martedì 29 marzo 2011

Desaparecidos: PRIN e i suoi fratelli

Tra poche settimane sarà un anno che sono stati consegnati per la valutazione le proposte di progetto PRIN 2009. Ma nulla si sa ancora. E' ovvio che a questo punto l'annualità 2010 salterà del tutto.
Lo stesso sta accadendo con il bando 2009 del Ministero della Salute rivolto a ricercatori under 40, le cui proposte sono state presentate esattamente un anno fa.
Del programma "Futuro in ricerca 2010" (noto come FIRB giovani) poi non si conosce la tempistica prevista di valutazione. Visto l'andazzo è logico attendersi tempi lunghi, lunghissimi.
Quella del MIUR (e del Ministero della Salute) è una strategia di sfinimento che annienta i precari e reca gravi danni all'intera ricerca italiana.
Oltre al danno materiale (la mancanza di fondi per fare ricerca e pagare contratti) c'è pure quello "immateriale", meno visibile ma ugualmente grave: la sfiducia generalizzata che la comunità scientifica italiana ormai nutre nei confronti del peer-review e della valutazione in generale.
E' la morte del peer-review in Italia?
L'alternativa al peer-review è il ritorno al passato, ossia la distribuzione clientelare dei fondi per la ricerca (i pochi rimasti) indipendentemente dal merito. Per i ricercatori precari, questi ritardi infiniti vanificano ogni speranza di condurre autonomamente le proprie ricerche e di trarre un reddito decente dal proprio lavoro. La sfiducia nel sistema di distribuzione dei fondi indurrà i più motivati a emigrare. E' questo che vuole il governo?

venerdì 25 marzo 2011

"Tornate a bandire!" ovvero Linee Guida per Amministrativi




Si è fatto un gran chiacchierare del blocco della stipula di contratti che sta riguardando l'università in seguito all'entrata in vigore della Legge 240/10 (Legge Gelmini).
In effetti, le decine di Decreti Attuativi previsti dalla legge, unitamente alla necessaria riforma degli Statuti degli Atenei, ai successivi regolamenti per recepire, in taluni casi, i decreti di cui sopra, hanno gettato nel panico le Amministrazioni che, nel timore di muoversi al di fuori della legge, hanno sospeso ad libitum ogni procedura contrattuale.
Anche chi scrive si trova da Novembre senza alcuna entrata mensile.
Ad oggi però, "qualche" passo avanti si è fatto; da un lato, molti Atenei si sono assunti la responsabilità di interpretare la legge riprendendo di fatto a bandire alcune tipologie contrattuali, dall'altro il MIUR si è finalmente degnato di rispondere ad un'interrogazione parlamentare effettuata da deputati dell'opposizione, chiarendo le modalità di interpretazione della legge relativamente agli assegni di ricerca.
Consapevoli pertanto che sia caduto l'alibi per il perdurare del blocco dei contratti, possiamo affermare le seguenti cose:

Assegni di ricerca:

la risposta all'interrogazione parlamentare dell'On.Ghizzoni da parte del Sottosegretario competente afferma che SONO POSSIBILI I RINNOVI previsti per gli assegni emanati ai sensi della vecchia 449/97: chi ha un assegno in scadenza il cui contratto ne prevede il rinnovo non ha pertanto nulla da temere.
Per quanto riguarda le nuove tipologie di assegno, il DM sui nuovi minimi è attualmente al vaglio della Corte dei Conti. In ogni caso, moltissimi Atenei hanno comunque emanato i nuovi regolamenti per gli assegni di ricerca e ripreso a bandire nuove tipologie di assegno ai sensi della 240/10 (es. "La Sapienza") utilizzando nel frattempo i vecchi minimi e prevedendone l'adeguamento alla data di entrata in vigore del nuovo DM.

Co.co.co. e prestazioni professionali:

da una recente circolare dell'Università di Cagliari:

"Si ritiene opportuno infine sottolineare che per le attività di supporto alla ricerca, ai sensi del D. Lgsvo n. 165/2001, art. 7, co. 6, potranno essere attivati anche contratti di collaborazione coordinata e continuativa che non prevedano un diretto svolgimento del progetto da parte del titolare del contratto, ma un semplice supporto alle attività di ricerca svolte dai soggetti di cui all’art. 18, comma 5 della Legge n. 240/2010. [omissis] Resta in ogni caso inteso che eventuali contratti di collaborazione previsti nell’ambito di progetti e convenzioni approvati e finanziati antecedentemente al 29.01.2011 (data di entrata in vigore della legge n. 240/2010), potranno essere attivati nella forma di Contratti di Collaborazione Coordinata e Continuativa di ricerca, secondo la precedente normativa. Ciò al fine di assicurare l’adempimento di impegni già intrapresi con i soggetti finanziatori."

Esiste quindi almeno un precedente (ma non è l'unico) per poter tornare a bandire co.co.co. e/o prestazioni professionali a patto di riguardare attività di "supporto" alla ricerca e di non prevedere un diretto svolgimento del progetto da parte del contrattualizzato (almeno nel contratto, ovviamente!).

domenica 20 marzo 2011

giovedì 17 marzo 2011

Orgogliosi di essere italiani?


Oggi si festeggia il 150esimo anniversario dell'unità d'Italia. Ci chiediamo: devono festeggiare i precari della ricerca, nonostante le aspirazioni frustrate, i meriti disconosciuti e la condizione permanente di incertezza lavorativa in cui versano? In generale, devono essere orgogliosi di essere italiani?

Chi scrive propende decisamente per il no. Nessun altro paese "ricco" è così irrispettoso per la ricerca e il merito come il nostro. Ma voi che ne pensate? Quando andate a un congresso all'estero o pubblicate in una rivista internazionale siete orgogliosi di mostrare l'affiliazione a un'università italiana, "nonostante tutto"?

giovedì 10 marzo 2011

TUTTI IN PIAZZA



Riproduco il testo di un appello di giovani precari di diverse categorie che - finalmente uniti - rivendicano i diritti di una generazione troppo a lungo costretta in una condizione di minorità, povertà e debolezza.

COSA NE PENSATE?




IL NOSTRO TEMPO E' ADESSO. LA VITA NON ASPETTA


Non c'è più tempo per l'attesa. E' il tempo per la nostra generazione di prendere spazi e alzare la voce. Per dire che questo paese non ci somiglia, ma non abbiamo alcuna intenzione di abbandonarlo. Soprattutto nelle mani di chi lo umilia quotidianamente.
Siamo la grande risorsa di questo paese. Eppure questopaese ci tiene ai margini. Senza di noi decine di migliaia di imprese ed enti pubblici, università e studi professionali non saprebbero più a chi chiedere braccia e cervello e su chi scaricare i costi della crisi. Così il nostro paese ci spreme e ci spreca allo stesso tempo.
Siamo una generazione precaria: senza lavoro, sottopagati o costretti al lavoro invisibile e gratuito, condannati a una lunghissima dipendenza dai genitori. La precarietà per noi si fa vita, assenza quotidiana di diritti: dal diritto allo studio al diritto alla casa, dal reddito alla salute, alla possibilità di realizzare la propria felicità affettiva. Soprattutto per le giovani donne, su cui pesa il ricatto di una contrapposizione tra lavoro e vita.
Non siamo più disposti a vivere in un paese così profondamente ingiusto. Lo spettacolo delle nostre vite inutilmente faticose, delle aspettative tradite, delle fughe all'estero per cercare opportunità e garanzie che in Italia non esistono, non è più tollerabile. Come non sono più tollerabili i privilegi e le disuguaglianze che rendono impossibile la liberazione delle tante potenzialità represse.
Non è più tempo solo di resistere, ma di passare all'azione, un'azione comune, perché ormai si è infranta l'illusione della salvezza individuale. Per raccontare chi siamo e non essere raccontati, per vivere e non sopravvivere, per stare insieme e non da soli.
Vogliamo tutto un altro paese. Non più schiavo di rendite, raccomandazioni e clientele. Pretendiamo un paese che permetta a tutti di studiare, di lavorare, di inventare. Che investa sulla ricerca, che valorizzi i nostri talenti e la nostra motivazione, che sostenga economicamente chi perde il lavoro, chi lo cerca e chi non lo trova, chi vuole scommettere su idee nuove e ambiziose, chi vuole formarsi in autonomia. Vogliamo un paese che entri davvero in Europa.
Siamo stanchi di questa vita insostenibile, ma scegliamo di restare. Questo grido è un appello a tutti a scendere in piazza: a chi ha lavori precari o sottopagati, a chi non riesce a pagare l'affitto, a chi è stanco di chiedere soldi ai genitori, a chi chiede un mutuo e non glielo danno, a chi il lavoro non lo trova e a chi passa da uno stage all'altro, alle studentesse e agli studenti che hanno scosso l'Italia, a chi studia e a chi non lo può fare, a tutti coloro che la precarietà non la vivono in prima persona e a quelli che la "pagano" ai loro figli. Lo chiediamo a tutti quelli che hanno intenzione di riprendersi questo tempo, di scommettere sul presente ancor prima che sul futuro, e che hanno intenzione di farlo adesso. Tutti in piazza il 9 Aprile.
I promotori
Salvo Barrano, archeologo freelance, Associazione nazionale archeologi
Eleonora Voltolina, giornalista, Repubblica degli Stagisti
Pierpaolo Pirisi, portuale interinale, rete precari portuali di Civitavecchia
Luca Schiaffino, ricercatore precario, Coordinamento precari università
Ilaria Lani, sindacalista, Giovani NON+ disposti a tutto-Cgil
Marco Palladino, imprenditore, fondatore del progetto Mashape
Alessandro Pillitu, avvocato a p. iva, Associazione praticanti 6° piano
Claudia Cucchiarato, giornalista, autrice del libro "Vivo altrove"
Raffaella Ferrè, scrittrice, Coordinamento giornalisti precari Campania
Ilaria Di Stefano, operatrice precaria dello spettacolo, Duncan 3.0
Francesco Vitucci, assegnista di ricerca, ADI Associazione dottorandi e dottori di ricerca italiani
Teresa Di Martino, giornalista precaria, Diversamente occupate
Imane Samia Oursana, redattrice precaria, associazione Going to Europe
Francesco Brugnone, operatore call center, 4U di Palermo



sabato 5 marzo 2011

Sos ricerca. Quali soluzioni?


In visita al CERN di Ginevra il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha lanciato un sos per la ricerca italiana, invitando "in una fase di tagli alla spesa pubblica" a "non intervenire con il machete, mettendo sullo stesso piano tutti i capitoli di spesa". Infine ha concluso: "Non so se Galileo fosse in grado di garantire l'immediata ricaduta delle sue scoperte" ma "pochi sono i giovani ad essere così motivati come quelli che si dedicano alla ricerca scientifica", e non aiutarli "sarebbe un delitto".

Il Presidente Napolitano ha anche precisato che spetta all'esecutivo e non a lui mettere in campo misure efficaci di sostegno alla ricerca. Ma visto che il governo è dormiente, in altre faccende affaccendato, e le forze politiche (quelle di opposizione incluse) sono prive di iniziativa in questo settore (e non solo), ci proviamo noi a proporre alcune "soluzioni" all'ormai eterno problema della ricerca in Italia, tenendo a mente che il nostro obiettivo è favorire l'ingresso nel sistema universitario di ricercatori meritevoli e mettere fine al nepotismo tipicamente italico.

Proviamo a fare un test, tenendo anche a mente che siamo in un periodo di "vacche magre" e le risorse sono quelle che sono a meno di inattesi moti rivoluzionari.

1. Introdurre un reclutamento straordinario per ricercatori a tempo determinato (tipi a e b), con finanziamento aggiuntivo ministeriale, gestito dalle università secondo le regole della legge Gelmini

2. Rifinanziare in misura massiccia il FIRB giovani, dando la possibilità ai ricercatori di scegliersi la propria sede di afferenza in caso di successo

3. Dare incentivi alle università per il bando di posizioni di ricercatore TD di tipo b)

4. Fissare a 65 anni l'età di pensionamento dei professori ordinari e associati, in linea con gli altri paesi europei.

5. Premiare i ricercatori più attivi nell'esame di abilitazione nazionale per professore associato, ad esempio tenendo conto solo delle pubblicazioni apparse negli ultimi 5 anni.

6. Ripristinare la figura di ricercatore a tempo indeterminato, abrogata prima dalla legge Moratti e poi definitivamente dalla legge Gelmini.

Voi quale preferite? Potete indicare al massimo due risposte. Votate in massa.