mercoledì 28 novembre 2012

LETTERA APERTA DI APRI AL MINISTRO PROFUMO






All'att.ne del Mininistro Prof. Francesco Profumo

  
L'Associazione dei Precari della Ricerca Italiani (APRI) nasce nel 2008 al fine di stimolare una revisione in senso meritocratico del sistema universitario italiano, con particolare riguardo alle procedure concorsuali per l'accesso alla docenza universitaria.
A ormai due anni dall’approvazione parlamentare della legge n. 240/2010, appaiono lapalissiane le severe criticità che limitano il reclutamento dei ricercatori a tempo determinato previsti dalla nuova normativa. Il nostro grido di allarme in tal senso è tutt'altro che isolato, visti i recenti, analoghi comunicati emessi dal Consiglio Universitario Nazionale e dall'Associazione Dottorandi e Dottori di Ricerca Italiani. In effetti, si può senza alcun dubbio già decretare il completo fallimento della legge n. 240/2010 dal punto di vista dell’inserimento di nuove leve nelle università italiane. 

Questo dato di fatto è facilmente estrapolabile dall'esiguo numero di posizioni di ricercatore a tempo determinato attive alla data del 20/11/2012: un totale di poco più di 2000 contratti, di cui solamente una quindicina (!) per ricercatore a tempo determinato (di tipo B) con previsione di tenure track. 

La scarsità di risorse dedicate all’attivazione dei nuovi contratti per ricercatore si somma poi alla diffusa tendenza delle varie sedi a proporre progetti di ricerca dettagliati nei medesimi bandi, in palese difformità rispetto ai contenuti della legge n. 240/2010.

Questi già drammatici dati e considerazioni sul nuovo reclutamento compongono un quadro ancor più preoccupante se si analizza anche la situazione relativa all'attivazione di assegni di ricerca (è stato infatti raggiunto il picco storico di oltre 15000 contratti di tale tipo) ed i numeri relativi alle chiamate per professori, pari a 285. A tale analisi andrebbero poi aggiunti i dati relativi alle migliaia di contratti di collaborazione coordinata e continuativa, per i quali tuttavia non si dispone di alcun dato ufficiale.
In sintesi, i dati del Ministero indicano il mantenimento di una corsia di favore per le progressioni del personale già in ruolo, e una drammatica chiusura all’ingresso di nuove leve nell’accademia italiana, associata a una loro accentuata precarizzazione.

Mentre è prevedibile che molti precari, ampiamente sopra le mediane, possano ottenere l'abilitazione scientifica per la seconda fascia (e qualcuno anche per la prima), quali sono le reali possibilità che ottengano poi un posto nelle selezioni locali bandite successivamente? Lei sa quanto noi che la stragrande maggioranza delle risorse andranno in progressioni di carriera, e non in reclutamento vero.

Sig. Ministro, ci rivolgiamo oggi a Lei consapevoli del momento di difficoltà economica che il Paese attraversa, consci del fatto che il miglior investimento in tempo di crisi è quello sull’alta formazione e sulla ricerca scientifica; Le chiediamo quindi di prendere in considerazione le proposte di seguito delineate, volte al rilancio del settore ricerca e università e del Paese nel suo insieme e a dare speranza ad una generazione meritevoli di giovani che altrimenti rischiano di essere definitivamente espulsi dal sistema:

1-   Chiediamo che sia definito un sistema di quote, a diverso livello su tutte le posizioni bandite dai singoli atenei, che vincolino i medesimi atenei all’attivazione di bandi per ricercatori a tempo determinato con previsione di tenure track (tipo B), associate a specifici incentivi ministeriali,  al fine ultimo di avviare il reclutamento di un congruo numero di nuovi ricercatori nel  prossimo quadrienno.

2-   Chiediamo che  nell' immediato una quota non inferiore al 30% dei  futuri concorsi a posti di professore associato sia riservata a ricercatori non strutturati

Al fine di discutere insieme queste proposte, APRI Le chiede di voler incontrare al più presto una delegazione dell’Associazione.

Confidando in un positivo riscontro, cogliamo l’occasione per porgerLe i più cordiali saluti.


La Presidenza dell'APRI

sabato 17 novembre 2012

Un Paese poco raccomandabile


Cari amici, buonasera.
Per voi tutti insonni, per voi mamme che allattate, per voi che state impazzendo per le ultime 72 ore che vi separano dalla chiusura della domanda per l’Abilitazione Scientifica Nazionale, stasera non perdete il bel programma su Rai3 “Telepatia” condotto dal pungente e ironico Oliviero Beha.


La puntata si intitola “Un Paese poco raccomandabile". Si parlerà anche dei mali dell'Università, fra cui la già famosa storia del concorso da ricercatore all’Università di Milano, contro cui sono stati fatti 3 ricorsi al TAR (sevizio firmato dal bravo Roberto Pozzan).

Primo commento: Un peccato vedersi propinare molte sciocchezze in prima serata e avere relegato il giornalismo di qualità alla seconda serata.

martedì 2 ottobre 2012

Per un nuovo inizio: intervista con il candidato presidente APRI

Non è solo tempo di primarie ed elezioni politiche ormai alle porte. Nei prossimi giorni l'Associazione Precari della Ricerca Italiani (APRI), che gestisce questo blog, eleggerà il nuovo presidente con una votazione aperta a tutti gli iscritti. E' il sesto presidente dell'Associazione dal 2008, anno della sua fondazione. 

Abbiamo davanti una fase quanto mai difficile per i ricercatori precari italiani, che devono fare i conti con un quadro generale di assottigliamento delle speranze e possibilità concrete di ottenere un posto stabile in tempi ragionevolmente brevi. Questa situazione è l’effetto congiunto della Legge Gelmini, che ha soppresso le posizioni di ricercatore a tempo indeterminato sostituendole con figure precarie (gli RTDa) o ancora rimaste sulla carta (gli RTDb), e delle pressioni esercitate nei mesi scorsi dal personale strutturato di ruolo (ricercatori e associati) che hanno preparato il terreno per quella che sarebbe l’ennesima, catastrofica promozione ope-legis dell’università italiana.  

Incontriamo dunque Claudio Greco, candidato alla presidenza di APRI. Claudio, 32 anni, è un chimico teorico appena rientrato in Italia per iniziare un contratto di ricercatore a tempo determinato (di tipo A manco a dirlo) presso l’università di Milano Bicocca.


Claudio, in bocca al lupo, innanzitutto. Perché hai deciso di candidarti alla presidenza di APRI? 

Crepi il lupo! La mia candidatura alla Presidenza 
dell'APRI rappresenta la logica conseguenza di un percorso 
che mi ha portato ad apprezzare le linee guida 
dell'associazione fin dalla sua fondazione. L'idea di 
portare l'Università italiana verso gli standard di paesi quali Germania e Svezia (nazioni in cui ho avuto la 
fortuna di lavorare) rappresenta l'unica possibilità per 
garantire un futuro di successo alla nostra Accademia. L'attuale situazione di difficoltà per il sistema 
universitario potrà senz'altro venire superata, se si diffonderà una logica meritocratica nell'attribuzione di 
risorse e posizioni. Credo che questo momento di crisi per 
l'Italia intera richieda uno sforzo corale a tutti i 
livelli, ed il settore della ricerca e dell'alta 
formazione dovrà senz'altro fare la propria parte nei 
prossimi anni. 


Ci racconteresti le tappe salienti del tuo percorso di 
ricerca? 

Dopo essermi laureato in Biotecnologie all'Università 
Milano-Bicocca, ho conseguito il dottorato in Chimica 
presso la medesima Università nel 2007. Durante il 
dottorato, ho trascorso un fruttuoso periodo all'Università di Lund (Svezia), dove ho applicato metodiche avanzate di modellizzazione teorica di proteine 
contenenti ioni metallici. Tale ambito di ricerca ha 
caratterizzato il mio percorso scientifico anche nei miei anni da post-doc. Ho avuto l'onore di essere stato 
selezionato per una fellowship della Fondazione Humboldt, 
grazie alla quale ho lavorato presso il Dipartimento di 
Chimica della Humboldt-Universitaet zu Berlin; successivamente sono stato per due anni assegnista di 
ricerca a Milano, e poi di nuovo presso la 
Humboldt-Universitaet, in qualità di Junior Research Group 
Leader in Chimica Teorica Bioinorganica. 


Che effetto fa tornare in Italia in questo momento così 
difficile per il paese e l’università e in particolare 
per i ricercatori precari? 

Mi aspettano sfide difficili, lo so bene. Ma l'idea di poter contribuire ad un rilancio del mio Paese, e di poter diventare un punto di riferimento per i miei colleghi 
precari rappresenta per me una fonte, spero inesauribile, di motivazioni. 


La tua disciplina, la chimica teorica, è una disciplina 
rigorosamente “bibliometrica”. Come giudichi i criteri di 
valutazione stabiliti dall’ANVUR nel tuo settore per le 
prossime abilitazioni? 

I criteri bibliometrici nel mio settore risultano 
abbastanza selettivi, anche se i parametri scelti mi piacciono poco in generale. Per esempio, non distinguono 
tra chi ha avuto un ruolo centrale nei vari studi (principal investigator o coordinatore), e chi invece ha 
avuto un'importanza più marginale. Comunque, è il concetto stesso di abilitazione nazionale su base bibliometrica 
che, a mio avviso, va rivisto.


Il tuo contratto di ricercatore a tempo determinato è appena iniziato. Con quale animo inizi questa esperienza 
di lavoro? 

In realtà prenderò servizio il primo di Novembre, ma grazie alle mie ferie tedesche arretrate sono già qui in 
Dipartimento a Milano... credo che questo dica molto sul 
mio entusiasmo: non vedo l'ora di cominciare!


Tu sei stato ricercatore con ruoli di responsabilità in 
Germania, precisamente alla Università von Humboldt di 
Berlino. Come credi di far fruttare tale esperienza nel tuo nuovo lavoro italiano? 

Aver osservato le dinamiche alla base dell'attività di Professori e Ricercatori a Berlino rappresenta un bagaglio importante per me: in Germania, la volontà di eccellere nei propri rispettivi ambiti è sempre un elemento fondamentale sia per i singoli scienziati che per i 
dipartimenti in cui operano. La medesima atmosfera l'ho potuta respirare nel mio (seppur breve) soggiorno svedese. Sono convinto che tali esperienze costituiscano una risorsa importante per il futuro di APRI. 



A tuo parere, quali sono le linee di azione su cui APRI dovrà insistere di più? 

Per prima cosa, credo sia necessario assicurare l'erogazione di risorse per bandire un adeguato numero di posizioni di ricercatore a tempo determinato di tipo B, che offrirebbero la possibilità ai migliori studiosi 
italiani e stranieri di operare nel nostro paese con la 
prospettiva di essere valutati sulla base della loro 
attività scientifica e didattica, in vista di un possibile 
accesso ai ruoli accademici. Poi, come dicevo, un'ampia 
revisione dei meccanismi alla base delle procedure di 
abilitazione nazionale è a mio avviso necessaria. 
Personalmente, riterrei opportuno piuttosto introdurre 
rigorose procedure di valutazione ex-post dei 
dipartimenti, poiché ciò favorirebbe dinamiche virtuose 
per il reclutamento dei futuri docenti. Infine, auspico la 
valorizzazione delle esperienze di didattica e ricerca dei 
precari nel contesto di concorsi pubblici diversi da quelli per la docenza universitaria. 



Le elezioni politiche si approssimano. Quale rapporto 
credi che APRI debba tenere con i partiti politici? Come far sentire la propria voce e cercare di influenzare i 
programmi senza essere strumentalizzati per fini elettorali?


Negli ultimi anni, uno dei termini più ricorrenti nei notiziari è “crisi”, ma tra i più gettonati vi è 
senz'altro anche “meritocrazia”. Il dialogo con la 
politica sarà un elemento centrale per il successo di APRI: la necessità di meritocrazia per la sopravvivenza del Paese è ormai ben evidente non solo ai nostri soci, ma 
anche alla gran parte degli italiani. Una strategia di 
comunicazione efficace, basata soprattutto sull'uso della 
grande rete, ci permetterà di smascherare eventuali tentativi di strumentalizzazione sul nascere.

sabato 25 agosto 2012

PRENDI L'ABILITAZIONE, E POI MUORI....

  OK, sono finalmente state pubblicate le mediane sia per i settori bibliometrici che per i cugini sfigati non-bibliometrici. I risultati sono tristisssimi, per i settori bibliometrici l'asticella è tanto bassa che si poteva fare sostanzialmente a meno della procedura, in molti casi erano più selettivi i criteri CUN (e questo è dire tutto). Spesso la mediana degli articoli è pari o inferiore al numero di articoli sottoponibili per la valutazione qualitativa, e anche questo è un indice significativo.

Cosa vuol dire? Significa che i nostri letterati, storici, filosofi ecc. sono poco produttivi? Forse. O forse vuol dire semplicemente che i dati sono incompleti, che molti, moltissimi, non hanno avuto il tempo e la voglia di compilare a dovere i propri profili CINECA. Tanto a loro che importa? E l'Anvur, del resto, ha stabilito che se ne frega se i dati sono parziali, incompleti, errati...Loro non si assumono responsabilità.

Manca ancora l'elenco delle riviste scientifiche per i settori non bibliometrici, tra cui in particolare manca quello delle testate di fascia A. Mentre per l'area 12, quella delle scienze giuridiche, quella di Onida e del famoso ricorso, i responsabili incaricati proprio si sono rifiutati di produrre l'elenco delle riviste.

Ma che volete che sia, tanto siamo di fronte al bando più lungo della storia, c'è tempo...e il fatto che per i giuristi non si siano prodotti gli elenchi (a dispetto di quanto stabilito dalla legge dello Stato) evidentemente non fa problema.

Già, c'è tempo per correggere, o anche per fare nuovi pasticci.

Finora di pasticci, errori, contraddizioni tra criteri stabiliti da leggi e decreti e delibere Anvur  ne sono stati trovati tanti. I colleghi (strutturati) di Roars, si sono divertiti a catalogare tutti (o quasi) gli errori, le imprecisioni, i casini creati dai Vogon anvuriani.

Non che i compagni di Roars abbiano torto, anzi...purtroppo hanno ragione. Però ci sono anche  altre storture che non segnalano con altrettanta decisione. Per esempio il fatto che, pasticci e amenità anvuriane di fatto non impediranno che si riproducano i classici meccanismi accademici italiani per cui andrà avanti chi è più anziano, chi è in fila da più tempo. Come se si trattasse della coda all'ufficio postale.

Non è questo il tipo di sistema per cui APRI ha lottato. Non è  certo questo che succede nei paesi avanzati.

Qui però siamo in Italia, dove si confrontano diverse lobby, ma tutte di strutturati che hanno scarso interesse per la sorte della nostra generazione, la generazione dei nati negli anni Settanta. Tanto siamo sostituibili. Hanno trovato il modo di risolvere il problema dei precari: con lo sterminio di un'intera generazione.

Certo i criteri Anvur sono pieni di limiti sotto il profilo epistemologico, amministrativo, giuridico, e anche semplicemente logico; ma tutto questo è secondario rispetto al vero problema, all'autentico dramma che sta per consumarsi.

SIAMO DI FRONTE A UN MASSACRO: UN'INTERA GENERAZIONE E' DATA PER MORTA E A NESSUNO SEMBRA IMPORTARE!

Quanti saranno i precari (attivi in istituzioni italiche o espatriati) che otterranno l'abilitazione? Difficile dirlo, di certo sono molti - moltissimi, diverse migliaia - quelli sopra le mediane (bibliometriche e non). Quanti saranno quelli a ottenere i posti - quelli veri - nei concorsi post-abilitazione? Beh, qui le previsioni sono più facili: quasi nessuno, poche unità....

E questo a prescindere dal merito, ovviamente....


Viva l'Italia, viva l'Anvur, viva Roars, W I CONCORSI FARSA! 

domenica 8 luglio 2012

GAME OVER: Ennesimo fallimento dell'ennesima riforma




Diciamocelo chiaramente: anche la riforma Gelmini è un fallimento.

E questo non è un giudizio politico, ma un giudizio tecnico. I meccanismi messi in moto dalla legge  - a prescindere da qualsivoglia valutazione della loro bontà -  non funzionano.

Non funzionano i TD (sia A che B), troppo onerosi per gli atenei, banditi in numeri ristrettissimi con procedure spesso illegittime e non trasparenti. La tenure-track all'italiana era uno dei pilastri della riforma e si dimostra del tutto fallimentare, per via dell'assenza di bandi di tipo B (finora si contano sulle dita di una mano) e per il blocco delle abilitazioni.

Non funziona l'abilitazione, tanto che molti ormai prevedono che non partirà mai. Allo stato le voci circolanti parlano di rinvio dei bandi per i candidati a marzo, ma c'è da scommettere che a marzo ci sarà un ennesimo intoppo e che la patata bollente verrà passata al prossimo esecutivo. A introdurre ulteriore incertezza c'è poi il ricorso al Tar avviato dall'associazione dei costituzionalisti, che contesta la retroattività dei criteri. Qualora il Tar aderisse al ragionamento di Onida e dei ricorrenti sarebbe la fine di qualsiasi progetto di riforma del reclutamento, perché non si potrebbero MAI introdurre criteri nuovi.

Non funzionano i nuovi dipartimenti, frutto di aggregazioni insensate maturate in base a logiche di potere, spesso del tutto privi di razionalità sotto un profilo scientifico e didattico.

Non funzionano le nuove norme sul computo della virtuosità finanziaria, che portano de facto ad una drastica riduzione del turnover.


A tutto questo si aggiunge da ultimo la spending review, che ha determinato una ulteriore riduzione del turnover (che passa da un massimo del 50% - per le virtuose - a un massimo del 20%). E che, inoltre, brucia il patrimonio di punti budget del 2010 e del 2011 accumulati dagli atenei in vista delle abilitazioni. Non solo, con la spending review sembrano pure scomparse le quote, e in particolare quella quota del 50% del turnover da spendersi per posti TD.

Nei prossimi anni, se non ci fossero clamorose inversioni di rotta, avremo un forte ridimensionamento del sistema: al blocco del turnover e delle abilitazioni vanno aggiunti i numerosi pensionamenti previsti. Tutto ciò, combinandosi con le nuove norme sui requisiti minimi per tenere in piedi i cdl, i corsi di dottorato ecc ecc porterà alla chiusura non solo di corsi di laurea e scuole di dottorato ma - in pochi anni - anche di alcune sedi. Del resto la normativa già consente il trasferimento dei docenti da una sede all'altra, qualora non ci siano i numeri minimi per tenere aperti i cdl.

L'Italia sembra aver deciso di non investire su ricerca e formazione, parallelamente all'università i tagli colpiscono drammaticamente anche gli enti di ricerca.

Cosa ci aspetta? E' prevedibile che il prossimo esecutivo avvii una nuova riforma, ma se le cose andranno come al solito i frutti (se mai ci saranno) li raccoglieranno i nostri figli.
Non è improbabile che - nel mentre - per rispondere al bisogno di personale docente, si provveda a qualche ope legis, cosa che può magari esser positiva per i singoli ma che è sempre pessima per il funzionamento di un sistema.

Dopo Berlinguer, Moratti e Mussi, anche la Gelmini e Profumo hanno fallito. Non possiamo ritenerci stupiti. Forse era prevedibile, e qualcuno l'aveva in effetti previsto. A prescindere da qualsiasi valutazione di parte non se ne può però gioire, perché a pagare il prezzo di questo fallimento saranno in primis i precari e con loro tutto il paese. Inoltre questa pessima prova suggerisce fosche considerazioni sulla qualità della classe dirigente. Di certo il Ministro Profumo, che ha detto più volte di voler oliare il sistema senza stravolgerlo, si dimostra uno dei peggiori ministri di questo governo: non è riuscito a far funzionare la macchina, e l'olio versato sembra aver provocato solo scivoloni. 

E' il caso di cominciare a interrogarsi sull'incapacità di questo stato e di questa classe di politici - e di consiglieri - di gestire efficacemente un processo di riforma del sistema universitario. Un sistema che anno dopo anno è sempre più in crisi, non solo per una strutturale carenza di risorse, ma soprattutto perché le logiche e lo spirito che lo animano paiono tanto irriformabili quanto lontane anni luce da quelle decisamente più  virtuose dei paesi avanzati.

IL FALLIMENTO DELLA RIFORMA GELMINI

Diciamocelo chiaramente, anche l'ultima riforma dell'università è un fallimento.

martedì 5 giugno 2012

Caro Ministro, cosa vogliamo fare?




Egr. Ministro,
abbiamo aspettato per mesi un provvedimento che andasse nella direzione di rinnovare il corpo accademico dell'Università italiana aprendo a giovani meritevoli ricercatori, italiani e non.
In questi mesi nulla è stato fatto al riguardo, ma oggi c'è probabilmente l'ultima possibilità che in questa legislatura Lei ha di porre rimedio alla situazione di paralisi che ha colto l'Università dopo l'entrata in vigore della Legge 240/2010.
Come ormai è chiaro, dopo un anno e mezzo di vita, il nuovo sistema di reclutamento universitario è fallito; le nuove figure di Ricercatori a Tempo Determinato vengono bandite in numeri ridicolmente esigui e tagliati a misura su candidati locali in barba alla legge; la "tenure track" è evidentemente un miraggio irrealizzabile; l'abilitazione nazionale, infatti, stenta a partire tra mille polemiche, prova ne è ciò che sta succedendo in questi giorni.
L'unica nota costante in questo contesto è che, di riforma in riforma, rimangono tutte quelle norme, spesso accompagnate da specifici finanziamenti, che favoriscono promozioni di carriera invece che vero reclutamento meritocratico. Nessuno è disposto a scommettere su chi è adesso ai margini del sistema e che, in moltissimi casi, ha un profilo scientifico di assoluto rilievo certificato da pubblicazioni, gestioni di progetti di ricerca, ore e ore di attività didattica e tutoraggio studenti.

Come precari, o se la parola disturba, come "non-strutturati", cosa dobbiamo fare, dunque?
Davvero chi ci governa ritiene che sia nell'interesse del paese non passare al setaccio meritocratico un'intera generazione che ha acquisito competenze scientifiche anche eccellenti?
Davvero si pensa di poter procedere solo ed esclusivamente per progressioni di carriera?
Davvero si pensa che con commi e cavilli si possa rispondere al problema della fuga dei cervelli e, perché no, arrivare ad attrarre in Italia qualche cervello straniero?

Ebbene Ministro, Le chiediamo pertanto pubblicamente di mostrare il coraggio di segnare una discontinuità rispetto a chi l'ha preceduta e di assumere specifici provvedimenti che consentano ai ricercatori non strutturati, italiani e stranieri, di concorrere paritariamente all'accesso ai ruoli accademici contribuendo al rinnovamento di un sistema universitario italiano che e' divenuto sempre più chiuso e autoreferenziale.

E vogliamo dirle che se vi sarà apertura ed eguaglianza di opportunità, sapremo sfruttare la nostra occasione.


Cosa decide di fare signor Ministro?

domenica 3 giugno 2012

Il Governo cancella la chiamata diretta, accelera e regolamenta le procedure di assunzione locali già previste dalla 240, ma quasi nessuno lo capisce


C’è qualcuno dei lettori che può pensare di aver conseguito la patente di guida sostenendo un concorso?
Se la risposta è no, allora significa che gran parte delle dichiarazioni e degli articoli letti ultimamente sui quotidiani relativamente ai contenuti del nuovo DL per il “merito” (che verrà discusso al prossimo CdM di mercoledì) non corrispondono al vero.
Facciamo chiarezza:
1)   il sistema di reclutamento universitario attuale (determinato dalla Legge 240/2010, Legge “Gelmini”) prevede concorsi esclusivamente locali;
2)   il nuovo decreto “merito” conferma lo svolgimento di concorsi locali (ci riferiamo qui al testo del DL sul merito nella forma in cui era stato redatto il 29 maggio scorso; ci giungono nuove di modifiche ulteriori su cui però non abbiamo dettagli).
Fatta questa premessa possiamo chiederci cosa cambi e perché ci sia stata una levata di scudi – quasi – generale rispetto alla bozza di provvedimento.
Cambia il fatto che il sistema di abilitazione nazionale, la “patente di guida” di cui all’esempio iniziale, viene sospeso per due anni e sostanzialmente unificato con la procedura del concorso locale.
In aggiunta, le commissioni locali, la cui composizione secondo la Legge Gelmini veniva decisa dall’Ateneo che bandisce il posto, ora sono invece composte per la maggior parte da membri esterni all’Ateneo scelti tramite sorteggio.
In sostanza, mentre oggi per diventare Professore Associato si dovrebbe conseguire l'abilitazione e partecipare ad un concorso locale con una commissione decisa dall’Ateneo che bandisce, qualora venisse confermata la versione di DL tanto contestata, si potrebbe partecipare ad un concorso solo avendo i requisiti richiesti per la medesima “patente” di cui sopra, con una commissione composta per la maggior parte da membri esterni sorteggiati. C'è inoltre la previsione di verifica ex-post del rispetto dei requisiti per tutti i vincitori di concorso, con pesanti sanzioni economiche a carico dell’Ateneo qualora un vincitore non risultasse in possesso dei requisiti ANVUR.

Come si fa dunque a parlare di “ritorno al localismo”, “ripristino dei concorsi locali” e di “potere in mano ai baroni”, quando le cose stanno così come abbiamo spiegato?
Aggiungiamo inoltre che, ad un anno e mezzo dall’approvazione della Legge Gelmini, il sistema di abilitazione nazionale previsto è ben lungi dal poter prendere il via, determinando nei fatti un blocco dei concorsi che durerà per chissà quanto ancora; quanto previsto dal DL permetterebbe invece di tornare a bandire concorsi anche entro l’autunno.

Per gli addetti ai lavori cerchiamo di fare ulteriore chiarezza con un esempio pratico.

Si prenda ad esempio un ateneo di medie dimensioni, che nel suo anno più glorioso, fra fondi di reclutamento straordinario, pensionamenti, ecc.. bandisce o ha disponibilità di risorse per 60 posti da associato.

LEGGE GELMINI
Tutti e 60 devono avere conseguito l'abilitazione nazionale (cioè rispettare i criteri ANVUR)
Almeno 12 (20%) dovranno essere esterni (ad essere fiscali quella percentuale è su tutti i professori, ordinari compresi, ma per semplicità teniamola tutta per gli associati);
I rimanenti 48 possono anche essere tutti interni:
fino a 30 di loro (fino al 50% del totale) possono entrare per chiamata diretta, sulla base però di criteri e commissioni non ben definiti;
tutti gli altri (anche gli esterni) vengono valutati da una “commissione locale” che sceglie a suo insindacabile giudizio fra tutti gli abilitati.
N.B.: supponendo che il criterio ANVUR per avere l’abilitazione sia "saper leggere e scrivere", un bambino di 9 anni può essere abilitato. Il bambino poi potrà entrare sia come esterno tramite concorso, a insindacabile giudizio della commissione locale, o addirittura più facilmente come interno per chiamata diretta.
Nessuna graduatoria di merito, nessuna punizione o penalità’ per chi assumesse candidati sotto la soglia ANVUR. Nessun obbligo o incentivo ad assumere prima un premio Nobel e solo poi, una volta esauriti i migliori, anche il bambino di 9 anni.

DECRETO "MERITO"
Tutti e 60 devono rispettare i “criteri ANVUR”, cioè, nei fatti, avere i requisiti che sarebbero stati necessari per l’abilitazione.
Almeno 12 (20%) dovranno essere esterni.
Un numero compreso fra 15 e 30 (25-50%) viene reclutato secondo le regole che chiameremo "24-6bis" (ci si riferisce qui all'art. 24, comma 6 della legge 240);
Tutti gli altri, esterni compresi, vengono reclutati secondo le regole "18 modificato" (ci si riferisce qui all'art. 18 della legge 240);

Il "18 modificato" prevede una commissione insediata localmente, formata da 5 membri per la maggior parte esterni (2 interni, 2 esterni, 1 straniero).
I membri della commissione devono possedere gli stessi requisiti che avevano i membri della commissione nazionale.
Essi esprimono il vincitore per il singolo settore in cui il posto è stato messo a bando.
Il vincitore deve avere i requisiti ANVUR, pena punizione economica per l’ateneo l'anno successivo.
N.B.: analogamente a quanto previsto dalla Legge Gelmini, se il criterio ANVUR è "saper leggere e scrivere", se si presentano un bambino di 9 anni e il premio Nobel, la commissione può far entrare il bambino senza commettere alcun illecito. Inoltre non è prevista una quantificazione o ranking che dica chi è più bravo di chi e perché.

Il "24-6bis" prevede una commissione di 3 o 5 membri (2+1 o 4+1, TUTTI ESTERNI);
La commissione è chiamata a formare una graduatoria;
Il o i vincitori DEVONO avere i requisiti ANVUR, pena punizione economica per l’ateneo l'anno successivo. Possono partecipare a queste procedure solo gli interni (o Ricercatori a tempo indeterminato, oppure gli RTD di tipo B; siccome questi ultimi non esistono - continueranno a non essere banditi - si configura de facto come un percorso a scorrimento per gli RTI interni).
ATTENZIONE: sempre pensando ai creteri ANVUR come "saper leggere e scrivere", il bambino ed il Nobel hanno ancora entrambi lo stesso diritto di essere assunti, ma in questo caso vengono posizionati in una graduatoria di merito degli aventi diritto all’interno di quell’ateneo e di quel settore. In questo caso la chiamata diretta coinvolgerebbe necessariamente il Nobel.




IN TUTTI E DUE I CASI - SIA CON LA LEGGE GELMINI SIA CON LA FORMULA DEL DL SUL MERITO - PER I PRECARI NON SEMBRANO ESSERCI SPAZI. DAVVERO PENSATE DI POTER PROCEDERE SOLO PER PROGRESSIONI DI CARRIERA DEGLI ATTUALI RICERCATORI A TEMPO INDETERMINATO? DAVVERO CHI CI GOVERNA RITIENE CHE SIA NELL'INTERESSE DEL PAESE BUTTARE A MARE UN'INTERA GENERAZIONE, CHE SI E' FORMATA A SPESE DELLO STATO ED HA ACQUISITO COMPETENZE SCIENTIFICHE ANCHE ECCELLENTI? DAVVERO SI PENSA CHE CON QUESTI BIZANTINISMI SI POSSA RISPONDERE AL PROBLEMA DEL BRAIN DRAIN, E ATTRARRE MAGARI QUALCHE CERVELLO STRANIERO?

domenica 27 maggio 2012

Il programma del Movimento 5 Stelle – Capitolo Istruzione, Università e Ricerca


Sul sito iMille.org segnaliamo un'analisi del (provvisorio) programma del Movimento 5 Stelle. In particolare, per gli amanti del genere, il capitolo Universita' e Ricerca. APRI, che e' associazione apartitica, avrebbe certamente voglia di confrontarsi su alcuni punti controversi (tipo: abolire la legge Gelmini, per sostituirla con cosa? Promuovere la ricerca sulle malattie rare: come? Promuovere i ricercatori indipendenti: da cosa?). Il problema col M5S e' che non e' chiaro se ci siano referenti/responsabili per il comparto a noi tanto caro. E interevenire sui loro blog e' un po' dispersivo... Un po' come diceva Kissinger dell' Unione Europea:"Una bellissima idea, ma se devo parlare con l'Europa, a chi devo telefonare?".
Quindi se qualcuno passasse da queste parti, sarebbe interessante capire come si intendono affrontare i punti controversi che emergono nell'analisi segnalata.
Insomma cari precari a 5 stelle, se ci siete, fatevi sentire....

martedì 22 maggio 2012

Senza parole

Le lasciamo al Ministro, che riteniamo avere in questa occasione dimostrato una grande umanità.

APRI - Associazione Precari della Ricerca Italiani

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Alle studentesse e agli studenti della scuola italiana

Care ragazze e ragazzi,

vi scrivo come Ministro, come padre ma soprattutto come italiano a voi che rappresentate il futuro del nostro Paese. Oggi siete stati selvaggiamente colpiti, per la prima volta nella nostra pur travagliata storia unitaria e repubblicana, davanti ad un edificio pubblico nel quale vi stavate recando sicuri di essere protetti, per imparare a diventare cittadini. Capisco dunque che dentro ciascuno di voi e tra i vostri amici e compagni di classe possa nascere, assieme al dolore per la morte assurda della vostra compagna, un sentimento di sgomento per essere stati aggrediti lì dove non doveva succedere.

Il vostro sgomento è quello di tutti. Colpire da vigliacchi una scuola è infatti colpire l’Italia intera, perché lì si forma il suo futuro. Dovete credermi, sento profondamente questa responsabilità e con me tutto il Governo e l’Italia intera. Faremo di tutto perché una cosa del genere non succeda mai più, affinché voi entrando nella vostra scuola pensiate solo ai compiti e allo studio, alle amicizie e allo sport.

Immagino vi siano dentro di voi sentimenti come dolore e rabbia: non abbiate paura di averli. Oggi sono naturali. Solo vi dico e vi chiedo di non cedere ad essi, pensando di essere soli. Non lo siete. Siete invece la parte più importante di una grande comunità sulla quale potete contare, a partire dai vostri insegnanti e dal personale che lavora nella scuola. Sulla forza e sulla saldezza di questa comunità che ha in voi il suo futuro potrete fare affidamento affinché domani questi sentimenti possano lasciare il posto alla speranza e alla fiducia. Speranza che il Paese nel quale vivete diventi sempre più a vostra misura e sempre meno ceda spazio a illegalità e violenza.

Noi sapremo unirci: voi potete contare su di noi. Nelle prossime ore e nei prossimi giorni lavorerò ad iniziative in questo senso. Vi dimostreremo che i terribili fatti di oggi sono un segno di debolezza e non di forza di chi li ha compiuti. Vedrete che non sarete lasciati soli.

A presto
Francesco Profumo

sabato 5 maggio 2012

Leggete, firmate e diffondete

Una petizione per la trasparenza e la meritocrazia dei concorsi universitari in Itralia

Alla C.A. del Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Milano,
Ill. mo Prof. Enrico Decleva
e p.c. Ecc.mo Ministro Prof. Francesco Profumo 
 
Desideriamo portare alla Vostra attenzione l’esito della Procedura di valutazione comparativa per un posto da ricercatore universitario per il settore scientifico-disciplinare AGR/11 – Entomologia Generale e Applicata, bandito nel 2009 presso la Facoltà di Agraria dell’Università di Milano.
Tale procedura è stata rifatta per la terza volta a seguito di:

• annullamento da parte del TAR (TAR Lombardia, Sentenza n.195/2011) della prima procedura per la mancata applicazione degli indici di valutazione delle pubblicazioni (violazione del DM 89/2009).
A seguito della Sentenza, la procedura è stata rinnovata con la medesima Commissione, formata dai Proff. Luciano Süss, Pasquale Trematerra e Bruno Massa;
• sospensione della seconda procedura, a seguito dell’Ordinanza del TAR Lombardia n. 1090/2011 che obbliga l’Università a rinnovare la procedura con una nuova Commissione e ad effettuare il concorso nei limiti stabiliti dalla precedente Sentenza.
A seguito dell’Ordinanza, la procedura viene rinnovata solo per la candidata Ilaria Negri (ricorrente al TAR) e la candidata Sara Savoldelli (contro interessata), con la nuova commissione formata dai Proff. Santi Longo, Agatino Russo, Francesco Paolo D’Errico.

Mercoledì 18 Aprile scorso si sono svolte l’illustrazione e discussione dei titoli delle due candidate e, in tempo record, martedì 24 Aprile l’Università di Milano ha reso noti i verbali coi giudizi della Commissione, che riconferma vincitrice del concorso, all’unanimità e per la terza volta, la candidata Sara Savoldelli (una stretta collaboratrice del Prof. Luciano Süss, Presidente della prima Commissione giudicatrice, il quale ne ha curato la Tesi di Dottorato ed è coautore di moltissime sue pubblicazioni).
(http://www.unimi.it/ateneo/valcomp/43123.htm).

Il confronto fra la lettura dei verbali e l’esame delle pubblicazioni delle due candidate (accessibili online) fa esprimere forti perplessità sull’esito della procedura.
Emerge infatti un’evidente disparità tra la qualità del profilo delle due candidate: al di là dei titoli, che dalla lettura dei verbali non risultano sostanzialmente differenti per le due candidate, si legge chiaramente che gli articoli della Savoldelli più rilevanti - perché pubblicati su riviste a diffusione internazionale - sono solo 7 (a parte atti di congressi e articoli su riviste a diffusione esclusivamente italiana).
Da quanto si può verificare agevolmente utilizzando il software Publish or Perish (www.harzing.com/pop.htm) così come dichiarato dalla Commissione giudicatrice, la rivista internazionale su cui si trovano i 7 articoli sopra citati è il “Bollettino di Zoologia Agraria e Bachicoltura”. Tale rivista è pubblicata a cura del Dipartimento di afferenza della Savoldelli e a lungo diretta dal Prof. Luciano Süss.
Nessun articolo della candidata Savoldelli appare su rivista con impact factor (IF).
Da quanto si legge nei verbali, invece, la candidata Ilaria Negri, oltre a possedere come Sara Savoldelli atti di congressi e articoli su riviste italiane, presenta 18 pubblicazioni internazionali, fra cui alcune molto prestigiose e con impact factor (IF) anche molto elevato.

I valori degli indici bibliometrici per la valutazione delle pubblicazioni delle due candidate, così come obbligatoriamente disposto dal DM 89/2009, nonchè dalla Sentenza e dall’Ordinanza del TAR sopra richiamate, sono riportati sotto.
Oltretutto, tali valori risultano, al 2012, aumentati per la candidata Ilaria Negri, mentre permangono sostanzialmente invariati per la candidata Savoldelli (vedi sotto), a testimonianza dell’accresciuto valore nel tempo della produzione scientifica della candidata Negri presentata alla data di scadenza del bando.

VALORI DEGLI INDICI BIBLIOMETRICI ALLA CHIUSURA DEL BANDO (Gennaio 2010):
• IF totale:
Sara Savoldelli = 0 (ZERO); Ilaria Negri = 34.5
• IF medio per articolo:
Sara Savoldelli = 0 (ZERO); Ilaria Negri = 1.9
• N° totale di citazioni*:
Sara Savoldelli = 11; Ilaria Negri = 146
• N° medio di citazioni per articolo*:
Sara Savoldelli = 0.3; Ilaria Negri = 8.2
• Indice di Hirsch*:
Sara Savoldelli = 2; Ilaria Negri = 7

VALORI DEGLI STESSI INDICI AL 2012:
• IF totale:
Sara Savoldelli = 0 (ZERO); Ilaria Negri = 40.6
• IF medio per articolo:
Sara Savoldelli = 0 (ZERO); Ilaria Negri = 2.3
• N° totale di citazioni*:
Sara Savoldelli = 16; Ilaria Negri = 249
• N° medio di citazioni per articolo*:
Sara Savoldelli = 0.4; Ilaria Negri = 13.8
• Indice di Hirsch*:
Sara Savoldelli = 2; Ilaria Negri = 8

* calcolati con lo stesso software utilizzato dalla Commissione (www.harzing.com/pop.htm)

L’originalità e la rilevanza dei contributi della candidata Ilaria Negri è, quindi, comprovata sia dalla pubblicazione di articoli su riviste internazionali anche molto prestigiose e ad amplia diffusione presso la comunità scientifica internazionale, sia dalla ricezione di un congruo numero di citazioni. Tali considerazioni non hanno invece riscontro analizzando la produzione della candidata Savoldelli.

Alla luce di tali risultati, appare davvero poco comprensibile la conferma all’unanimità della vincitrice Savoldelli, considerando oltretutto l’affermazione fatta dalla Commissione che avrebbe “valutato le singole pubblicazioni tenendo anche conto del numero totale delle citazioni, del numero medio di citazioni per pubblicazione, dell’impact factor totale, di quello medio per pubblicazione , nonché delle combinazioni dei suddetti parametri atte a valorizzare l’impatto della produzione scientifica della candidata” (http://www.unimi.it/ateneo/valcomp/43123.htm)

Siamo consapevoli di quanto sia complessa la valutazione delle capacità di un ricercatore, ma rinnoviamo l’auspicio che si pongano dei limiti ragionevoli alla discrezionalità delle Commissioni giudicatrici, sia riguardo le numerose procedure per ricercatore a tempo indeterminato ancora in corso, sia riguardo le nuove procedure comparative che, a seguito della Legge Gelmini, saranno alla base del reclutamento delle nuove leve di ricercatori a tempo determinato.

Chiediamo quindi al Magnifico Rettore Enrico Decleva di verificare, prima dell’adozione finale dei Decreti di approvazione e di nomina del vincitore, che nei giudizi collegiali vi sia stato un effettivo impiego di tutti i criteri numerici di valutazione delle pubblicazioni. In caso contrario, chiediamo al Rettore di re-inviare gli atti alla Commissione.

Nel caso invece tali atti fossero già stati approvati, chiediamo al Magnifico Rettore l’annullamento degli stessi, al fine di fugare le ombre che si verrebbero a creare sulle procedure di reclutamento in atto presso l’Università di Milano, anche a tutela dei valori di trasparenza e merito propugnati dal Rettore stesso nello Statuto di Ateneo.





venerdì 20 aprile 2012

Giustizia: l'unione fa la forza!

Ottobre 2010
Si svolge a Milano (Unimi) uno dei primi colloqui per uno dei nuovi concorsi da Ricercatore (Geo/10). È uno di quei concorsi (non rari purtroppo) in cui il vincitore ha meno titoli di tutti in assoluto. Ma è uno dei pochi concorsi in cui tutti gli altri candidati (otto) decidono subito di fare ricorso al TAR. I Giudici danno loro torto. Questa particolare sentenza costituisce un comodo precedente per tutti i baroni e le università impegnate a difendersi da ricorsi. Gli ex-candidati vorrebbero fare ricorso al Consiglio di stato, a breve la scadenza dei termini, e stanno cercando supporto morale e materiale. Come APRI sosteniamo questa iniziativa, come tutti gli sforzi per ottenere giustizia e rispetto del merito. Crediamo anche che si tratti di un modello positivo e da riprodurre, con le sottoscrizioni pubbliche è infatti possibile aiutare più persone a sostenere i costi dei ricorsi e quindi a chiedere giustizia.
Al seguente link tutte le informazioni http://gyverik.com/PAOC/?paoc=1

mercoledì 21 marzo 2012

Il tempo scorre, ma NON per l'Università

Non si può negare che la situazione dell’università italiana sia in perenne stallo.

È passato più di un anno da quando la legge Gelmini è stata pubblicata in gazzetta ufficiale e tante, troppe cose sono ancora da fare.

Tutto è lento, in ritardo e non si vedono scadenze certe.

Volenti o nolenti la “riforma” Gelmini è legge e con essa bisogna confrontarsi, ma è tutto cosi fumoso, ancora da definire. E neppure a diversi mesi dal cambio di ministro i ritmi sono cambiati. Sempre gli stessi ritmi lenti, compassati, immobili.


Però alcune cose si potrebbero fare facilmente. In fondo è tutto in mano al ministero, al ministro e talvolta non ci vorrebbe molto per porre rimedio in modo semplice ad alcuni problemi.
Non pretendiamo miracoli, in fondo siamo in Italia, ma al ministero basterebbe una circolare per chiarire tutte le questioni inerenti ai concorsi e alla figura del ricercatore a tempo determinato ovvero alla specifica di determinati profili e le correlazioni di questi ricercatori a progetti. Basterebbe poco per richiamare al rispetto della legalità nei bandi. In fondo una circolare è semplice da fare e sarebbe anche il modo migliore, più veloce per rispondere coi fatti all'interrogazione parlamentare sull’argomento.
Sarà poi che il reclutamento è immobile, stagnante, ma non ci vorrebbe molto per far partire un piano di reclutamento nazionale, in modo che migliaia di punti organico non siano sprecati ogni anno. Effettivamente basterebbe veramente poco dato che, come APRI, abbiamo presentato una proposta molto ben dettagliata sulla questione.
Basterebbe poco, davvero poco, su alcune questioni, ma voi avete mica fretta?

lunedì 5 marzo 2012

Concorsi e ricorsi


In tanti ci hanno accusato di idealismo. Un pò idealisti e sognatori - è vero - lo siamo. Abbiamo anche la speranza che questa vicenda possa aiutare a migliorare l'Università e il nostro Paese.
Ricordiamoci sempre una cosa: non siamo mai soli. Non sarà facile, ma la voglia di cambiare c'è e si sta diffondendo a macchia d'olio.

http://www.linkiesta.it/concorso-universita-ricorso-tar

martedì 31 gennaio 2012

Bandi TD illegittimi, cosa fare


Riportiamo sotto una bozza di lettera standard che è possibile utilizzare per segnalare agli uffici concorsi degli atenei eventuali irregolarità nei bandi per posti TD.
Nella maggior parte dei casi le irregolarità riguardano la presenza di profili/progetti specifici che non rispettano quanto chiaramente indicato dalla legge. In relazione a questi casi crediamo che la lettera riportata sotto possa servire come base per reclami individuali.

Vi invitiamo a scrivere numerosi, ciascuno in riferimento ai bandi cui è interessato. In passato questo è servito per ottenere modifiche. Non abbiate paura della vostra ombra!

Per parte nostra provvederemo a segnalare questi problemi ai singoli atenei, al Miur, al Cun e alla Crui. Nonché a intervenire sulla stampa (locale e nazionale) quando possibile.
Tuttavia va sottolineato che più interventi ci sono meglio è.

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Al Direttore dell'Ufficio Concorsi dell'Università di XXXX,

Le scrivo in relazione al bando di concorso per un posto da Ricercatore a Tempo Determinato nel ssd XXX emanato dal suo ateneo e pubblicato sulla G.U. n. xxx del xxxx, nonché reso pubblico sul sito MIUR.
Dalla lettura del bando risulta con evidenza che vi sono profili di irregolarità che possono esporre l'ateneo al rischio di ricorsi.

Infatti, nonostante quanto chiaramente disposto dalla Legge il bando in questione contiene un profilo estremamente dettagliato.

L'art. 24, comma 2 A della Legge 240/2010 prevede che sia possibile inserire nei bandi un profilo "esclusivamente tramite l'indicazione di uno o più settori scientifico-disciplinari". Pertanto non si può ritenere legittimo l'inserimento di profili articolati in relazione ai quali dovrebbe essere valutata la produzione scientifica dei candidati. Non è neppure legittimo aggirare tale norma indicando specifici progetti di ricerca, poiché tali progetti costituiscono de facto dei profili.
Inoltre va ricordato che la Legge, all'art. 2., postula con chiarezza che i bandi debbono attenersi ai "principi enunciati dalla Carta Europea dei Ricercatori". Tra questi principi la Carta inserisce l'esigenza di evitare bandi che contengano progetti tanto specifici da restringere eccessivamente il numero dei possibili partecipanti al concorso. Ci pare che i profili/progetti contenuti nel suddetto bando rientrino in questa tipologia, disincentivando fortemente la partecipazione alla procedura di valutazione comparativa.
Per queste ragioni, e nella convinzione che sia interesse di tutti evitare ricorsi, invito il Suo ufficio a provvedere tempestivamente alla modifica del bando in questione (rendendolo pienamente conforme alla Legge tramite l'eliminazione di progetti/profili) e riaprendo contestualmente i termini per la presentazione delle domande.

Cordiali saluti,
xxxx

venerdì 27 gennaio 2012

Resoconto incontro al MIUR

Una delegazione dell'APRI ha incontrato nella giornata di Giovedì 26 il Ministro Francesco Profumo per un confronto sullo stato di applicazione della Legge 240/2010, sulle prospettive future del reclutamento e per alcune proposte già riassunte nei precedenti post.

In sintesi, possiamo riassumere in questo modo i concetti base usciti dall'incontro:

- Non c'è alcuna volontà (o possibilità?) di mettere mano alla L.240/2010 per eventuali modifiche; tutto ciò che può essere fatto, va fatto per via amministrativa, ivi comprese eventuali proposte APRI che dovessero essere accolte;
- Le intenzioni del Ministro sono quelle di mantenere il rapporto docenti studenti assestato sull' 1/30 attuale; le politiche di reclutamento in luce di futuri pensionamenti dovrebbero essere messe in essere sulla base di questo rapporto;
- Secondo dati che APRI renderà presto pubblici, gli Atenei nel 2011 hanno bandito sulle cessazioni 2010 circa 1/10 dei posti RTD che avrebbero potuto bandire, tenendosi in tasca i punti organico senza utilizzarli; a detta del ministro, gli atenei hanno tempo fino al 31.12.2012 per utilizzare le rimanenze dei p.o. 2011 e tutti quelli 2012 derivanti da cessazioni 2011, oppure li bruceranno per sempre. Questo dovrebbe teoricamente far sperare in una dose massiccia di bandi RTD nel corso del 2012 (circa 2500 bandi); il sospetto che rimane è che però ci sia qualcosa sotto che continua a non essere chiaro (situazioni finanziarie degli atenei);
- Il mancato bando di posizioni RTDb va ricercato effettivamente nella poco chiara procedura per la loro attivazione; da quanto si è capito, un RTDb richiede l'accantonamento di 0,7 p.o. (il costo di un associato). L'eventuale non associatura del ricercatore al termine del suo triennio, determina per l'ateneo l'essersi privata per 3 anni della possibilità di usare 0,2 p.o.: leggasi "scommessa sul cavallo sbagliato";
- Un RTDa su FFO costa 0,5 p.o.; un RTDa su fondi di progetto o fondi esterni, costa "probabilmente" 0,5 p.o.; la cosa non è chiara; in ogni caso, al termine del contratto, i punti organico per le posizioni TD tornano comunque nelle casse di Ateneo;
- Relativamente ad altri dati che APRI ha raccolto circa lo svolgimento dei concorsi RTD finora banditi e alle problematiche insorte (regolamenti di ateneo illegali, bandi illegali, localismo delle commissioni, molti ricorsi al TAR soprattutto per i vecchi concorsi RTI II/2008 e I e II /2010), il Ministro si è detto sorpreso di alcune situazioni specifiche riportate da APRI e ha detto di star lavorando sulla proposta di imporre il sorteggio aperto per le commissioni RTD analogamente a quanto succedeva per le comissioni degli ultimi concorsi RTI; circa i regolamenti, anche insieme ad APRI verranno avviate procedure di vigilanza ed intervento;
- Il turn over verrà aumentato per gli atenei che verranno dichiarati "virtuosi" in base al nuovo parametro a.f./FFO che terrà conto al numeratore dei contratti RTD, al denominatori di altre entrate quali le tasse degli studenti;
- La figura dell'assegno di ricerca è prevista dall'art.22 e pertanto non può essere modificata senza modificare la legge (vedi punto 1); potrebbero essere valutate proposte che prevedessero un iter esclusivamente amministrativo;
- Per il canale di reclutamento parallelo poposto da APRI sul modello del Ramon Y Cajal spagnolo, è stato sollevato il prevedibile problema di reperimento fondi; APRI al riguardo ha già delle idee che porterà nuovamente all'attenzione del MIUR in ulteriori incontri da prevedere;
- Nella sostanza, come tra l'altro anticipato da numerose dichiarazioni rilasciate pubblicamente dallo stesso ministro, non c'è da aspettarsi una modifica radicale della riforma universitaria almeno in termini di reclutamento, ma un'accelerazione della sua applicazione attraverso la lubrificazione del sistema.

Chi volesse provare l'emozione di trovarsi "dentro, ma fuori dal palazzo" insieme ad APRI, può cliccare qua.

giovedì 26 gennaio 2012

Oggi delegazione APRI incontra il Ministro Profumo


Siamo ormai ridotti come i nativi ai tempi della conquista americana: numerosi - se non maggioritari - ma sempre più tenuti segregati nella riserva del precariato stabile. Ma resistiamo, e lo facciamo a testa alta.

Oggi, presso la sede del MIUR a Roma, la delegazione di APRI, composta dal Presidente Lassie e altri colleghi venuti da altre parti d'Italia, incontrerà il Ministro dell'Istruzione e dell'Università e Ricerca, prof. Francesco Profumo.

Al Ministro avanzeremo le seguenti rivendicazioni:

1. un programma di reclutamento dei ricercatori TD su base nazionale, con uso di referees stranieri, sul modello Ramon Y Cajal spagnolo: una modalità più meritocratica di reclutamento già prevista nella prima versione del DDL Gelmini che in sede di conversione legislativa del DDL ci è stata scippata dalle solite lobbie accademico-parlamentari;

2. la soppressione degli attuali assegni di ricerca e l'istituzione di una nuova figura, più garantita contrattualmente, di ricercatore a progetto assunto con contratto a tempo determinato; al tempo stesso, l'obbligo per le università di bandire RTD di tipo a) e b) solo su fondi ordinari;

3. il ripristino del turn over al 100% per far fronte allo tsunami demografico che in questi anni si sta abbattendo sulle università italiane;

4. una più efficace vigilanza del MIUR e nel caso dell'ANVUR sulla correttezza dei bandi di concorso per RTD.

In giornata ci saranno aggiornamenti sull'esito dell'incontro.

mercoledì 25 gennaio 2012

carriere da sfigati...



Produttività scientifica di un ipotetico viceministro
(Fonte dati: il suo blog personale)

lunedì 23 gennaio 2012

Muri di gomma

L'APRI sta conducendo una ricerca sul numero di ricorsi che hanno investito le ultime tornate dei concorsi da Ricercatore in seguito all'avvenuto cambio delle modalità di svolgimento delle procedure di valutazione comparativa (niente prove scritte e orali, sorteggio delle commissioni, introduzione di criteri analitici per la valutazione delle pubblicazioni, etc.).
Prossimamente forniremo i risultati di questo lavoro, ivi compresi gli esiti dei ricorsi stessi (in molti casi sorprendenti, in un senso o nell'altro), ma questo post è dedicato a divulgare una storia che, dal nostro punto di vista, è davvero triste.
Si tratta dell'esito di un ricorso al TAR per un concorso svoltosi all'Università di Milano, la cui sentenza contiene delle affermazioni che, non solo vanno contro molte altre sentenze amministrative, ma che, se avallate anche dal Consiglio di Stato, sancirebbero de facto l'irriformabilità del sistema di reclutamento nell'Università italiana e, per estensione, della Pubblica Amministrazione in generale.

I dettagli li trovate al link qui sotto: vi invitiamo ad intervenire numerosi con vostri pareri al riguardo.



lunedì 2 gennaio 2012

Quattro proposte per la ricerca italiana

E' passato un anno dall'entrata in vigore della L.240/2010 e la nave battente la bandiera dell'università italiana è completamente alla deriva: reclutamento bloccato, diffuse illegalità nei pochi bandi che escono, provvedimenti dall'odore stantio di ope legis, precariato sempre più diffuso.
Per questo motivo l'APRI ha deciso di scrivere al Ministro Profumo (questa volta sul serio!) per chiedere un incontro ed esporre quelli che vengono ritenuti dei provvedimenti possibili e in grado di ridare speranza al mondo dell'università e, di conseguenza, al futuro del nostro paese.

Di seguito la nostra lettera.

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Ecc.mo Ministro Prof. Francesco Profumo
Piazza Kennedy, 20
00144 – Roma




OGGETTO: Quattro proposte per ridare speranza alla ricerca italiana



L'Associazione dei Precari della Ricerca Italiani (APRI) nasce nell’estate del 2008 in seguito alla mobilitazione creatasi intorno a una petizione in cui si chiedeva al MIUR di attuare una revisione in senso meritocratico delle procedure concorsuali per i posti di ricercatore e al contempo di avviare una riforma complessiva dell’Università, capace di introdurre anche in Italia una vera autonomia responsabile delle istituzioni accademiche, sostenuta da un processo di valutazione indipendente della ricerca scientifica. Oggi, APRI ha oltre duecento iscritti e anima un blog internet che conta migliaia di accessi settimanali al forum di discussione: www.ricercatoriprecari.blogspot.com
Il fine ultimo di APRI, secondo il suo statuto, è l’introduzione in Italia di un sistema di università e ricerca in linea con le migliori esperienze del resto d’Europa e del mondo.
Lo stato di difficoltà e declino in cui versa l’università italiana, causato dalla miope gestione politica e accademica degli ultimi trent’anni anni, dovrebbe essere curato, secondo APRI, vincolando gli investimenti statali alla qualità della ricerca e della didattica. In tal modo, si renderebbe possibile un reclutamento di ricercatori e docenti basato esclusivamente sul merito scientifico e aperto alla comunità internazionale, lasciando finalmente alle spalle gli obsoleti meccanismi di cooptazione docente-allievo ancora largamente dominanti in Italia.
APRI, pertanto, auspica che il sistema universitario si apra all’esterno promuovendo, grazie anche agli incentivi offerti da un sistema premiale di distribuzione dei finanziamenti pubblici, il reclutamento dei migliori ricercatori di qualunque provenienza e nazionalità, ponendo così fine, per via meritocratica, al fenomeno tutto italiano del precariato come viatico obbligato di accesso alla carriera universitaria.

Illustre Sig. Ministro, ci rivolgiamo oggi a Lei consapevoli del momento di profonda crisi economica che l’Italia attraversa, per chiederLe di prendere in considerazione le proposte di seguito delineate, volte al rilancio del settore ricerca e università e del Paese nel suo insieme.

Le criticità della Riforma Gelmini
Fin dalla sua presentazione in Parlamento come Disegno di Legge governativo, APRI ha avuto un atteggiamento di confronto e critica costruttiva verso quella che poi è divenuta la Riforma Gelmini (legge n. 240/2010), ponendo una specifica attenzione al nuovo sistema di reclutamento introdotto.
In un primo tempo, APRI ha accolto positivamente l’intenzione di voler introdurre in Italia un sistema di accesso ai ruoli universitari noto a livello internazionale come tenure-track, superando così il fenomeno tutto italiano dei “ricercatori a vita” e sottoponendo i ricercatori stessi a un processo di valutazione costante del proprio operato.
Tuttavia, nel corso dell’iter parlamentare, l’associazione ha assunto un atteggiamento vistosamente più critico nei confronti del progetto di Riforma che andava delineandosi in conseguenza dei numerosi emendamenti approvati, per la confusione creata dall’introduzione di una duplice figura di ricercatore a tempo determinato (con e senza tenure-track) e in assenza di meccanismi in grado di incentivare le università a bandire le posizioni tenure-track (ricercatore TD di tipo b).
Tale scelta ci è apparsa infatti del tutto incomprensibile alla luce della mancata abolizione della figura dell’assegnista di ricerca: quella del ricercatore a TD di tipo a) ne risulta infatti una sorta di duplicato che perpetua nel tempo il problema della frammentazione delle figure di ricercatore a termine di cui si avvale il sistema universitario, in linea con il più ampio fenomeno di dispersione contrattuale che affligge le giovani generazioni in Italia e al quale il governo di cui Lei fa parte ha dichiarato di voler metter fine introducendo un contratto unico per i lavoratori a termine.
Le considerazioni di cui sopra sono avvalorate dai fatti: ad oggi (30/12/2011), su 249 posti di ricercatore a tempo determinato banditi soltanto 2 sono di tipo tenure track!
Inoltre, i posti di ricercatore a tempo determinato di tipo a) sono quasi sempre banditi richiedendo, in aperta violazione della legge, profili ultra-particolareggiati che in tutto e per tutto richiamano le modalità di reclutamento ad personam degli assegnisti di ricerca. Per la maggior parte, questi bandi sono infatti legati a specifici progetti di ricerca (sebbene non sia sempre chiara la fonte del finanziamento, se da fondi esterni o da fondi ordinari); in questo modo appare ovvio come la posizione bandita sia di fatto destinata a membri del medesimo gruppo di ricerca, con buona pace dell’internazionalizzazione della nostra università e dei buoni propositi continuamente espressi a favore della mobilità dei ricercatori italiani e della lotta al sistema di cooptazione localistica.

Proposte per la fase due del Governo Monti
Alla luce delle criticità sinteticamente individuate, APRI avanza le seguenti quattro proposte:
1)    Per superare il localismo del reclutamento:
§  Chiediamo l’avvio di un piano meritocratico di reclutamento di ricercatori a tempo determinato di tipo a) e di tipo b), selezionati esclusivamente sulla base della qualità del CV e in particolare delle pubblicazioni scientifiche, con il coinvolgimento di referees indipendenti italiani e soprattutto stranieri. In tal senso, proponiamo di adottare come possibile modello di riferimento i programmi spagnoli Juan de la Cierva – destinati a ricercatori post-doc junior corrispondenti alla figura di ricercatore TD di tipo a) – e Ramón y Cajal – destinati a ricercatori post-doc senior corrispondenti al ricercatore TD di tipo b). Tale piano avrebbe l’obiettivo di invertire l’attuale sistema di reclutamento, collegando i fondi ai ricercatori vincitori della selezione ai quali si darebbe la facoltà di decidere il dipartimento in cui portarli; in tal modo, premiando il merito anziché la fedeltà accademica, si aprirebbe finalmente il sistema italiano all’arrivo di ricercatori dall’estero (come accaduto in Spagna, precedentemente afflitta da problemi di localismo simili a quelli del nostro paese).
2)    Per favorire il ricambio generazionale:
§  In considerazione della fase storica di fuoriuscita dal sistema universitario per raggiunti limiti d’età di una parte consistente dell’attuale corpo docente, proponiamo il ripristino del turn-over al 100%, insieme con la revisione del sistema dei punti organico da associare alle figure a tempo determinato;
3)    Per ridurre la frammentazione contrattuale dei ricercatori a termine in Italia:
§  Proponiamo la soppressione della figura degli assegnisti di ricerca.
4)    Per garantire una maggior regolarità nei bandi di ricercatore a tempo determinato:
§  Chiediamo che il MIUR, o in alternativa l’ANVUR, assuma un ruolo più incisivo di vigilanza sui bandi e sulle procedure di reclutamento, che oggi più che mai evidenziano diffusi fenomeni di illegalità.

Al fine di discutere insieme queste proposte, APRI Le chiede di voler incontrare al più presto una delegazione dell’associazione.

Confidando in un positivo riscontro, cogliamo l’occasione per porgerLe i più cordiali auguri di felice nuovo anno.

La Presidenza dell'APRI