lunedì 30 agosto 2010

L'editoriale di Darth: "L'estate sta finendo"...



...ma per restare ai Righeira forse sarebbe piu' azzeccato "No tengo dinero".
Alla fine di un agosto occupato da polemiche inutili e numeri da circo, proviamo a guardare a cosa si prepara per l'autunno.

Senza un'iniezione di fondi, le Universita' e gli Enti si troveranno in seria difficolta', soprattutto per quanto riguarda il turnover del personale: se oggi molte universita' spendono il 90% del budget in stipendi, il prossimo anno parecchie si troveranno ben oltre questa soglia. A dispetto dei ripetuti annunci del ministro Gelmini, nessun provvedimento ha ancora chiarito se ci saranno o meno quegli 8 miliardi di FFO che servono a mantenere in piedi il sistema. 
Come prevedibile, i concorsi finanziati ormai da 3 anni, in Enti ed Universita', son ben lontani dall'essere espletati. E sia sugli Enti che sulle Universita' incombono riforme discutibili (ne abbiamo parlato spesso, su questo blog): il consenso indubbiamente trasversale dell'apparato dirigente in merito fa prevedere che le riforme potranno forse sopravvivere anche nell'ipotesi di un cambio di Governo.
Ma quello che meraviglia e' soprattutto come il sistema Universita' e Ricerca, come coloro che ne fanno parte reagiscono alla catastrofe. Ogni "sottoinsieme" briga per accaparrarsi un piccolo vantaggio, portare a casa un avanzamento di carriera, una rappresentanza nei futuri organi decisionali, per salvarsi a danno di chi verra' sommerso. Forse perche' da troppo anni (forse da sempre?) nella realta' del sistema Universita' e Ricerca italiano non ci sono semplicemente dei professori/ricercatori, con maggiori o minori responsabilta', esperienza, compiti, magari raggruppati in base a linee di ricerca, o dipartimenti, o istituti: c'e' invece una stratificazione, spesso anagrafica, di gruppi che condividono o meno determinati privilegi. Ogni gruppo e' talmente impegnato nella "lotta" per il mantenimento dei suddetti privilegi (e piu' sono i privilegi, piu' la lotta si fa aspra) da  non rendersi conto che ormai e' in gioco TUTTO.
E cosi' a dispetto di quanto si vede in superficie (tutti che lamentano l'iniquita' dei tagli, il blocco del turnover, i limiti imposti dall'alto) all'atto pratico nessuna protesta VERA sembra partire. Perche' le lezioni in piazza, le manifestazioni di un giorno al sole delle piazze romane, financo i blocchi della didattica minacciati (ma poi mantenuti?) non spostano di un millimetro la bilancia: i giochi si fanno sotto il banco, e chi ha letto bene il DDL approvato dal Senato sa benissimo cosa i diversi gruppi hanno ottenuto. 
Se non ci vogliamo arrendere al gioco al massacro dal quale, alla fine, usciremo sconfitti tutti, che si puo' fare? Sul Lato Oscuro si farebbe presto: bloccare il funzionamento di Universita' ed Enti, niente servizi, niente lauree, niente esami, tutto fermo finche' non si rimette in discussione il piano di smantellamento bipartisan. Questo, ovviamente, comporta che alcuni resteranno senza stipendio per un po' di mesi, che un po' di studenti perderanno appelli e si laureeranno in ritardo, che i Rettori chiameranno i Carabinieri, che genitori infuriati tenteranno di tirarci sotto col Pajero... Non per niente, e' il Lato Oscuro.

mercoledì 11 agosto 2010

NUOVO STATUTO DEL CNR: PRECARI OGGI, PRECARI DOMANI



E finalmente disponibile sul sito del CNR lo "
schema di statuto" deliberato il 9 agosto dal CdA "allargato".  Molte voci avevano anticipato cambiamenti rispetto alle bozze circolate precedentemente. Uno degli aspetti piu' controversi era la famigerata "norma antiprecariato", che estendeva, anche retroattivamente, il limite di 6 anni totali di contratti (di qualsiasi tipo) a tempo determinato. In pratica, dall'emanzione dello Statuto in poi, non si sarebbe potuto lavorare al CNR con contratti (cococo, cocopro, borse, assegni, contratti TD) per piu' di 6 anni complessivi, anche non continuativi. La retroattivita' della norma aveva fatto scendere sul piede di guerra i precari, che vedevano cambiare le regole dall'oggi al domani e in molti casi si sarebbero trovati "fuori limite" senza preavviso.
Fortunatamente nello schema approvato, nel comma f dell'art 4 si specifica che "non rilevano[...]i periodi precedenti all’entrata in vigore del presente Statuto". Purtroppo, pero', come e' ormai regola nel tormentato percorso delle riforme all'italiana, se prima si combatteva il precariato cancellando i precari, ora si tutelano i precari ma si ri-propaga il precariato. Nello stesso comma infatti il limite massimo e' stato infatti portato a DIECI ANNI che non includono l'eventuale dottorato di ricerca! Il messaggio e' chiaro: anche per il futuro, al CNR i ricercatori resteranno precari fino a 40 anni. E' anche previsto che potranno essere istituite delle forme contrattuali tenure track, ma per il regolamento, vedremo poi...
Un'altra norma contestata e' quella che vincola, nella programmazione triennale dell'Ente, a mantenere la spesa per gli stipendi del personale sotto la soglia del 75% del finanziamento statale. Contestata (dai sindacati, in prevalenza) non si capisce bene per quale motivo, visto che un Ente di ricerca non dovrebbe solo pagare stipendi ma, appunto, fare ricerca.
Infine (ma solo perche' non e' un problema solo dei precari) la gestione dell'Ente viene assoggettata al Ministro di turno, che nomina il Presidente e 3 consiglieri (su 7, Presidente incluso)  del CdA. I restanti 3 consiglieri sono nominati dalla CRUI (!!!), da Confindustria (!!!) e uno, per elezione, dai ricercatori del CNR. Ed e' gia' qualcosa che non ce ne sia pure uno nominato dal Sultano del Brunei...