martedì 5 giugno 2012

Caro Ministro, cosa vogliamo fare?




Egr. Ministro,
abbiamo aspettato per mesi un provvedimento che andasse nella direzione di rinnovare il corpo accademico dell'Università italiana aprendo a giovani meritevoli ricercatori, italiani e non.
In questi mesi nulla è stato fatto al riguardo, ma oggi c'è probabilmente l'ultima possibilità che in questa legislatura Lei ha di porre rimedio alla situazione di paralisi che ha colto l'Università dopo l'entrata in vigore della Legge 240/2010.
Come ormai è chiaro, dopo un anno e mezzo di vita, il nuovo sistema di reclutamento universitario è fallito; le nuove figure di Ricercatori a Tempo Determinato vengono bandite in numeri ridicolmente esigui e tagliati a misura su candidati locali in barba alla legge; la "tenure track" è evidentemente un miraggio irrealizzabile; l'abilitazione nazionale, infatti, stenta a partire tra mille polemiche, prova ne è ciò che sta succedendo in questi giorni.
L'unica nota costante in questo contesto è che, di riforma in riforma, rimangono tutte quelle norme, spesso accompagnate da specifici finanziamenti, che favoriscono promozioni di carriera invece che vero reclutamento meritocratico. Nessuno è disposto a scommettere su chi è adesso ai margini del sistema e che, in moltissimi casi, ha un profilo scientifico di assoluto rilievo certificato da pubblicazioni, gestioni di progetti di ricerca, ore e ore di attività didattica e tutoraggio studenti.

Come precari, o se la parola disturba, come "non-strutturati", cosa dobbiamo fare, dunque?
Davvero chi ci governa ritiene che sia nell'interesse del paese non passare al setaccio meritocratico un'intera generazione che ha acquisito competenze scientifiche anche eccellenti?
Davvero si pensa di poter procedere solo ed esclusivamente per progressioni di carriera?
Davvero si pensa che con commi e cavilli si possa rispondere al problema della fuga dei cervelli e, perché no, arrivare ad attrarre in Italia qualche cervello straniero?

Ebbene Ministro, Le chiediamo pertanto pubblicamente di mostrare il coraggio di segnare una discontinuità rispetto a chi l'ha preceduta e di assumere specifici provvedimenti che consentano ai ricercatori non strutturati, italiani e stranieri, di concorrere paritariamente all'accesso ai ruoli accademici contribuendo al rinnovamento di un sistema universitario italiano che e' divenuto sempre più chiuso e autoreferenziale.

E vogliamo dirle che se vi sarà apertura ed eguaglianza di opportunità, sapremo sfruttare la nostra occasione.


Cosa decide di fare signor Ministro?

domenica 3 giugno 2012

Il Governo cancella la chiamata diretta, accelera e regolamenta le procedure di assunzione locali già previste dalla 240, ma quasi nessuno lo capisce


C’è qualcuno dei lettori che può pensare di aver conseguito la patente di guida sostenendo un concorso?
Se la risposta è no, allora significa che gran parte delle dichiarazioni e degli articoli letti ultimamente sui quotidiani relativamente ai contenuti del nuovo DL per il “merito” (che verrà discusso al prossimo CdM di mercoledì) non corrispondono al vero.
Facciamo chiarezza:
1)   il sistema di reclutamento universitario attuale (determinato dalla Legge 240/2010, Legge “Gelmini”) prevede concorsi esclusivamente locali;
2)   il nuovo decreto “merito” conferma lo svolgimento di concorsi locali (ci riferiamo qui al testo del DL sul merito nella forma in cui era stato redatto il 29 maggio scorso; ci giungono nuove di modifiche ulteriori su cui però non abbiamo dettagli).
Fatta questa premessa possiamo chiederci cosa cambi e perché ci sia stata una levata di scudi – quasi – generale rispetto alla bozza di provvedimento.
Cambia il fatto che il sistema di abilitazione nazionale, la “patente di guida” di cui all’esempio iniziale, viene sospeso per due anni e sostanzialmente unificato con la procedura del concorso locale.
In aggiunta, le commissioni locali, la cui composizione secondo la Legge Gelmini veniva decisa dall’Ateneo che bandisce il posto, ora sono invece composte per la maggior parte da membri esterni all’Ateneo scelti tramite sorteggio.
In sostanza, mentre oggi per diventare Professore Associato si dovrebbe conseguire l'abilitazione e partecipare ad un concorso locale con una commissione decisa dall’Ateneo che bandisce, qualora venisse confermata la versione di DL tanto contestata, si potrebbe partecipare ad un concorso solo avendo i requisiti richiesti per la medesima “patente” di cui sopra, con una commissione composta per la maggior parte da membri esterni sorteggiati. C'è inoltre la previsione di verifica ex-post del rispetto dei requisiti per tutti i vincitori di concorso, con pesanti sanzioni economiche a carico dell’Ateneo qualora un vincitore non risultasse in possesso dei requisiti ANVUR.

Come si fa dunque a parlare di “ritorno al localismo”, “ripristino dei concorsi locali” e di “potere in mano ai baroni”, quando le cose stanno così come abbiamo spiegato?
Aggiungiamo inoltre che, ad un anno e mezzo dall’approvazione della Legge Gelmini, il sistema di abilitazione nazionale previsto è ben lungi dal poter prendere il via, determinando nei fatti un blocco dei concorsi che durerà per chissà quanto ancora; quanto previsto dal DL permetterebbe invece di tornare a bandire concorsi anche entro l’autunno.

Per gli addetti ai lavori cerchiamo di fare ulteriore chiarezza con un esempio pratico.

Si prenda ad esempio un ateneo di medie dimensioni, che nel suo anno più glorioso, fra fondi di reclutamento straordinario, pensionamenti, ecc.. bandisce o ha disponibilità di risorse per 60 posti da associato.

LEGGE GELMINI
Tutti e 60 devono avere conseguito l'abilitazione nazionale (cioè rispettare i criteri ANVUR)
Almeno 12 (20%) dovranno essere esterni (ad essere fiscali quella percentuale è su tutti i professori, ordinari compresi, ma per semplicità teniamola tutta per gli associati);
I rimanenti 48 possono anche essere tutti interni:
fino a 30 di loro (fino al 50% del totale) possono entrare per chiamata diretta, sulla base però di criteri e commissioni non ben definiti;
tutti gli altri (anche gli esterni) vengono valutati da una “commissione locale” che sceglie a suo insindacabile giudizio fra tutti gli abilitati.
N.B.: supponendo che il criterio ANVUR per avere l’abilitazione sia "saper leggere e scrivere", un bambino di 9 anni può essere abilitato. Il bambino poi potrà entrare sia come esterno tramite concorso, a insindacabile giudizio della commissione locale, o addirittura più facilmente come interno per chiamata diretta.
Nessuna graduatoria di merito, nessuna punizione o penalità’ per chi assumesse candidati sotto la soglia ANVUR. Nessun obbligo o incentivo ad assumere prima un premio Nobel e solo poi, una volta esauriti i migliori, anche il bambino di 9 anni.

DECRETO "MERITO"
Tutti e 60 devono rispettare i “criteri ANVUR”, cioè, nei fatti, avere i requisiti che sarebbero stati necessari per l’abilitazione.
Almeno 12 (20%) dovranno essere esterni.
Un numero compreso fra 15 e 30 (25-50%) viene reclutato secondo le regole che chiameremo "24-6bis" (ci si riferisce qui all'art. 24, comma 6 della legge 240);
Tutti gli altri, esterni compresi, vengono reclutati secondo le regole "18 modificato" (ci si riferisce qui all'art. 18 della legge 240);

Il "18 modificato" prevede una commissione insediata localmente, formata da 5 membri per la maggior parte esterni (2 interni, 2 esterni, 1 straniero).
I membri della commissione devono possedere gli stessi requisiti che avevano i membri della commissione nazionale.
Essi esprimono il vincitore per il singolo settore in cui il posto è stato messo a bando.
Il vincitore deve avere i requisiti ANVUR, pena punizione economica per l’ateneo l'anno successivo.
N.B.: analogamente a quanto previsto dalla Legge Gelmini, se il criterio ANVUR è "saper leggere e scrivere", se si presentano un bambino di 9 anni e il premio Nobel, la commissione può far entrare il bambino senza commettere alcun illecito. Inoltre non è prevista una quantificazione o ranking che dica chi è più bravo di chi e perché.

Il "24-6bis" prevede una commissione di 3 o 5 membri (2+1 o 4+1, TUTTI ESTERNI);
La commissione è chiamata a formare una graduatoria;
Il o i vincitori DEVONO avere i requisiti ANVUR, pena punizione economica per l’ateneo l'anno successivo. Possono partecipare a queste procedure solo gli interni (o Ricercatori a tempo indeterminato, oppure gli RTD di tipo B; siccome questi ultimi non esistono - continueranno a non essere banditi - si configura de facto come un percorso a scorrimento per gli RTI interni).
ATTENZIONE: sempre pensando ai creteri ANVUR come "saper leggere e scrivere", il bambino ed il Nobel hanno ancora entrambi lo stesso diritto di essere assunti, ma in questo caso vengono posizionati in una graduatoria di merito degli aventi diritto all’interno di quell’ateneo e di quel settore. In questo caso la chiamata diretta coinvolgerebbe necessariamente il Nobel.




IN TUTTI E DUE I CASI - SIA CON LA LEGGE GELMINI SIA CON LA FORMULA DEL DL SUL MERITO - PER I PRECARI NON SEMBRANO ESSERCI SPAZI. DAVVERO PENSATE DI POTER PROCEDERE SOLO PER PROGRESSIONI DI CARRIERA DEGLI ATTUALI RICERCATORI A TEMPO INDETERMINATO? DAVVERO CHI CI GOVERNA RITIENE CHE SIA NELL'INTERESSE DEL PAESE BUTTARE A MARE UN'INTERA GENERAZIONE, CHE SI E' FORMATA A SPESE DELLO STATO ED HA ACQUISITO COMPETENZE SCIENTIFICHE ANCHE ECCELLENTI? DAVVERO SI PENSA CHE CON QUESTI BIZANTINISMI SI POSSA RISPONDERE AL PROBLEMA DEL BRAIN DRAIN, E ATTRARRE MAGARI QUALCHE CERVELLO STRANIERO?