lunedì 22 marzo 2010

Anteprima: tutti gli 800 emendamenti al DDL università

E' reperibile a questo link il "pacco" (in tutti i sensi ...) degli 800 emendamenti al disegno di legge di riforma dell'università in discussione al Senato.

Si confermano tutte le preoccupazioni emerse in precedenza, con l'analisi critica degli emendamenti molto negativi del relatore Sen. Valditara e di quelli del PD, con l'aggiunta di alcuni curiosi emendamenti trasversali di ope-legis più o meno mascherate.

Neanche uno tra gli emendamenti presentati affronta le criticità, che erano state evidenziate dall'Apri, della figura subalterna del ricercatore a tempo determinato e della tenure-track così come disegnata dal DDL, laddove la tenure è indicata come mera "possibilità" lasciata all'arbitrio dell'ateneo e scollegata dall'autonomia ed il merito del ricercatore. Anzi, gli emendamenti peggiorano ulteriormente la situazione. Basti pensare agli emendamenti trasversali che, anzichè tenere ben seperati i due canali della tenure-track e della progressione di carriera del personale strutturato, mescolano le due cose, mettendo direttamente in competizione ricercatori a tempo indeterminato e ricercatori a tempo determinato.
Nessun emendamento, inoltre, affronta in maniera sostanziale i problemi della possibile paralisi dei concorsi nella fase transitoria e quello degli anni da assegnista di ricerca da computarsi retroattivamente nel computo dei 10 anni tra assegno e ricercatore TD.

Altri emendamenti da segnalare:

- ruolo unico dei professori, proposto dal Sen. Asciutti (PDL)
- reitroduzione della prova scritta, proposto dal Sen. Menardi (PDL)
- eliminazione del punteggio numerico per ciascun titolo e pubblicazione nei concorsi da ricercatore a tempo determinato, proposto dal Sen. Valditara (PDL)

-limitazione massima, ad un misero 3% del Fondo di Finanziamento Ordinario, della quota di risorse da destinare, su base premiale, agli atenei in base alla loro politica di reclutamento. Alla faccia della responsabilizzazione di chi recluta!!! Emendamento presentato dal Sen. Possa (PDL)

- libertà per gli atenei di scegliere autonomamente le regole di reclutamento (come avviene ora con i contrattisti ex-lege Moratti ... ed è sotto gli occhi di tutto quello che sta succedendo), proposto dal Sen. Possa (PDL)

- "quote rosa" per gli assegni di ricerca: previsione di bandi riservati a sole donne con età compresa tra i 25 e i 35 anni. Emendamento proposto dal Sen. Asciutti (PDL)

- possibilità di concedere l'abilitazione nazionale «a studiosi in possesso di un significativo curriculum scientifico e professionale che abbiano prestato attività continuativa di docenza e ricerca a contratto in università italiane per almeno sei anni», proposto dalla Sen. Aderenti (Lega Nord)
- prova didattica per l'abilitazione nazionale, proposta con emendamenti distinti dai Sen. Asciutti, Valditara, Calabrò (PDL)
- Nei sei anni successivi alla data di entrata in vigore dei decreti attuativi [...], le università procedono (non "possono procedere" come per i ricercatori TD, qui sono stati attenti a scriverla bene ..., ndr) alla chiamata diretta dei ricercatori a tempo indeterminato che: a) hanno conseguito l’idoneità, di cui alla previgente disciplina, o l’abilitazione nazionale di cui all’articolo 8 della presente legge come professori associati; b) hanno un’anzianità in ruolo di almeno sei anni, dal comprovato impegno didattico, e lavorano in regime di tempo pieno». Emendamento identico presentato dai Sen. Pardi e Giambrone (IDV), e distinantamente (ma identicamente!) dai senatori Rusconi, Vittoria Franco, Ceruti, Mariapia Garavaglia, Marcucci, Bastico, Livi Bacci, Procacci, Anna Maria Serafini, Vita (PD)
- Chiamata diretta (anche qui è scritto: "procedono", non "possono procedere" ... a quanto si capisce solo con i precari si "può procedere" anzichè si "procede" .... ndr) dei ricercatori che conseguono l'idoneità nei ruoli di professore associato. Il Ministro, in sede di assegnazione del Fondo di finanziamento ordinario, assicura la copertura dell’80 per cento degli eventuali oneri aggiuntivi derivanti dal passaggio di ruolo laddove l’università non sia in grado di provvedere. Emendamento presentato dai Sen. D'Alia, Bianchi, Peterlini (UDC, Gruppo Misto).

domenica 21 marzo 2010

Il bavaglio del vicino....



Questo blog e' letto da un migliaio di utenti ogni giorno. Considerato che affrontiamo argomenti "di nicchia", benche' spinosi, e non inseriamo immagini accattivanti e filmati ammiccanti, e' un successone. Grazie al contributo di pochi meravigliosi attivissimi membri siamo un punto di riferimento, e ce lo confermano i contatti giornalieri da fonti insospettabili (ministeri ed altri  organismi istituzionali, giornali, associazioni...). Eppure capita ancora di leggere cose cosi'
dove si afferma incredibilmente "C'è una nuova figura precaria che avanza: il "volontariato della cattedra". Succede a Palermo, Siena, Firenze, Roma e altre città dove centinaia di contratti di insegnamento a giovani prof "esterni" vengono offerti a zero euro."
NUOVA? Sono dieci anni che queste figure esistono ed operano nelle Universita', e sui contratti gratuiti esiste una letteratura ormai indicizzata (probabilmente nella riforma dei SSD ne uscira' uno apposito). 
Ma si legge anche di peggio tipo
"Se oggi, in mancanza di un concorso per la promozione a docente associato, i ricercatori possono restare tali anche per tutta la durata della loro carriera, domani non sarà più così. Al termine di sei anni di contratto dovranno conquistarsi l'idoneità di associato, e se non ce la faranno resteranno fuori dall'università."
Sembrerebbe che i ricercatori a tempo INDETERMINATO (gente che sta nell'Universita' da, in media, 10 anni) con la nuova riforma rischino di finire sulla strada... Mentre invece, come e' logico, chi e' gia' "dentro" non rischia nulla, al massimo non diventera' mai associato, ma d'altronde e' cosi' anche in altri "ambiti", mica tutti gli ufficiali diventano generali, per dire. Il rischio ci sara' (come previsto dal DDL in discussione) per quei ricercatori a tempo DETERMINATO che verranno assunti in futuro: ma ai giornalisti di Repubblica questa sottigliezza evidentemente sfugge. E poi vuoi mettere l'impatto dell'affermazione di cui sopra?
D'altra parte a noi precari della ricerca non e' stato concesso di interrompere la Pax pre-elettorale in materia di Universita': avete per caso notato un riscontro mediatico riguardo agli argomenti sollevati nei post precedenti? Eppure li abbiamo segnalati ad ogni organo di stampa, e i giornalisti (lo vediamo) ci leggono. Certo, i ricercatori che incrociano le braccia sono una notizia piu' succulenta, ma non bastava denunciare l'abuso dell'affidamento della docenza senza un adeguato riconoscimento (economico) perpetrato fino ad oggi? Non bastava sottolineare che un ricercatore neoassunto guadagna 1200 euro netti, quando all'estero ne prende il doppio? Evidentemente non basta, ed allora ecco che si scrivono cose ambigue, inesatte, pur di scrivere. Nemmeno mancassero gli argomenti...

venerdì 19 marzo 2010

Parte il PRIN 2009 (sì, 2009, non c'è un errore di stampa) ... l'ultimo finanziato dal Governo Prodi

Sarebbe in fase di emanazione il Decreto Ministeriale relativo al "PRIN 2009", una delle pochi fonti per finanziare ricerche in Italia.
Il blog dell'APRI è in grado di fornire un'anteprima del testo del bando, reperibile a questo link (una delle novità è che anche i contrattisti legge Moratti  potranno essere coordinatori di progetti di ricerca).
No, non c'è alcun errore di stampa ... stiamo parlando proprio del PRIN 2009 ... anche se siamo ormai a 2010 inoltrato! nella situazione ormai drammatica in cui versa la ricerca italiana, diventano ancor più imperdonabili questi enormi ritardi nella semplice emanazione di decreti per finanziare soldi già stanziati.  
Anche questo bando, come il Prin 2008 e il Firb 2008, è totalmente finanziato con soldi stanziati dal Governo Prodi, come implicitamente conferma il Sottosegretario Pizza in una sua risposta ad un'interrogazione parlamentare degli On. Ghizzoni, Bachelet, Madia, De Pasquale. Si tratta del finanziamento per gli anni 2007-2008-2009, dei cosiddetti fondi FIRST (cui afferisce anche il Prin) previsto nell'ultima Finanziaria del Governo Prodi: 300ml di euro per gli anni 2007 e 2008, 360ml di euro per il 2009.
E' quindi lecito chiedersi ora cosa accadrà per l'anno in corso, il 2010, visto che i fondi FIRST risulterebbero quindi azzerati, dato che non ci risulta alcun rifinanziamento da parte dell'attuale Governo. Sorge anche il sospetto che i ritardi nell'emanazione del bando PRIN 2009 (per non parlare del FIRB 2009, che non si sa che fine abbia fatto) siano dovuti all'esigenza di "prendere tempo" per trovare nuovi soldi, visto che quelli stanziati dal precedente Governo si sono esauriti?
Ma ci chiediamo anche che fine abbiano fatto altri soldi già stanziati (sempre dal Governo Prodi): parliamo del "fondo da 10ml di euro per promuovere la ricerca di base" (comma 318, art. 2, legge finanziaria 2008) che doveva essere attivato "mediante decreto del Ministro dell'Università e della Ricerca, di concerto col Ministro dell'Economia e delle Finanze". Il Decreto ovviamente non è mai arrivato ... e i soldi probabilmente sono andati persi!

lunedì 15 marzo 2010

DDL Università, gli emendamenti del relatore (Sen. Valditara): di male in peggio...

Segnaliamo, dal blog del Coordinamento precari della FLC-CGIL, il testo degli emendamenti del Sen. Valditara, relatore del DDL di riforma dell'università.

Da una prima analisi sembra non ci sia nessun miglioramento del testo originario, dal punto di vista dei ricercatori non-strutturati. Non è stata recepita praticamente nessuna istanza da parte dei ricercatori precari. 
Anzi, c'è qualche peggioramento. Per esempio:

- viene introdotta la "prova didattica" nazionale per l'abilitazione da professore associato, con conseguente notevole allungamento dei tempi,
- estensione della chiamata diretta anche ai ricercatori a tempo indeterminato,
- viene abolita l'unica norma di controllo "ex-ante" prevista dal DDL per i concorsi da ricercatori a tempo determinato: l'attribuzione di un punteggio numerico per ciascun titolo e ciascuna pubblicazione dei candidati,
- nelle norme transitorie vengono prorogate soltanto le norme necessarie al perfezionamento delle assunzioni per i concorsi banditi in precedenza, non già delle norme necessarie ad emanare nuovi bandi,
- viene abolito il concorso nazionale per gli assegni di ricerca (che si affiancava a quello "locale"),
- viene tolta all'ANVUR la possibilità di valutare i docenti, possibilità che viene data esclusivamente alle università.

Inoltre, non vengono proposti emendamenti:

- per migliorare il testo del DDL relativamente alla "tenure-track" (che diventa una mera "possibilità" da parte dell'ateneo, per la quale non vi è l'obbligo esplicito di mettere da parte il relativo budget),
- per elimare una norma sugli assegni di ricerca che permette di conteggiare retroattivamente gli anni svolti da assegnista precedentemente all'entrata in vigore della legge.

Restano le "quote" da destinare agli esterni (anche se fatichiamo a dichiarare "esterno" un docente che non è stato nei ruoli dell'università banditrice nei precedenti 3 anni), ma queste quote vengono rimodulate.
Viene inoltre posto un limite all'uso della chiamata diretta (al massimo 50% delle assunzioni programmate) ... potrebbe sembrare una buona notizia, ma senza specificare a quale chiamata diretta si fa riferimento (quella per i ricercatori a tempo determinato o quella per i ricercatori a tempo indeterminato?) in realtà in questo modo si indebolisce solo la "tenure-track" ... un vero pasticcio.

sabato 13 marzo 2010

Torna la Stasi - Prime indiscrezioni sugli emendamenti al DDL università

C'è l'emendamento per l'abbassamento dell'età pensionabile a 65 anni

A meno di decreti interpretativi dell'ultimo momento, è scaduto alle 18 di Giovedì 11 Marzo il termine per la presentazione degli emendamenti relativi al disegno di legge di riforma dell'università in discussione in Commissione Cultura del Senato. In attesa che il testo degli emendamenti venga pubblicato la settimana prossima sul sito del Senato, il blog dell'APRI è in grado di fornire qualche piccola indiscrezione.
Gli emendamenti presentati complessivamente sono oltre 600, il che rende abbastanza improbabile un'approvazione-lampo del provvedimento da parte del Senato, come era stato preannunciato sia dal relatore che dal Ministro Gelmini.
Vi sono numerosi emendamenti "trasversali", come quello - ampiamente preannunciato - che estende anche ai ricercatori a tempo indeterminato la possibilità di usufruire di chiamata diretta a professore associato in caso di conseguimento dell'abilitazione nazionale. Questo provvedimento, ormai quasi inevitabile, finirà col peggiorare notevolmente la situazione, accentuando la "competizione" tra ricercatori a tempo determinato e ricercatori a tempo indeterminato, anzichè tenere separati e distinti i due canali di reclutamento. Peraltro per le università sarà economicamente più vantaggioso far progredire di carriera un ricercatore a tempo indeterminato che concedere la "tenure" (che continua a rimanere una pura "possibilità" ... nessun emendamento in questo senso!!!) ad un ricercatore a tempo determinato. Curioso anche l'emendamento che estende la chiamata diretta anche ai vecchi contrattisti legge Moratti (ci chiediamo allora: perchè agli assegnisti no? o ai post-doc all'estero no?).
Saltano, purtroppo, anche i vincoli che gli atenei dovevano rispettare nel "transitorio" (2/3 dei professori reclutati esterni ai ruoli dell'università banditrice), così come quelli "a regime".
Fra gli emendamenti trasversali citiamo anche un emendamento che avevamo sollecitato durante la nostra audizione, cioè l'estensione delle attuali regole vigenti il reclutamento dei ricercatori fino alla emanazione di tutti i decreti attuativi, onde evitare la paralisi dei concorsi.
A questo indirizzo si può trovare il riassunto degli emendamenti presentati dal relatore del DDL, Sen. Valditara.
Concludiamo con un emendamento molto importante presentato dal PD, che, accogliendo quasi integralmente una delle proposte dell'APRI, fortemente sostenuta anche dalla VIA-Academy, prevede il pensionamento dei professori universitari a 65 anni (e 40 anni di contributi). Ora alla prova dei fatti vedremo se l'emendamento sarà anche votato dalla maggioranza di Governo, oppure se le tante parole del Ministro Gelmini sul ringiovanimento delle università erano solo un bluff.

Sostituire l'articolo 13 con il seguente:
"Articolo 13 (Collocamento a riposo dei professori e dei ricercatori)
1. I ricercatori e i professori universitari, ivi compreso quelli in servizio presso le facoltà di medicina e chirurgia, e tutto il personale dipendente delle università cessano dai ruoli o dagli incarichi dall’anno accademico successivo al compimento del 65-esimo anno di età.
2. Il personale di cui al comma 1, con domanda inoltrata precedentemente ai termini dello stesso comma, può chiedere di essere trattenuto in servizio per un eventuale periodo necessario a maturare un'anzianità massima contributiva di 40 anni.
3. Coloro che all’atto dell’entrata in vigore della presente legge hanno superato i 65 anni di età o hanno già ottenuto, con decreto del rettore, il collocamento fuori ruolo o il trattenimento in servizio per il biennio previsto dall'articolo 16 del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 503 e successive modificazioni, cessano dai ruoli o dagli incarichi dall’inizio del successivo anno accademico.
4. I ricercatori e i professori cessati dai loro incarichi come da commi 1 e 3 possono proseguire un impegno attivo, didattico e scientifico, nel dipartimento di afferenza mediante la stipula di contratti di ricerca, anche a titolo gratuito, predisposti secondo schemi definiti dal consiglio di amministrazione dell’ateneo, anche in considerazione delle esigenze didattiche del dipartimento. I ricercatori e i professori, che alla data del collocamento a riposo risultino coordinatori a qualunque titolo di fondi per ricerca da svolgersi nell'ambito del dipartimento di loro ultima afferenza, mantengono diritti e doveri derivanti da tali progetti tra cui la possibilità di svolgere attività di ricerca correlata."

giovedì 4 marzo 2010

L'editoriale di Bogart. Solo il merito ci salverà

Nonostante nessun organo di stampa abbia per ora ripreso la notizia della grave lacuna legislativa che invaliderebbe migliaia di concorsi per professori di prima e seconda fascia, vi sono evidenze che in molte Università si stia diffondendo un clima di (assai) inquieta attesa per le scelte del MIUR. La ragione è presto detta: i concorsi di cui si sta parlando, oltre ad essere numerosissimi (4000 idoneità) saranno probabilmente gli ultimi ad essere effettuati con le vecchie regole "Berlinguer", seppur emendate con il nuovo sistema di formazione delle commissioni. Accanto alle regole formali di reclutamento, occorre ricordare le regole non scritte che hanno per svariati anni governato i concorsi à l'italienne: preminenza del membro interno nelle scelte, idoneità incrociate con chiamate annesse, programmazione del budget attraverso promozioni tra una fascia e l'altra mascherate da valutazione comparativa. L'arrivo delle 4000 idoneità in un sistema assetato di entrate in ruolo dal 2006 è stato da molti accolto con la stessa irresponsabile felicità con cui i protagonisti dell'Armata Brancaleone festeggiavano il diffondersi della peste al canto di "prendimi-dàmmiti-cuccurucù".
Al di là della incredibile vicenda della data di validità della legge Berlinguer prorogata per due volte ma non per la terza, e dalla reale consistenza del vizio di forma, questa storia degna di Balzac deve essere di monito per il futuro. 4000 docenti reclutati con regole sbagliate sono una iattura, punto e basta, al di là di meriti specifici e più o meno legittime aspettative di chi verrà selezionato. Il costo non vale il beneficio. Stiamo parlando, infatti, di posizioni professionali che in tutto il mondo civile non sono oggetto di svendita, ma appannaggio di persone con reali e documentate capacità.
Il ddl presentato dal Ministro Gelmini fa un passo avanti nella direzione di un maggiore riconoscimento del merito nella selezione di associati ed ordinari, occorre riconoscerlo. Si disegna un sistema basato su una abilitazione nazionale e poi selezioni -più o meno a chiamata- locali. Per funzionare, un sistema di questo genere ha bisogno di severe valutazioni dell'operato dei singoli Dipartimenti, per non dire dei singoli docenti. Il ddl demanda tutto a futuri regolamenti, forse nella speranza che poi si riesca a fare nelle stanze del MIUR quello che non si fa in Parlamento. Ce lo auguriamo, anche se è lecito dubitarne. Ma sull'abilitazione nazionale non si può tacere adesso, non in questo contesto. L'abilitazione nazionale è l'unico reale elemento di valutazione presente nel sistema sin da subito. Occorre definire subito i criteri di merito che rendono un ricercatore a qualsiasi livello idoneo ai ruoli di professore associato ed ordinario.
L'idoneità deve essere conferita annualmente ad un numero non elevato di persone sulla base di criteri di merito scientifico di assoluta eccellenza, possibilmente vagliati da esperti internazionali di comprovato spessore. Ripetiamo: stiamo parlando del futuro reclutamento di figure professionali di grande rilievo, non di oscuri burocrati della cultura. I criteri faticosamente scelti dal CUN per il reclutamento sono risibili, forse nemmeno moltiplicati per 5 sarebbero presi in considerazione per reclutare un professore in Paesi assai più seri del nostro. Tutta la procedura deve essere trasparente e veloce. L'attività didattica non può essere un parametro oggettivo di giudizio a livello generale, poichè essa dipende strettamente dal contesto in cui si va a svolgere; le capacità didattiche saranno eventualmente valutate nella successiva selezione/chiamata locale. Qualche spiraglio si è aperto dalle recenti dichiarazioni del Ministro, ma non basta di certo.
Nelle ultime settimane si aggirano delle strane figure in questo Paese. Sono ricercatori, precari e non, e professori che da anni non hanno una produzione scientifica accettabile. In nome della tacita trasformazione del personale universitario in piccoli burocrati della cultura vincolati alla promozione automatica, chiedono il riconoscimento di aspettative non scritte da nessuna parte e conquistate -spesso- con la sola fedeltà a qualche altro capataz. Alcuni si propongono di accorpare i livelli della docenza, altri rivendicano attività didattiche come medaglie sul petto a fronte di curricula desolatamente vuoti, altri ancora amano ascoltarsi mentre lanciano grida di sfida bellicose al sistema in riunioni fatte rigorosamente di giorno lavorativo. Tutti sognano l'idoneità, lo scatto stipendiale, il nuovo ruolo e la dovuta deferenza dei colleghi meno idonei nelle assemblee di dipartimento.
Se qualcuno al Ministero ci ascolta, annulli queste 4000 idoneità in arrivo e al contempo scriva un regolamento per l'abilitazione nazionale che premi davvero chi merita. In maniera pubblica.
E magari premi finanziariamente gli atenei migliori da subito, invece di togliere a tutti in maniera uguale e fornire a tutti alibi in maniera uguale; ma questo è un po' come chiedere la luna, no?
Bogart

Approvato il DDL "Lavori usuranti": cosa cambia per l'università

In attesa di sapere cosa ne sarà dei concorsi per le circa 4000 idoneità da professore associato e ordinario della I e II sessione 2008, se saranno annullatti, sospesi o altro, dopo la clamorosa falla messa in luce da questo blog, ieri è stato approvato in via definitiva il DDL "Collegato al lavoro" (ex-"Lavori usuranti").
Queste le novità principali per quanto riguarda l'università: 

- Dopo le numerose polemiche che si sono protratte negli ultumi mesi, finalmente è stata abolita la possibilità da parte delle Facoltà di porre limitazioni al numero di pubblicazioni presentabili nei concorsi.

- Abolito anche il numero massimo di concorsi a cui si può partecipare nell'anno solare (15, per i concorsi da ricercatore).

- Per i concorsi da ricercatore indetti dopo l'entrata in vigore della legge, saranno discusse anche le pubblicazioni oltre che i titoli. Sebbene il colloquio continui a non poter essere oggetto di valutazione separata, questa norma va nella direzione sbagliata in quanto aumenta notevolmente il potere di discrezionalità della commissione.

- Per alcune università "un po' più uguali delle altre" (cioè: Università per stranieri di Perugia, Scuola Normale Superiore di Pisa, Scuola Superiore S. Anna di Pisa, Università per stranieri "Dante Alighieri" di Reggio Calabria, Università per stranieri di Siena, SISSA di Trieste, SUM - Istituto Italiano di Scienze Umane di Firenze, Scuola IMT di Lucca, I.U.S.S. di Pavia) saltano le quote da impiegare per l'assunzione di ricercaotori, associati, ordinari. Queste università, in pratica, potranno utilizzare le loro risorse interamente anche solo per l'assunzione di professori ordinari ... annullamento concorsi permettendo ...

- I contrattisti legge Moratti non sono più conteggiati nella quota (non inferiore al 60% delle risorse disponibili dai pensionamenti dell'anno precedente) che le università devono destinare all'assunzione di ricercatori. Questa norma, dovuta ad un emendamento dell'On. Manuela Ghizzoni (PD), incrementerà il numero di assunzioni di ricercatori a tempo indeterminato.


Nel frattempo procede la discussione sul DDL di riforma dell'università. Nei giorni scorsi, dopo l'intervento in commissione di diversi senatori, anche esterni alla Commissione Cultura, vi è stata la replica del relatore Sen. Valditara (qui) e del Ministro Gelmini (qui).
Il termine per la presentazione degli emendamenti è stato fissato per le ore 18 di giovedì 11 Marzo.
Le proposte di emendamento che l'APRI sta diffondendo tra tutte le forze politiche sono visibili a questo link: emendamenti APRI.