariato=ti stabilizzo... e il merito?). Pero' la promessa dei nuovi concorsi arriva proprio in risposta alle proteste dei precari dell'ISPRA, e, in teoria, un concorso pubblico e' una competizione aperta fra tutti i candidati che rispondano a determinati requisiti. Quindi, sempre in teoria, se venissero messi a concorso 200 posti di qui al 2012, niente garantirebbe ai "precari sul tetto" che sarebbero proprio loro a vincerli (senno' dove starebbe, di nuovo, il merito)?
Nasce quindi un sospetto: che i concorsi siano, come capita ormai SEMPRE in Italia, un paravento. Guardando il regolamento in uso all'ISPRA fino ad oggi, il sospetto trova conferma: i candidati devono sostenere 3 prove (2 scritte, una orale), che assegnano fino a 90 punti sui 100 totali. Al curriculum scientifico dei candidati sono riservati 10 punti, di cui 5 specificamente assegnati in base all'anzianita' da precario accumulata PROPRIO all'ISPRA. Saranno queste stesse regole a individuare i vincitori degli annunciati concorsi? E in tal caso chi, tra quelli che hanno una minima conoscenza del "sistema", potrebbe sbagliare ad indovinare i nomi dei vincitori il giorno in cui usciranno i bandi?
Anche se in maniera discutibile, il DL180 ha stabilito che nei concorsi per ricercatore all'Universita' non ci saranno prove scritte od orali, e che il 100% della valutazione dei candidati sara' effettuata su titoli e pubblicazioni. E, soprattutto, non saranno concessi "punteggi riservati" a chi ha fatto il precario nella stessa struttura che bandisce il concorso. Che piacciano o meno, queste regole aiutano ad evitare che i candidati interni abbiano per legge e per pratica d'uso un vantaggio sugli altri che prescinde dal merito. La domanda e': perche' si invoca la rivoluzione meritocratica nelle Universita' e negli Enti di ricerca si lasciano invariate quelle regole che nella pratica hanno dimostrato di poter far vincere un candidato a prescindere dal merito? Che differenza c'e' fra un ricercatore universitario e un ricercatore del CNR o dell'ISPRA? O meglio, che senso ha applicare regole meritocratiche in un "giardino" e in quello vicino continuare a fare tutto come ai vecchi tempi? Caro Ministro Prestigiacomo, possiamo cambiare il regolamento anche all'ISPRA? Se teme la rivolta, e una nuova occupazione (beh, fare il Ministro significa assumersi responsabilita', ogni tanto), allora scriva un bel DM e consenta l'assunzione per chiamata diretta dei precari ISPRA. Cosi' ci eviteremo la manfrina del concorso farlocco e faremo dell'ISPRA il primo istituto di ricerca con un sistema di reclutamento simile agli omologhi europei (sperando che il Ministero poi faccia giustizia nel caso di assunzioni di incapaci).
Per concludere, vorrei riassumere alcuni preziosi insegnamenti che possiamo trarre alla vicenda ISPRA.
1) Il Governo e' debole. Va bene che era freddo, ma 50 persone accampate sul tetto per due mesi, in un istituto commissariato, hanno strappato il rinnovo di contratti che erano "a progetto" (se erano progetti, erano conclusi... pero' li hanno rinnovati), e nuovi concorsi per i prossimi 3 anni. Forse non tutte le Universita' hanno tetti accoglienti come quello dell'ISPRA, ma certo nelle Universita' per un risultato del genere se ne potrebbero smuovere 5000 di precari!
2) Le iniziative "eclatanti", se ben coperte dal punto di vista mediatico, pagano. La web cam, la rubrica giornaliera sul Fatto Quotidiano (ad opera dell'ex-addetto stampa dell'ex-Ministro Mussi), i filmati su youtube rilanciati dai principali quotidiani nazionali sono tutte trovate che hanno aggiunto un peso determinante all'occupazione.
3) I sindacati sanno dell'esistenza dei precari, ma finche' non vengono fatti incontrare (e questo tipo di iniziative lo rendono possibile, perche' l'occupazione rientra nel vocabolario del sindacato) non se ne interessano. Lamentarsi dell'assenza dei sindacati e' una pratica sterile: tirarli in ballo funziona di piu'.
Allora... Tutti sul tetto?

mercoledì 20 gennaio 2010

Sor Oste, e'bono er vino?



Il coordinamento nazionale dei ricercatori (strutturati, NdMPS) universitari (CNRU), ha stilato un documento per chiedere, in poche parole, che con la riforma Gelmini i ricercatori che abbiano fatto 6 anni di didattica vengano promossi senza se e senza ma professori associati. La proposta e'leggibile qui , sul sito del CNRU. Ed e' anche possibile votare a favore o contro l'iniziativa. Molti dei precari che leggono questo blog hanno gia'espresso seri dubbi sulla proposta: sembra niente meno che una Ope Legis nel migliore stile anni '80, fatta apposta per promuovere massicciamente chi e' "dentro" sottraendolo ad un confronto aperto e basato sul merito scientifico con chi invece e' "fuori", tenuto conto che nel DDL Gelmini si prospetta l'eliminazione per il futuro della figura del Ricercatore a Tempo Indeterminato (RTI) e si prevede che la posizione di ingresso a tempo indeterminato sia quella di professore associato.
Per questo vi invitiamo a cliccare qui e votare CONTRO questa proposta che avrebbe un effetto devastante sul futuro dei precari di oggi e di domani.
(nell'immagine, un raro scatto che ritrae l'invocatissimo Ben Altro e la sua inseparabile Opel Egis mod 1980)

domenica 17 gennaio 2010

Sulle chiamate dirette "irresponsabili" nei concorsi


Riportiamo la recente interrogazione parlamentare del Sen. Giuseppe Astore riguardante la chiamata per chiara fama come professore straordinario nel settore "Storia della Medicina" di un docente «avente impact factor zero», presso l'Università Telematica "Guglielmo Marconi".

CLICCA QUI PER LEGGERE IL TESTO DELL'INTERROGAZIONE PARLAMENTARE

In attesa della risposta del MIUR (se mai arriverà) e al di là del singolo caso (su cui perlatro ci limitiamo a riportare le parole del Sen. Astore), questa interpellanza dovrebbe far riflettere sulla assoluta necessità che una maggiore autonomia delle università nelle scelte del reclutamento debba essere sempre accompagnata da una decisa e rapida politica di valutazioni ex-post, come retroazione di controllo, e sanzioni per quei Dipartimenti e per quelle commissioni di concorso che compiono scelte sbagliate. Altrimenti si passa dalla "desponsabilizzazione" del concorso alla chiamata diretta "irresponsabile".
Non possiamo non pensare a quanto previsto dal DDL, che lascia ampia libertà ai Dipartimenti nel reclutamento dei ricercatori a tempo determinato senza però prevedere valutazioni ex-post per gli stessi: infatti è prevista esclusivamente la valutazione del personale di ruolo.

Eppure non sarebbe difficile trovare una soluzione. L'APRI l'ha già proposta da mesi:

Assegnare il 50% della quota premiale del FFO (che andrebbe aumentata fino ad una quota del 30% di tutto l'FFO), su base Dipartimentale, in base alla valutazione del personale reclutato negli ultimi 5 anni.

E' tanto difficile da fare?

Al tempo stesso l'interrogazione parlamentare del Sen. Astore lascia riflettere anche sul ruolo del CUN, che avrebbe ratificato l'assunzione di un professore il quale, stando alle parole dell'interpellanza, «non rientrebbe nemmeno nei criteri seppure modesti che recentemente proprio il CUN ha reso pubblici per accedere al ruolo di ricercatori e professori». A cosa servono i criteri minimi (molto minimi) del CUN, se poi lo stesso CUN li contraddice?

martedì 12 gennaio 2010

Valutazione comparativa CNRS/CNR

Mentre il Consiglio Nazionale delle Ricerche italiano (CNR) bandisce 485 posti per ricercatore, con scadenza 8 febbraio 2010, al Consiglio Nazionale delle Ricerche francese (CNRS) sono appena passati i concorsi per 400 posti analoghi (deadline 5 gennaio 2010). Questa coincidenza temporale mi permette di collegarmi al precedente post sui bandi CNR e fare un confronto fra il sistema di reclutamento italiano e quello francese. Più precisamente prendiamo in considerazione le “chargés de recherche” di 2a classe al CNRS e le posizioni per ricercatore di III° livello al CNR, che sono le figure professionali con cui si inizia la carriera da ricercatore.

I bandi del CNR sono a questo link (Codice Bando dal 364.92 al 364.100, divisi per raggruppamenti di regioni), informazioni sui concorsi al CNRS sono qui: home page inglese, lista bandi, guida in pdf.

Il confronto è sui dieci punti seguenti:

  1. Numero di posti messi a concorso (anno 2009)

  2. Numero massimo di domande consentite

  3. Requisiti di ammissione (dottorato)

  4. Presentazione della domanda (burocrazia, allegati richiesti)

  5. Limite alle pubblicazioni presentabili

  6. Modalità di ammissione (esami)

  7. Presentazione dei risultati (trasparenza del concorso)

  8. Profilo dei candidati

  9. Internazionalità del concorso

  10. Corsie preferenziali (punti in più per gli interni)

Consideriamo anche il seguente punto bonus:

Percentuale di stranieri che lavorano nella struttura (dati indicativi)

I risultati sono nella tabella qui sotto.



I dati sulla presenza di ricercatori stranieri sono altamente indicativi. Chi dispone di dati più precisi può aggiungerli nei commenti qui sotto.

Segue qualche considerazione personale.

Il CNR batte il CNRS per il numero di posti banditi (questo per sfatare il mito che in Italia l'unico problema del settore Univ. & Ricerca è che è sotto-finanziato), ciononostante questi posti sono pensati essenzialmente per stabilizzare persone che già lavorano al CNR, come si evince dal “bonus stabilizzazione” di 8 punti, che non esiste in nessun altro centro di ricerca a noi noto. L'unico precedente sono i concorsi ISPRA, dove le tre prove valgono 90 punti su 100, il cv (titoli e pubblicazioni) vale massimo 5 punti, e ci sono 7 punti aggiuntivi di “bonus precariato” (notare che sia il “bonus stabilizzazione” al CNR che il “bonus precariato” all'ISPRA sono una “brillante” intuizione dei sindacati di settore).

Al CNRS il candidato, per ogni domanda, segnala in ordine di preferenza due o tre laboratori in cui vuole lavorare. Questo è un punto fondamentale: i laboratori prendono tanti più soldi quanto maggiore è la loro capacità di attrarre candidati con cv forti.

Sul punto 4 (allegati): è piuttosto strano che nei concorsi in Italia si chieda di tutto ai ricercatori tranne la cosa forse più importante, che è appunto il progetto di ricerca.

Update del 15/01/10. Alcuni dati sulle assunzioni al CNR in risposta ai commenti qui sotto (presi dal sito http://www.dcp.cnr.it).

1. Negli ultimi 10 anni sono stati assunti 1721 ricercatori di III livello, che con i 485 appena banditi fa circa 222 posti l'anno.

2. Solamente nel biennio 2000-2001 sono stati banditi 1008 posti da ricercatore di III livello (fonti: link 1, link 2, link 3), portando quasi ad un raddoppio del personale, come si
vede in questa figura:


Notiamo in figura l'andamento "a grandi infornate" tipico delle università italiane.

lunedì 11 gennaio 2010

La storia del PRIN 2008

Dopo i primi risultati del Firb "Progetto giovani", che hanno lasciato molti strascichi polemici per quello che riguarda la sua gestione, sono in dirittura i risultati definitivi del PRIN 2008. Infatti, tali risultati sono previsti nei prossimi giorni, ma andiamo con calma ricostruendo tutto.
A fine 2008, quando nessuno più se lo aspettava, viene bandito il PRIN 2008. Sembra un piccolo miracolo, perché si viene da un autunno caldo in cui tanti tagli sono stati decisi per l'università e anche delle piccole gocce sembrano manna dal cielo. La scadenza della consegna dei progetti è il 26 febbraio 2009. La commissione di garanzia viene istituita a inizio aprile (DD.MM. n. 270/Ric del 27 marzo 2009 e n. 299/Ric del 3 aprile 2009) e si insedia il 5 maggio (c.f.r. http://www.miur.it/0006Menu_C/0012Docume/0015Atti_M/8070Prorog_cf3.htm). Il 25 maggio la Commissione di garanzia ha il suo primo atto pubblico emanando una nota che contiene il "Regolamento Sui Criteri Operativi Per La Valutazione Dei Progetti Di Ricerca Di Interesse Nazionale 2008"
(http://prin.miur.it/documenti/2008/REGOLAMENTO_CRITERI_VALUTAZIONE_PRIN.pdf) e ha 180 giorni (ovvero 6 mesi) per completare le procedure valutative (l’art. 10, comma 1 del predetto DD.MM. n. 140/Ric/2008 ). Nel D.M. del 27 novembre 2009 prot. n. 836/2009 si evince inoltre che le procedure valutative si sarebbe dovute concludere entro il 1 novembre 2009.
Il 30 settembre la Commissione di Garanzia riesce a fare una cosa che solo in Italia si può fare chiedere "una proroga di 90 giorni per la conclusione del procedimento di valutazione in considerazione del fatto che, a causa della contemporaneità delle ferie estive, la procedura da parte dei valutatori dei progetti PRIN è stata fortemente rallentata". Solo in Italia si potrebbe addurre le ferie estive come motivo di proroga e per giustificare 90 giorni (3 mesi!!!) di ritardo e avere anche la faccia di bronzo di credere che qualcuno accolga tale motivazione. Il Ministero decide di completare questa opera accettando la motivazione, però può concedere solo 45 giorni anche perché solo in questo modo potrebbe bandire il PRIN 2009. Quindi la data della conclusione del procedimento è fissata tramite D.M. del 27 novembre 2009 prot. n. 836/2009 il giorno 16 dicembre 2009
(http://www.miur.it/0006Menu_C/0012Docume/0015Atti_M/8070Prorog_cf3.htm).
In questo gioco di tempistiche il Ministero aggiunge una piccola "furbizia" tale decreto è del 27 Novembre ovvero 26 giorni dopo la scadenza prevista e quasi due mesi dopo che la Commissione di Garanzia aveva interrogato il Ministero sulla questione. Cosa vuol dire questo che a rigor di logica la Commissione di Garanzia non avendo ottenuto una proroga ufficiale avrebbe dovuto il 1 novembre 2009 concludere il suo operato producendo ciò che le era stato richiesto.
Ad oggi i risultati del PRIN 2008 non sono pubblici, anche se si mormora che essi esitono in forma definitiva dal 22 dicembre 2009 e che aspettano solo di essere firmati dal ministro.
Questa storia ci insegna molte cose: in primis che la giustificazione ferie estive è valida e accettata al ministero, ma soprattutto - cosa più importante - che le ferie estive durano 3 mesi. Poi ci invita a pregare che il Ministro abbia ricevuto per Natale almeno una penna, non importa se stilografica o meno.
Nuovi sviluppi sono aspettati a breve di questa storia. Magari si apprende che il PRIN 2009 può essere bandito nel 2010, e non ci sarebbe da stupirci dato che la II Sessione 2008, iniziata il 1 agosto 2008, è tuttora aperta (e non si sa quando terminerà, forse per le calende greche) e i concorsi banditi in questi giorni (2010) entrano a pieno diritto in lei.

sabato 9 gennaio 2010

500 posti da ricercatore al CNR


Finalmente banditi, nel pieno delle vacanze di Natale, i 500 "posti Mussi" assegnati al Consiglio Nazionale delle Ricerche dal Governo Prodi.
Queste le procedure, peraltro concordate con i sindacati, nel pieno spirito della "tradizione italiana" (il CNRS ci fa un baffo, abbasso la "prassi internazionale"):
- documentazione in sestuplice copia (per fortuna, però, c'è il limite a 5 pubblicazioni...)
- valutazione mediante due prove scritte (rigorosamente "in lingua italiana"), una prova orale e titoli, con prevalenza per la valutazione delle prove d'esame
- titolo "da valutare specificatamente": aver lavorato al CNR
Più precisamente, la ripartizione dei punteggi è la seguente:
prima prova scritta: 25 punti
seconda prova scritta: 25 punti
prova orale: 20 punti
titoli: 20 punti (di cui 8 per il servizio presso il CNR)
pubblicazioni: 20 punti
E' inoltre consentita la presentazione di una sola domanda di partecipazione per raggruppamento di regioni e il bando di concorso prevede un titolo iper-specifico (giusto per allargare la partecipazione del concorso...). Alcuni esempi sono i seguenti:
-Storia della filosofia e storia della storiografia filosofica, con particolare riguardo agli studi dell'Ottocento e del Novecento sul Rinascimento e Vico
-Metodi statistici di analisi di dati multidimensionali per l'interpretazione e l'estrazione automatica di caratteristiche significative orientati allo sviluppo di tecnologie abilitanti nei settori dell'automazione e di Microarray
-Analisi chemo-reologica, tecniche di caratterizzazione avanzata, progettazione e tecnologie di processo di materiali compositi a matrice polimerica con proprieta' strutturali e funzionali
I dettagli sul sito del CNR.
Nei concorsi che, con cadenza annuale, si svolgono al CNRS (il CNR Francese), ovviamente senza prove scritte e orali e con domande che si possono compilare interamente on-line, è altissima la percentuale di vincitori stranieri, in particolare italiani. Pensate che sarebbe possibile la stessa cosa con le modalità di reclutamento "italiane" che ha adottato il nostro CNR?

sabato 2 gennaio 2010

L'APRI replica a Frati ... e intanto il Politecnico di Torino stacca tutti


Dopo l'intervento su Il Sole 24 Ore del 27/12/09 del Rettore dell'Università "La Sapienza" di Roma che polemizzava con l'Associazione Precari della Ricerca Italiani a proposito dei limiti di pubblicazione ... oggi è stata pubblicata sullo stesso giornale la replica dell'APRI.
Nel frattempo il Rettore Frati e tutti gli altri rettori dovrebbero prendere esempio da quanto previsto dal recentissimo bando di concorso per ricercatori a tempo indeterminato del Politecnico di Torino, in cui sono contemplate molte delle proposte che l'APRI, purtroppo senza successo, avanzò a suo tempo al Miur per i criteri di valutazione dei concorsi:
- punteggi numerici, da parte di ogni commissario, per ciascun titolo e pubblicazione,
- 70 punti alle pubblicazioni, 30 punti ai titoli, 0 punti al colloquio (conformemente alle nuove regole, a differenza dell'interpretazione fantasiosa di alcuni atenei che attribuiscono una valutazione separata al colloquio)
- criteri stringenti e vincoltanti per la valutazione delle pubblicazioni, basate sul numero di citazioni e sul posizionamento del giornale all'interno della classifica ISI.
Questo bando di concorso è un caso del tutto inedito in Italia, che pone il Politecnico di Torino come esempio virtuoso per tutte le altre università e per lo stesso Ministero.
Seguiranno gli altri atenei l'esempio virtuoso del Politecnico di Torino?
Pare proprio di no. Dei concorsi con limite a 3 pubblicazioni, all'altro grande politecnico, il Politecnico di Milano, abbiamo già parlato (trovate qui la polemica col Rettore Ballio). L'Università "La Sapienza" di Roma, con buona pace del Rettore Frati, prevede un limite massimo di 12 pubblicazioni per tutti i concorsi e prevede che la commissione esprima una valutazione separata anche sulla illustrazione/discussione dei titoli. Questo aspetto, evidentemente non conforme con la normativa vigente, è previsto anche nei bandi delle università di Brescia, Cagliari, Camerino, Molise, Padova, Pisa Normale, Roma Tre, Trieste SISSA, Seconda Università di Napoli, Udine, etc.
Negli stessi giorni in cui è stato pubblicato il "virtuoso" bando di concorso al Politecnico di Torino, all'Università della Calabria venivano previsti, in alcuni concorsi, limiti anche a 4 pubblicazioni (MAT/05 - Analisi Matematica) e 5 pubblicazioni (MAT/04 - Matematiche Complementari); limiti di pubblicazione anche all'Università di Bologna: 5 in SECS-P/01 - Economia Politica, M-PSI/06 - Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni e SPS/07 - Sociologia Generale.
Per non parlare di quanto accaduto all'Università di Udine, dove per alcuni concorsi viene previsto un "profilo scientifico", quantomeno anomalo nei concorsi da ricercatore. Per esempio, nel concorso nel settore MED/16 - Reumatologia la Facoltà chiede che il candidato abbia "esperienza clinica e scientifica sulla criglonubilemia mista". Oppure, nel settore INF/01 - Informatica si richiede che "il candidato dovrà avere specifiche competenze nel campo delle applicazioni multimediali con particolare riferimento alle tecniche e metodologie per l’analisi e l’elaborazione di dati multimediali e per il controllo distribuito di reti di sensorieterogenei".
E da Trento non si capisce ancora cosa abbiamo intenzione di fare. Il Rettore Bassi, sollecitato dall'APRI, aveva fatto sapere che non avrebbe bandito nessuno dei posti Mussi della II e III tranche, e che era sua intenzione utilizzare diversamente quei fondi («la destinazione dei fondi è ancora - a livello nazionale - oggetto di discussione, così come quella relativa alla sorte dei fondi non completamente utilizzati. La linea adottata dalla Crui è quella di usarli ad integrazione del Fondo di finanziamento ordinario») ... salvo essere poi smentito dallo stesso presidente della Crui.
Aggiornamento del 11 Febbraio 2010 - La Sapienza rettifica i bandi